Che cosa pensate della tesi sedemenefreghista?

Cari amici di Duc in altum, a fronte della crisi senza precedenti (ma io ormai parlo di rivoluzione) di cui la Chiesa cattolica è protagonista e vittima, è apparso [qui] un contributo che sottopongo alla vostra attenzione. Che ne pensate? Mi sembra che questo Gruppo dei Nove fornisca qualche motivo di riflessione.

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Consapevoli della crisi senza pari che ferisce la Chiesa ormai da lungo tempo e constatando che tra i buoni spesso le liti, le divisioni e le interminabili diatribe hanno per oggetto lo stato della Sede petrina (e di tutta la Gerarchia ecclesiastica), come dottori privati (chierici e laici, teologici, filosofi, canonisti, giuristi e storici), abbiamo concordemente redatto quanto segue.

1 Che vi sia una crisi senza pari in seno alla Chiesa, che detta crisi veda la genuina tradizione cattolica sopraffatta da dottrine eterodosse (modernismo e neo-modernismo), che tale crisi sia crisi dottrinale, liturgica e morale, che tale crisi coinvolga il corpo ecclesiale (discente e docente) sino alla Sede romana non è cosa da dimostrare ma solamente da constatare;

2 Che la crisi, che pure ha radici antiche, nel Concilio Vaticano II abbia avuto il suo punto di svolta con il prevalere di un pensiero non-cattolico nella Gerarchia, sino alla stessa Sede romana, non è cosa da dimostrare ma solamente da constatare;

3 Che la nuova liturgia imposta da Paolo VI rappresenti una costruzione artificiale e una oggettiva rottura con l’ininterrotta Tradizione della Chiesa e con il Dogma cattolico non è cosa da dimostrare ma solamente da constatare;

4 È dovere di ogni battezzato perseverare nella professione di fede battesimale ovvero nella fede di sempre, nella immutabile Dottrina ricevuta dagli Apostoli. È dovere di ogni battezzato vivere e pregare in conformità con la santa volontà di Dio manifestata nella Divina Rivelazione (Sacra Scrittura e Sacra Tradizione);

5 È dovere di ogni battezzato evitare quanto possa essere di danno per la propria anima, quanto rappresenti un pericolo per l’integrità della fede;

6 Stante l’ampiezza e gravità della crisi e sino alla sua risoluzione (condanna ed espulsione dalla Chiesa di ogni idea eterodossa, ritorno integrale alla Tradizione nella dottrina, nella liturgia e nei costumi) è dovere di prudenza diffidare dei gerarchi dominati dal pensiero non-cattolico, così come delle istituzioni ecclesiastiche che del pensiero non-cattolico si fanno strumento;

7 È prudente attenersi a ciò che è certo (lex credendi, lex orandi e lex vivendi così come insegnate da sempre) sospendendo l’assenso invece a tutto ciò che è dubbio;

8 Il fedele, chierico o laico, non è chiamato a esaminare ogni singolo insegnamento, ogni singolo testo liturgico, ogni singola affermazione della Gerarchia per verificarne la conformità o meno al Deposito della Fede. Piuttosto si dovrà adottare un criterio prudenziale e di “profilassi”: se un pensiero non-cattolico ha infettato la Gerarchia sino alla Sede romana, ci si dovrà prudenzialmente attenere a quanto insegnato prima della crisi e si dovrà sospendere l’assenso a quanto insegnato dopo;

9 La sospensione dell’assenso non è “libero esame” ma dovere di prudenza per la preservazione della fede. Sospendendo l’assenso si rimanda il giudizio sulla dottrina (di fede e/o di morale) e sulla lex orandi all’Autorità della Chiesa. Quando la crisi sarà superata e la Gerarchia sarà nuovamente certa nell’ortodossia della fede, sarà l’Autorità legittima a giudicare;

10 La crisi potrà ritenersi superata quando la Gerarchia (papa e unanimità morale dei vescovi) insegnerà la medesima dottrina insegnata dalla Chiesa ininterrottamente fino al Concilio Vaticano II e sarà ristabilita la lex orandi di tradizione apostolica;

11 In ragione del coinvolgimento della stessa Sede romana nella crisi, è lecito interrogarsi circa lo stato della Sede papale. È opinione legittima quella di chi ritiene Jorge Mario Bergoglio vero papa seppur gravemente eterodosso. È opinione legittima quella di chi ritiene Jorge Mario Bergoglio come occupante illegittimo della Sede e/o come antipapa. È opinione legittima quella di chi ritiene la Sede vacante. È opinione legittima quella di chi ritiene la Sede solo materialmente occupata. È opinione legittima quella di chi legge la crisi della Sede romana con la figura del papa eretico. È opinione legittima quella di chi legge la crisi della Sede romana con la figura del papa scismatico. È anche opinione legittima quella di chi ritiene la compresenza di “due chiese” dietro le apparenze di un’unica Chiesa (nella Chiesa post-conciliare vi sarebbero tanto la vera Chiesa di Cristo, la santa Chiesa cattolica apostolica romana, quanto una neo-chiesa gnostica) con il papa al vertice di entrambe così che il papa sarebbe il vicario di Cristo ma anche il capo di una nuova fede, di un nuovo culto, di una nuova Chiesa. È opinione legittima quella di chi ritiene i papi post-conciliari veri papi anche se segnati da un pensiero non-cattolico.

12 Quanto al punto 11, sono tra loro opinioni non conciliabili, dunque non possono essere tutte vere, una sola può essere quella vera. A giudicare quale sia quella vera non può che essere la Suprema Autorità della Chiesa. Sino a che la Suprema Autorità della Chiesa, a crisi risolta, non avrà giudicato, restano tutte mere opinioni, legittime e disputabili;

13 In quanto mere opinioni, nessuna di esse, pur legittimamente sostenibile, può essere criterio certo per affrontare la crisi;

14 In quanto solo la Suprema Autorità della Chiesa ha titolo per giudicare della questione relativa alla Sede, lo sviluppare/sostenere una tesi o l’altra sarà esercizio destinato inevitabilmente alla non-soluzione. La questione della Sede è destinata a restare aperta, irrisolta sino alla fine della crisi, sino ad un giudizio certo da parte della Suprema Autorità;

15 La diversità di opinione circa la Sede non può mai essere motivo di divisione trattandosi di opinioni disputabili e non di verità certe;

16 Qualunque sia l’opinione sulla Sede, stante la constatata crisi (anche della Sede romana e di tutta la Gerarchia) l’attitudine prudenziale dovrà comunque essere quella della sospensione dell’assenso, in attesa della fine della crisi.

17 Si dia pure a questa nostra tesi il nome di “sedemenefreghismo” nel duplice significato di:

“me ne frego” della questione della Sede in quanto questione da noi irrisolvibile e dunque inutile da porsi;

“me ne frego” di ciò che dalla Sede si emana in quanto chi siede (legittimamente o illegittimamente, solo materialmente o anche formalmente, de facto o de iure è questione disputata) sulla Sede è dominato da un pensiero non-cattolico e dunque prudenzialmente da non ascoltare.

Il Gruppo dei Nove

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