Sugli strani amici del compagno Jorge Mario

di Fabio Battiston

Caro Aldo Maria,

la tua splendida risposta [qui] all’accorata lettera Napolitano nel paradiso a-teo mi ha fatto ricordare alcune note che scrissi all’inizio del 2021 in un mio piccolo lavoro inerente il rapporto tra noi credenti e l’attuale Chiesa di Roma. Le ripropongo perché in esse si fa esplicito riferimento all’incontenibile afflato del señor Jorge nei confronti dei due lugubri personaggi da te citati nella risposta alla signora Maria.

*

La Chiesa cattolica del terzo millennio, ormai, non fa più sentire la sua voce per contrastare le innumerevoli derive barbariche che infestano la nostra epoca. Aborto, eutanasia, eugenetica, genderismo, animalismo, pensiero unico relativista ed ecologismo talebano – tanto per citare i fenomeni più significativi – sembrano totalmente trasparenti agli uomini di fede. Essi su questi temi non manifestano praticamente mai la propria voce contraria (o, se talvolta lo fanno, utilizzano toni così sommessi e una comunicazione talmente sotterranea per cui, praticamente, non se ne accorge nessuno), arrivando più spesso a dichiarare il loro incondizionato sostegno alle più orrifiche posizioni espresse da una società mondialista e neopagana ormai priva da ogni idea di Dio. In questo scenario emerge, more solito, l’ineffabile maestro dell’ignominia anticattolica, meglio conosciuto col nome di Jorge Mario Bergoglio. Egli, in questi ultimi tempi, si è particolarmente distinto nel dichiarare la propria filiale simpatia e vicinanza a eminenti personaggi che sono stati tra i più importanti ispiratori, promotori e fautori delle politiche italiane e internazionali improntate allo sviluppo di mostruosità come quelle sopracitate. La prova? Ecco il nostro vicario di Roma, nel febbraio del 2016, omaggiare pubblicamente la signora Emma Bonino – paladina radicale e universale dei cosiddetti “diritti civili” – con queste sentite espressioni (non so quanto il virgolettato risponda esattamente alle parole di Jorge, ma tutti i resoconti che ho consultato convergono in modo sostanzialmente omogeneo): “Lei, signora Bonino, è una grande dell’Italia, poiché conosce meglio l’Africa e ha offerto il miglior servizio all’Italia per conoscere l’Africa. Mi dicono che lei la pensa in modo molto diverso da noi. Vero, ma pazienza. Bisogna guardare alle persone, a quello che fanno”. E allora guardiamo a quello che ha fatto l’onorevole Bonino in quest’ultimo mezzo secolo, caro signor Bergoglio! Tutte le battaglie contro i valori non negoziabili della Chiesa cattolica hanno avuto questa signora come elemento di punta, nel parlamento italiano prima, nei consessi europei e alle Nazioni Unite poi. I sei milioni di bambini che, a partire dal 1978, anno di promulgazione della legge sull’aborto, medici assassini hanno aspirato per interosuzione (o eliminato con altri ameni strumenti e ritrovati farmacologici), possono certo ringraziare questa “grande dell’Italia”. Dai microfoni di Radio Radicale (sono testimone diretto per aver ascoltato queste parole), Bonino sosteneva che l’interruzione di gravidanza non metteva fine alla vita di un essere umano poiché quello su cui si interveniva era, “semplicemente e tecnicamente”, uno zigote! Ed è la stessa Emma che si è sempre fieramente e orgogliosamente battuta affinché l’Unione Europea non riconoscesse le proprie radici greco-giudaico-cristiane. Per non parlare, e qui chiudo il “curriculum” di questa italica musa, della sua quarantennale battaglia per la liberalizzazione delle droghe. Ma il “successore di Pietro” (strenuo difensore della pace e dei popoli africani) non mancò di sperticare le proprie lodi – nel medesimo contesto di cui sopra – anche per un altro “grande d’Italia”, Giorgio Napolitano. Egli fu omaggiato dall’argentino per il semplice motivo di aver accettato il rinnovo della carica di presidente della Repubblica in un grave e difficile momento di crisi per il nostro paese. Sì, sì, avete capito bene! Si tratta di quello stesso Giorgio Napolitano che insieme a Palmiro Togliatti, nel 1956, promosse e appoggiò senza riserve il massacro di decine di migliaia di ungheresi a opera dei soldati e dei carri armati dell’Armata Rossa, “fraternamente intervenuti” a Budapest in difesa della nazione sorella minacciata dall’imperialismo occidentale. Si dirà: ma tutto questo appartiene ormai al passato, sono trascorsi più di sessant’anni da quegli eventi! Peccato si tratti del medesimo Giorgio Napolitano che, nel 2011, costrinse il nostro paese ad appoggiare, prima politicamente poi militarmente, la più inutile e dannosa delle guerre recenti – quella contro la Libia – culminata con l’assassinio in diretta televisiva di Gheddafi. Una guerra fortemente voluta dall’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, desideroso di ricostituire in Nord Africa lo storico dominio politico transalpino, in chiave neocoloniale, e dal mitico (e quasi santo, per molta parte della Chiesa cattolica di tutto il mondo) Barack Obama, il quale – insignito non si sa per quali meriti del premio Nobel per la Pace nell’ottobre del 2009, essendo da appena otto mesi presidente Usa – pensò bene di festeggiare l’evento poco più di un anno dopo lanciando un centinaio di missili da crociera sulla Libia.

