Consiglio di classe

di Claudio Gazzoli

La preside: “Allora… Cinque, cinque, cinque, cinque, cinque, cinque, sei! I cinque possono diventare sei. Tanto conta il giudizio, e su quello possiamo lavorare. Ma… professore, da dove viene quel tre?”.

“Preside, questo alunno non sa fare le operazioni più elementari. Ho portato l’ultimo compito in classe, guardi lei. Non occorre la laurea in matematica. Guardi che strafalcioni: 2a + 3a = 6a  x + y = xy  x+1=2  ð  x=3”.

La preside: “Ma dobbiamo tenere conto delle condizioni ambientali, della famiglia in cui vive questo povero ragazzo. E poi… quelle equazioni così difficili! Lei, professore, non ha ancora capito che la scuola è cambiata!”

Penso tra me e me: certo, me ne sono accorto che la scuola è cambiata!

Ancora la preside: “Un ragazzo di buona famiglia che non ha problemi economici o familiari può pure passare tutto il pomeriggio a studiare, ma mettetevi nei panni di questo poverino: quanti pomeriggi sconsolati! Tutto dipende dal contesto. Il giudizio non può mai essere assoluto, mica siamo come Dio! Il nostro giudizio è sempre relativo, è sempre relativo! Anche voi insegnanti fate parte del contesto e quindi siete in una certa misura responsabili”.

Io: “Quindi, se lui non sa fare due più due sarebbe colpa mia?”.

Preside: “Mettiamo ai votiii! Chi è fa-vo-re-vo-le alla promozioneee?”.

Cerco di guardare in viso tutti i colleghi, ma non incontro lo sguardo di nessuno. Due di loro osservano il soffitto, altri fanno finta di scrivere, il prof di religione ha un’espressione tra il compiaciuto e il patetico, solo una collega mi guarda sconsolata, come a dire “ma che devo fa’?”.

La preside: “Allora, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette favorevoli. Chi è contrario? Uno. Solo lei professore, sempre lei! E a causa sua ci tocca verbalizzare una promozione a maggioranza. E ora il giudizio, che deve essere dettagliato. Professoressa, lei che è brava in italiano, visto che lo insegna, lo detti lei”.

La prof di italiano: «Allora… ehm… possiamo dire che… l’alunno ha mostrato, nella seconda parte dell’anno scolastico, segni di ripresa, infatti reagisce agli stimoli. Dimostra un atteggiamento a volte frizzante ma una partecipazione adeguata. Si mostra interessato ad alcune attività sportive, soprattutto il calcio. Inoltre si è distinto nelle attività parascolastiche quali l’organizzazione della festa della scuola e le giornate sportive. Anche se il suo rendimento non è stato costante in tutte le discipline, nel complesso può essere ritenuto idoneo a frequentare la classe successiva”.

Penso tra me: “Ma che c’azzecca? Pure una lumaca, se stimolata, reagisce”.

La preside: “E ora attenzione a scrivere bene il verbale! Mi raccomando, deve essere mooolto mooolto circostanziato. Ma, professoressa, com’è che questi verbali sono sempre così sgualciti?”.

Ricordando una battuta di Antonio Albanese, in una scenetta che rappresentava proprio un consiglio di classe, suggerisco: “Preside, si potrebbero plastificare”.

E lei: «Bravo professore, vedo che in qualcosa è costruttivo! Certo, ottimo suggerimento: i verbali vanno pla-sti-fi-ca-ti!”.

Esco dal consiglio di classe. Sconsolato? No, divertito. Sapevo di non avere speranza. Un altro buon motivo per lasciare la scuola.

 

 

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