Argentina / La schiacciante vittoria di Milei, critico dichiarato di Francesco

Javier Milei, cattolico libertario e critico dichiarato di papa Francesco, è stato eletto presidente dell’Argentina. Al ballottaggio ha battuto il candidato peronista Sergio Massa, ministro dell’Economia, con un netto risultato: 55,7% contro 44,2%.

L’esuberante Milei, che la stampa mainstream definisce spregiativamente “di estrema destra” e “anarco-capitalista”, si è fatto notare fra l’altro per aver dichiarato che papa Francesco “ha un’affinità con i comunisti assassini” e lo ha accusato di violare i dieci comandamenti. Qui da noi qualcuno riteneva che questi commenti avrebbero potuto danneggiare Milei. Al contrario, le critiche esplicite al papa argentino hanno contribuito alla sua vittoria schiacciante.

Scrive Rorate Caeli: “Da quando Francesco è diventato papa, un decennio fa, l’Argentina ha visto una disaffezione record tra i cattolici, con un numero crescente di persone che dicono di non fidarsi dei leader della Chiesa. Ora, abbiamo una conferma vivida che Francesco è selvaggiamente impopolare nel suo Paese”.

Milei, come detto, ha sconfitto il candidato peronista Sergio Massa, e la vicinanza di Bergoglio al peronismo è ben nota.

L’elezione di Milei arriva nell’ennesimo periodo complicato per l’economia argentina, una crisi profondissima che il ministro dell’Economia Massa ha cercato di contrastare con il metodo peronista, spendendo risorse che in realtà non ci sono.

Milei, candidato antisistema, cinquantadue anni, si è fatto conoscere dagli argentini con le apparizioni nei talk show televisivi delle tv locali. Capigliatura folta, abbigliamento casual, non disdegna insulti e improperi, che lancia contro tutti, sinistra e destra. Dice: “Fanno tutti parte della stessa casta. La loro unica preoccupazione è conservare i privilegi. Non hanno a cuore il progresso della nazione né le condizioni di vita della popolazione”.

Accostato a Trump e a Bolsonaro, in Italia a qualcuno ricorda un po’ Beppe Grillo. Ma Milei ha una formazione economica ed è proprio l’economia il fulcro della sua politica.

Contrario alla legalizzazione dell’aborto votata dal parlamento argentino tre anni fa, Milei non si oppone però ai matrimoni tra le persone dello stesso sesso né alla legalizzazione delle droghe leggere.

Per lui il nemico numero uno è lo Stato, di qui l’intenzione di procedere con una serie di privatizzazioni.

La ricetta Milei ha conquistato argentini di ogni ceto e orientamento politico, pescando voti sia a destra sia a sinistra, anche tra i giovani (in Argentina si può votare a partire dai sedici anni).

Com’è noto, papa Francesco dopo la sua elezione non si è più recato in Argentina. Il papa manca dal suo paese natale dal 26 febbraio 2013, quando salì sull’aereo che lo portò a Roma per il conclave.

Nel 2018  Bergoglio pensò di poter toccare il suolo argentino prima del viaggio in Cile e Perù, ma anche allora in Argentina c’erano le elezioni e il papa preferì rinviare. Il decennale della sua elezione poteva essere un’altra occasione per visitare il paese natale, ma ora la vittoria di Milei sembra allontanare il progetto.

Giorni fa padre Pierre de Charentenay, gesuita francese della Civiltà cattolica, nel corso di un programma radiofonico aveva detto che il papa probabilmente si sarebbe recato in Argentina in caso di vittoria di Sergio Massa. In realtà le simpatie del papa andavano non tanto a Massa quanto al candidato della coalizione peronista più a sinistra di Massa, Juan Grabois, nominato da Francesco consultore del Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Ma Grabois alle primarie ha raccolto solo un pugno di voti, il 5,9%.

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