Processo Becciu in Vaticano. È l’ora della sentenza. Ma traspare una crisi istituzionale

In settimana in Vaticano dovrebbe essere emessa la sentenza nel processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Dieci gli imputati, con l’attenzione puntata su uno in particolare: il cardinale Giovanni Angelo Becciu.

Al processo si è arrivati in base alle indagini sull’investimento immobiliare della Segreteria di Stato a Londra, quando Becciu era sostituto per gli affari generali, ma riguardano anche un periodo successivo, quando Becciu era passato alla guida della Congregazione per le cause dei santi.

Il 26 luglio scorso il Promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, ha chiesto per il cardinale sette anni e tre mesi di reclusione. La domanda è: l’accusa ha dimostrato la sua colpevolezza?

Il difensore di Becciu, l’avvocato Fabio Viglione, il 22 novembre ha dichiarato: “Il cardinale ha dimostrato la sua completa innocenza, e noi chiediamo l’assoluzione con la formula più ampia, così da rendergli giustizia e restituirgli la dignità che gli è stata tolta in questi anni”.

Secondo la difesa, nell’investimento londinese è stato perso denaro ma non sono stati commessi reati, e non vi sono prove che Becciu o suoi familiari abbiano mai ricevuto fondi in modo illegale. Le accuse, ha sostenuto la difesa, nascono da un “teorema” costruito da nemici del cardinale, nemici che riuscirono a convincere il papa della necessità di arrivare al processo.

Va ricordato che durante il processo, quando era prefetto della Congregazione per le cause dei santi, Becciu fu privato dal papa dei diritti e delle prerogative del cardinalato.

Chi ha seguito il processo in tutti i suoi complessi passaggi sostiene che, dopo più di due anni di dibattimento, le ragioni dell’accusa si sono notevolmente indebolite.

Oggi l’accusa cercherà di confutare le argomentazioni avanzate dagli avvocati difensori. Domani le difese presenteranno le confutazioni finali. Entro giovedì 14 dicembre, venerdì 15 o sabato 16 il collegio di tre giudici dovrebbe emettere la sentenza.

Al di là dell’eventuale scandalo finanziario, che dovrà essere dimostrato, dal processo traspare una crisi istituzionale. Se davvero c’è stato un attacco a Becciu dall’interno, chi lo ha voluto e per quali scopi?

Il papa ha voluto il processo come un segno di trasparenza nell’ambito della riforma della curia, per dimostrare che nessuno, nemmeno un importante cardinale, è al di sopra della legge. Ma se risultasse che la giustizia vaticana non ha rispettato lo stato di diritto ed ha abusato della sua autorità?

Gli avvocati difensori di Becciu, ma anche alcuni osservatori, hanno sostenuto che il processo è stato segnato fin dall’inizio da irregolarità procedurali e da decreti papali ad hoc tali da favorire l’accusa. Se così fosse, ci sarebbe un contrasto tra la giustizia vaticana e le convenzioni internazionali sui diritti umani che la Santa Sede ha sottoscritto, ma soprattutto ci sarebbe un evidente contraddizione con l’insegnamento cattolico.

Tempo fa papa Francesco in un’intervista a radio Cope, della Conferenza episcopale spagnola, ha detto: “Voglio con tutto il cuore che [Becciu] sia innocente. È stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona di cui ho una certa stima come persona, quindi il mio augurio è che ne esca bene. Voglio che ne esca bene”.

Quello che è stato definito il “processo del secolo” in Vaticano è durato più di due anni e quattro mesi. L’indagine iniziò a metà del 2018, più di cinque anni fa. Becciu è il primo cardinale a processo in Vaticano dopo cinquecento anni ed è il primo a essere giudicato da funzionari laici.

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Foto da avvenire.it

 

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