Massoneria e Chiesa. Su una recensione al libro “La tiara e la loggia”

di Gaetano Masciullo

Sono rimasto molto colpito (negativamente) dalla recensione di padre Paolo M. Siano al mio libro La tiara e la loggia, dove tratto del pensiero filosofico-teologico e della storia della Massoneria fino alla fine del secondo conflitto mondiale e all’instaurazione del comunismo cinese. Negativamente, dicevo, non certo perché la recensione sia stata molto critica (cosa più che legittima, ci mancherebbe altro), quanto perché buona parte della recensione non sembra vertere sul contenuto dell’opera, quanto spostare l’attenzione del lettore sulla persona dell’autore, ossia la mia persona, e sulla mia presunta incapacità di ricerca. Nonostante questa amarezza, la mia stima per le ricerche e gli studi condotti dall’insigne storico della Massoneria, cui anzi io stesso ho voluto spedire – dietro suo permesso – una copia saggio del mio libro, rimane immutata. Mi sento però in dovere di rispondere pubblicamente alla sua recensione comparsa su Fides catholica.

Anzitutto, egli parte con l’analizzare alcuni articoli del sottoscritto pubblicati su La Nuova Bussola Quotidiana e sul blog di Aldo Maria Valli. La vexata quaestio è ancora una volta l’espressione da me adoperata di “periodo post-massonico” e, nonostante la mia spiegazione pubblicata sul blog di Valli (pensavo filosoficamente esauriente), mi sembra che si continui a volerla interpretare in senso diverso da ciò che io voglia intendere con essa. Il fatto che il fine triplice della Massoneria sia stato conseguito non comporta che la Massoneria sia morta o che non lavori più: semplicemente, come ho scritto altrove, la Rivoluzione continua con altre istituzioni, proprio perché la società è stata fattualmente ormai tutta iniziata alla gnosi e al socialismo. Leggo:

«In realtà la Massoneria, dai primi Tre Gradi fino agli Alti Gradi, si propone chiaramente, nei suoi Statuti o Costituzioni, di realizzare la Fratellanza Universale, anzitutto tra gli Iniziati e poi tra gli Uomini tutti, dunque il Perfezionamento Iniziatico e Universale, ragion per cui, strettamente parlando, quella che Masciullo chiama “causa finale” della Massoneria non è pienamente realizzata».

Ma io ho ben definito cosa intendo per “causa finale” della Massoneria e a quello faccio riferimento quando ne parlo: la sostituzione della cultura cattolica con quella gnostica, la diffusione del socialismo e la sottrazione del potere temporale della Chiesa. Queste sono le tre direttive massoniche che io ritengo realizzate! E comunque, anche qualora dovessimo fare riferimento al perfezionamento iniziatico e universale del genere umano, mi pare evidente che oggi tutti ragionino con categorie gnostiche senza indossare il grembiulino.

Nella recensione di padre Siano, qua e là, ci sono incisi che sembrano volere più screditare l’autore che l’opera. Il secondo inciso, infatti, su cui vorrei soffermarmi riguarda le guardie svizzere e i bersaglieri, che io ho presentato come esempio di due istituzioni “obsolete”, nel senso di concepite per altri tempi, eppure ancora vive. Padre Siano cita la pagina del sito web dell’Esercito italiano di arruolamento nei bersaglieri come prova del contrario. Non è chiaro in che modo questo dovrebbe confutarmi, e soprattutto perché soffermarsi su un esempio (che ammettiamo pure possa essere stato inopportuno, anche se non credo) per confutare la tesi portante della mia opera: che, tra l’altro, certamente non è il fatto che viviamo in un’epoca post-massonica.

Poco oltre, sempre in riferimento a un mio articolo (sinora mai si entra nel merito del mio libro, sebbene la pagina web presenti il testo del francescano dell’Immacolata come recensione allo stesso), leggo: «Masciullo non dice chi mantiene la spada della Rivoluzione, ossia quale entità (visibile o invisibile?) dirige la Rivoluzione escludendone addirittura la Massoneria… Masciullo vuol farci credere che la Massoneria si sia ritirata lasciando posto al clero modernista… In realtà Massoneria & Modernismo coesistono e sono alleati…» (preciso che i puntini di sospensione sono presenti nel testo originale, non sono dunque segno di una mia rimozione parziale di testo).

Interessante che padre Siano disquisisca su ciò che io “voglia far credere” al lettore. Ribadisco che, a mio avviso, la spada della Rivoluzione è oggi affidata soprattutto alla componente modernista della Chiesa (non solo il clero), che ritengo essere per molti versi molto più pericolosa della Massoneria. Quando si mina la dottrina, si mina l’unità della Chiesa, che è il vero punto di forza contro le Massonerie e la loro segretezza. Ma questa spada non è stata certo affidata solo ad essa: si pensi al Bilderberg Club, alle entità sovrastatali (Onu eccetera), ma anche agli stessi Stati, fino ad arrivare alle istituzioni minori, come la scuola o il cinema. Sarebbe stato più corretto forse citare una parte più larga del mio articolo, dove invece scrivo: «Certo la Massoneria esiste, ed è ancora operativa (in gradi differenti), sia per conservare la Rivoluzione sia per portare a termine questi effetti. Ma la causa finale della Massoneria è stata conseguita, e la Massoneria è di fatto “inutile”, nel senso che sono tantissime le istituzioni che lavorano per sviluppare gnosi e socialismo senza essere iniziate nelle logge. […] Oggi tutte le istituzioni (scuola, università, cinema, media ecc.) pensano come massonerie senza grembiule. Questo però non vuol dire che la Rivoluzione sia finita. L’errore che si fa molto spesso, e che potrebbe avere causato il fraintendimento che voglio qui chiarire, è quello di confondere e di far coincidere la Rivoluzione con la Massoneria, dimenticando che la Massoneria è solo uno strumento, certo il più efficace, della Rivoluzione».

