Sul libro del generale Vannacci / “Ecco perché l’operazione è sospetta e non mi unisco al coro di elogi”

di Paolo Gulisano

La prossima settimana arriverà nelle librerie il libro del generale Roberto Vannacci Il mondo al contrario, che cessa quindi di essere un fenomeno da baraccone mediatico e diventa un prodotto editoriale su cui ragionare e riflettere.

Il libro verrà pubblicato da una piccola casa editrice di Rimini, il Cerchio, con una storia ultra quarantennale di editoria di qualità non conformistica. E questo rappresenta una vera grossa sorpresa. Si potrebbe dire – parafrasando lo stesso Vannacci – che si tratta di un editore al contrario.

Sfogliando il catalogo dell’editrice riminese, si evidenzia che i suoi valori e i suoi princìpi sono agli antipodi rispetto a quelli del generale: sono moltissimi i testi del Cerchio dedicati a tematiche religiose, mentre la stessa parola Dio è totalmente assente dal pur corposo testo (373 pagine nella versione autoprodotta) del Vannacci.

Il Cerchio ha meritoriamente pubblicato testi controcorrente sulla Rivoluzione Francese, sulle Insorgenze antigiacobine, sul Risorgimento, su papa Pio IX, mentre gli idoli di Vannacci sono dichiaratamente Napoleone, Garibaldi, Mazzini.

Il Cerchio ha pubblicato il primo libro in italiano sui martiri messicani, i Cristeros, perseguitati da un regime anticlericale massonico, una storia che non sembra interessare il Vannacci.

Infine, tra i suoi autori di rilievo il Cerchio può annoverare uno dei più grandi medievisti italiani, il professor Franco Cardini, mentre l’apprendista scrittore in tuta mimetica rilancia nella sua opera una delle più grandi menzogne sul Medioevo, quella dello Ius primae noctis, una fake pecoreccia dalla fortissima valenza anticattolica.

Un editore al contrario dunque. E, nonostante la sorpresa generata da questa strana abbinata, crediamo che Il Cerchio possa essere la giusta rete per imbrigliare Vannacci e controllare e neutralizzare questa strana operazione agostana, voluta – a dire di alcuni – dal Deep State per mettere in difficoltà l’attuale Governo.

Molti hanno visto in Vannacci un gatekeeper, un sabotatore inviato per dividere l’opinione pubblica di Centro-Destra, operazione che in parte, almeno inizialmente, è riuscita.

Davanti ai luoghi comuni e alle chiacchiere da bar del testo opportunamente diffuso sul web, c’è stato chi ha gridato al delitto di lesa libertà. In realtà Vannacci ha potuto pubblicare senza problemi e senza limitazioni, riscuotendo ampia pubblicità gratuita. Tra l’altro, ha scelto di autopubblicarsi utilizzando la piattaforma di Amazon, una azienda che sostiene economicamente la cultura LGBT+. Strana scelta per un libro che ha ottenuto notorietà per le presunte tesi omofobe.

Problemi e limitazioni alla libertà di espressione vanno ricercati altrove, e durante il triennio pandemico abbiamo assistito a questo tipo di censura nei confronti delle autentiche voci libere, comprese censure su Facebook e YouTube che non hanno nemmeno sfiorato il generale.

Tra l’altro, nel testo del paracadutista-scrittore non si menziona assolutamente la passata “emergenza” pandemica, quasi che su questi temi, dal lockdown al famigerato green pass, Vannacci non abbia proprio nulla da eccepire. Qualcuno ha cercato di giustificarlo dicendo che probabilmente non ha le competenze per giudicare, ma in realtà nei dodici capitoli del libro Vannacci è, allo stesso tempo, sociologo, meteorologo/climatologo, ingegnere, storico, antropologo, etologo, sessuologo, economista, architetto, filosofo, scienziato; in definitiva, come gran parte degli italiani da social, è laureato in tuttologia.

Di tutto si è occupato, fuorché della psicopandemia e di un altro tema estremamente importante: la libertà religiosa. A questo punto, sorge impellente la domanda: ma perché tanto mondo cattolico, in particolare quello conservatore, si è tanto entusiasmato per il generalissimo e ha portato addirittura a raccolte firme e petizioni a suo sostegno?

La prima risposta è stata: perché dice le cose che tutti pensano e nessuno ha il coraggio di dire. Probabilmente chi ha sostenuto questa ipotesi non conosce e non legge Mario Giordano, Silvana De Mari, Vanni Frajese, Informazione Cattolica e tanti altri che intervengono da anni sui temi ai quali l’alto ufficiale si è ora affacciato, e con molta più competenza e pertinenza.

Si cerca di fare di Vannacci il difensore del buon senso e dell’ovvio, e si tira in ballo una celebre frase del grande scrittore inglese Chesterton, che sta diventando abusata, trita e ritrita: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate” …

Ecco, queste spade Vannacci proprio non le tira fuori. Quello che propone è un orgoglio nazionale italiano puramente laicista, peraltro avulso dalla storia del Cristianesimo in Italia, ispirato dall’orgoglio nazionalista di altri Stati. Come era avvenuto col Risorgimento. Come era avvenuto con Mussolini che si era rivolto all’Antica Roma per dare una identità unitaria all’Italia.

Il mondo “normale”, secondo il generale, come ha giustamente scritto Davide Nieri, si fonda su una prospettiva antropocentrica e occidentalocentrica che deve conformarsi al paradigma del progresso infinito della crescita costante, in una visione strettamente collegata al darwinismo sociale e alla legge della giungla, con i “poveri” che in definitiva se lo meritano, perché scarsamente efficienti.

Il generale è anche l’espressione di un certo pensiero tecnocratico, che si esprime in questo passaggio: “Se continuiamo a proibire gli organismi geneticamente modificati sarà molto arduo selezionare e sviluppare quelle specie vegetali molto più resistenti al calore e in grado di crescere con poca acqua tali da garantirci raccolti soddisfacenti anche nelle condizioni climatiche che verranno”.

Quindi, anche se si sofferma per qualche pagina a strizzare l’occhio ai detrattori di Greta Thumberg (fa aumentare le vendite del libro) poi di fatto accetta le tesi del riscaldamento globale per promuovere gli OGM.

Insomma, se il generale ha riscosso prevedibilmente consensi in un certo mondo di destra, magari insofferente verso la Meloni, non si vede proprio il motivo per cui dovrebbe diventare un paladino del mondo cattolico, fosse pure “conservatore”.

E a tale proposito, ai monocitatori di Chesterton, ci permettiamo di allargare il proprio bagaglio con questa frase che Gilbert scrisse nel 1924, che dopo 99 anni è più vera che mai: “Tutto il mondo moderno si è diviso in conservatori e progressisti. L’attività dei progressisti è quella di continuare a fare errori. L’attività dei conservatori è quella di evitare che gli errori siano corretti.”

E quindi qual è l’alternativa al conservatorismo, in un tempo in cui tra l’altro c’è ben poco ancora da conservare? La Tradizione. Una tradizione autentica, viva, cui attingere per costruire qui e ora.

Fonte: informazionecattolica

 

 

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