Quella guerra, è bene ricordarlo, sviluppò ulteriormente i rivolgimenti della cosiddetta “primavera araba” (molto poco primaverile, a dir la verità) che amplificarono a dismisura la tragedia dei profughi. Da quel momento infatti, attraverso gli itinerari subsahariani controllati dalla Legione straniera francese, centinaia di migliaia di persone iniziarono a riversarsi in una Libia che, ormai ingovernabile e in balia di bande terroristico-criminali, offrirà terreno fertile alla più orrenda tratta degli esseri umani di questi ultimi due secoli. Un disegno ispirato e finanziato anche da “circoli internazionali” in cui hanno trovato spazio personaggi diversi ma con obiettivi temporalmente convergenti (come, ad esempio, George Soros con la sua Open Society Foundation e le famiglie Clinton-Obama insieme al radicalismo liberal Usa). Si tratta di obiettivi non solo e non tanto economici, quanto piuttosto “etici”, orientati a favorire cambiamenti epocali, anche e soprattutto in chiave anticattolica, nei valori e nel modo di pensare delle società occidentali. Non risulta che Jorge Mario Bergoglio abbia mai puntato l’indice contro simili personaggi, le loro organizzazioni e le loro finalità; direi anzi tutt’altro! Questi dunque sono solo alcuni degli esempi di “grandezza e umanità” accolti e lodati dal papa della Chiesa cattolica di Roma! E quanti altri ne sono passati al suo cospetto: atei, anticlericali, anticristiani, abortisti e agnostici, dittatorelli sudamericani, tutti rigorosamente rimasti tali. A costoro non è mai mancato l’omaggio di Jorge Mario e una sua alzata di spalle, se del cattolicesimo e di Cristo, Figlio del Dio Vivo, continua a non importargliene niente a nessuno. A Jorge si rivolgono, festanti, i peggiori nemici della Chiesa ma mai pentiti, mai contriti, mai richiedenti perdono e misericordia per tutto il male che hanno fatto, ma vieppiù orgogliosi di presentarsi dinanzi a lui coerenti con i loro ideali e i loro “valori” di sempre! Non già un pubblicano che di fronte all’insegnamento di Cristo diviene suo discepolo ed evangelista, non già una prostituta che di fronte alla sua Parola cambia per sempre la sua vita, non già suoi persecutori che divengono i più grandi annunziatori del Verbo nel mondo allora conosciuto! E questo papa dovrebbe essere il mio vescovo, il mio pastore, la mia guida più alta a livello spirituale e dottrinale? Questa la mia Chiesa, al di fuori della quale non c’è salvezza? Mi sembra d’impazzire!

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Così terminava quel mio articolo del 2021. Bene, non si può certo dire che al despota argentino manchi la coerenza. Sette anni dopo le sperticate lodi a quel grande italiano, il buon tovarisch in tonaca bianca non ha infatti mancato di omaggiarlo in un modo che neanche il Peppone più settario sarebbe riuscito a rendere più esplicito.

Non ci resta che attendere quali sorprese ci riserverà l’inquilino di Santa Marta laddove la Provvidenza dovesse consentirgli di rendere omaggio in articulo mortis alla signora Bonino (alla quale ovviamente auguriamo di superare il secolo, hai visto mai si verifichi un miracolo!). Si presenterà forse, benedicente, con una piantina di marijuana sotto al braccio?

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