Bibbia Cei 2008: gli occhi lucidi e gioiosi diventano “scuri”. Strafalcioni nella traduzione di Genesi 49

di Investigatore Biblico

Gentili lettori, oggi ci occupiamo di un nuovo strafalcione che ho individuato in Genesi 49,12.

Siamo nel contesto delle benedizioni di Giacobbe ai suoi dodici figli, azione che porta alla formazione delle dodici tribù di Israele. Nel dettaglio del versetto in esame, Giacobbe benedice Giuda, da cui la tribù nella quale sarà collocato come discendenza lo stesso Gesù Cristo.

Per essere allineati, si tratta di una profezia messianica. Copio l’intero testo della benedizione a Giuda, evidenziando il versetto profetico.

Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte.

Fornito il contesto, andiamo allo strafalcione, con il consueto confronto delle traduzioni.

Cei 1974: “Lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte” (Gen 49,12)

Vulgata: “Pulchriores sunt oculi eius vino, et dentes eius lacte candidores” (Gen 49,12)

Cei 2008: “Scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte” (Gen 49,12)

Cominciamo a fare la prima considerazione sul termine che la Cei 1974 traduce con “lucidi”, la Vulgata con “pulchriores” e la 2008 con un insensato “scuri”.

In ebraico il termine è “hachelili”. Nel dizionario di ebraico Reymond viene tradotto come segue (viene proprio citato il versetto che stiamo esaminando): “Hachelili: si dice degli occhi del bevitore: lucidi o torbidi, Gen 49,12”.

La scelta proposta da Reymond è tra “lucidi” o “torbidi”, alludendo a quello stato di ebbrezza che rende gli occhi, appunto, lucidi o torbidi.

San Girolamo traduce con “pulchriores”, e a mio parere è decisamente più convincente, riferendosi alla bellezza gioiosa degli occhi causata dal vino.

La Cei 1974 traduce con “lucidi”, attenendosi all’ebraico. Al contrario, la Cei 2008 traduce con “scuri”, paragonando gli occhi al colore del vino. Stesso errore viene ripetuto con il latte. Gli occhi non sono lucidi a causa del vino e i denti bianchi a causa del latte bevuto, ma c’è un paragone: più scuri del vino e più bianchi del latte.

Trovo che la traduzione Cei 2008 perda molto, oltre a essere un errore di traduzione dei complementi grammaticali.

La scelta del termine scuro, inoltre, risulta inadatta in un passo nel quale si vuole al contrario sottolineare una evidente luminosità degli occhi, a causa della gioia del vino, che rimanda al Sangue di Cristo.

Insomma, non voglio affondare la lama, ma ci troviamo pur sempre all’interno di un passo profetico del Messia, di Gesù Cristo, la Seconda Persona della Santissima Trinità!

Non sarebbe stato il caso soffermarsi un po’ di più per comprendere il senso del versetto, alla luce delle traduzioni passate? Bisogna a tutti costi sbarazzarsi di san Girolamo e di chi ne è seguito, sempre con l’intento di rivoluzionare, di forzato cambiamento, con il risultato di produrre traduzioni nebulose?

Tra le altre cose, nel caso specifico, si ricorre a un termine che è proprio il contrario, a livello di immagine, di quanto intendeva il versetto e che, invece di sottolineare l’intenzione autentica del passo, vira verso l’impoverimento e verso lo strafalcione, con un banale paragone dei colori.

In chiusura vi segnalo un interessante link sul passo in esame.

Il nome di Giuda significa Lode. Dio è stato lodato per lui [Genesi 29:35], lodato da lui e lodato in lui, quindi anche i suoi fratelli devono lodarlo. Giuda sarebbe stato una tribù forte e coraggiosa. Giuda è paragonato non a un leone che si infuria e vacilla, ma a un leone che gode della soddisfazione per la sua potenza e per il suo successo, senza opprimere altri: questo è effettivamente grande. Giuda sarebbe stata la tribù reale, la tribù da cui il Messia Principe sarebbe disceso. Il Messia, quella Discendenza promessa per mezzo del quale la terra sarebbe stata benedetta, “il pacifico e il florido”, “il Salvatore”, verrà da Giuda. Così morendo, Giacobbe a grande distanza vide il giorno di Cristo ed ebbe conforto e sostegno sul suo letto di morte. Finché Cristo doveva venire, Giuda possedette autorità, ma dopo la sua crocifissione questa è stata ridimensionata e sottomessa a quello che Cristo predisse: Gerusalemme sarebbe stata distrutta e tutti i Giudei sopravvissuti maledetti. Molto di quel che è detto qui a proposito di Giuda, deve essere applicato al nostro Signore Gesù. In lui c’è veramente tutto quello che nutre e ripristina l’anima e che mantiene e rallegra la vita Divina in essa. Egli è la vera Vite: il vino è il simbolo scelto per il suo sangue, che è la vera bevanda, infatti, versata per i peccatori e che agisce per fede e tutti i benefici del suo vangelo sono vino e latte, senza denaro e senza prezzo, a cui ogni anima assetata è benvenuta [Isaia 55:1].

Fonte: investigatorebiblico.wordpress.com

 

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