Poi padre Siano cita questa mia frase dell’articolo: «Il fatto che massoni abbiano lavorato per rendere vittoriose la rivoluzione sovietica, la rivoluzione del sessantotto e la rivoluzione del gender non comporta che quanto detto finora sia sbagliato» [N.d.R.: cioè che viviamo in un periodo post-massonico, a partire più o meno dal 1945­], presentandola come contraddittoria rispetto a quanto scrivo nel mio libro: «[La Massoneria] non è più attiva e decisiva così come lo è stata nei secoli passati per quanto riguarda le lotte sociali e culturali» (p. 272). Commenta con notevole galanteria Padre Siano: «Con disinvoltura, senza preavviso, l’Autore passa da una tesi all’altra e il lettore attento resta disorientato notandone la contraddizione». Chiedo venia, ma dove sarebbe la contraddizione? Dal fatto che vi siano stati massoni tra i promotori del Sessantotto e della gender-theory non segue logicamente che la Massoneria sia stata la principale regista delle due citate fasi della Rivoluzione. Così come, al contrario di quanto sostenevano i nazisti, il fatto che una fetta molto consistente dei militanti del Partito bolscevico fosse composta da ebrei non è dimostrazione che allora, dietro al bolscevismo, ci fosse la regia occulta del “giudaismo internazionale”. La questione è più complessa, e spero di avere almeno parzialmente mostrato questa complessità ne La tiara e la loggia

Padre Siano continua, dunque, con frasi del tenore: «Masciullo si contraddice» o addirittura «Masciullo prosegue nella sua descrizione irreale, depistante, falsa, della Massoneria», citando passaggi parziali del mio libro e dimostrando forse di aver letto frettolosamente il libro.

Un altro punto debole di questa recensione mi pare essere il seguente. Secondo padre Siano, non sarebbe possibile citare un autore o un’opera senza condividerne ipso facto l’intero pensiero. Perciò, a detta dell’insigne studioso, se cito nello stesso libro Epiphanius e Introvigne (che elaborano tesi opposte), automaticamente entro in contraddizione con me stesso, perché, dal momento che li cito entrambi, automaticamente devo condividerne per forza tutto il pensiero. A un certo punto, padre Siano smette di recensire Masciullo e inizia a recensire Epiphanius (in una parte molto cospicua della sua recensione), mostrando così l’inaccuratezza storica di diverse parti del suo famoso libro Massoneria e sette segrete. Ma questo in che modo dovrebbe screditare la mia opera? Forse per una misteriosa “osmosi dell’errore”, sì che se cito un libro dove sia presente un errore, allora anche il mio libro finirebbe per partecipare misticamente di tale errore? Nella bibliografia del mio libro io elenco una letteratura ampia, inclusi molti autori massonici: cosa bisognerebbe dedurre allora da ciò? E cosa dire allora del mio libro L’Ariete del modernismo, che è una sintesi aggiornata del libro I gesuiti di Malachi Martin, all’interno del quale ho trovato numerose affermazioni non dimostrate né documentate, o addirittura errori storici (per esempio, si dice che Costantino dichiarò il cristianesimo religione di Stato oppure che Gutièrrez è gesuita, anziché domenicano)? Gli errori di Martin – fonte evidentemente principale del mio libro – screditano L’Ariete del modernismo?

Poi si passa direttamente all’ultimo capitolo del mio libro (strano, non avevamo appena iniziato a parlare del mio libro? Niente si dice sui capitoli intermedi), insistendo ancora sulla tesi del periodo post-massonico e insinuando: “Questa teoria o ricostruzione di Masciullo non è storia, ma è ideologia”.

Ma le frecciatine più tristi, che mi hanno lasciato veramente amareggiato, arrivano alla fine di questa cosiddetta recensione: «Masciullo attinge a piene mani da tale letteratura antimassonica e antimondialista, ma la supera, la contraddice e la sintetizza (hegelianamente?) con la sua teoria del periodo post-massonico e della inutilità o declino della Massoneria»: prego il lettore di leggere il capitolo su Hegel ne La tiara e la loggia per farsi un’idea su quanto io sia hegeliano; e poi ancora peggio: «Per quanto sia pubblicizzato come antimassonico, di fatto [questo libro di Masciullo] reca un bel servizio alla Massoneria»; e ancora: «Nel 2022, circa un anno prima della pubblicazione del libro La tiara e la loggia, un massone, sedicente convertito (di cui non posso rivelare l’identità), mi ha detto che la Massoneria non ha nulla a che fare con magia e luciferismo, inoltre mi ha ripetuto la teoria della “Massoneria di frangia”, e mi ha detto anche che oggi la Massoneria non conta più, non è più importante come in passato, e quest’ultima è, in sostanza, la tesi del libro di Masciullo».

Che sia anche il sottoscritto un falso convertito, un cripto-massone con il fine ultimo di confondere le acque? Boutades a parte, prego di cuore il lettore di farsi un’idea di persona di quale sia davvero, “in sostanza, la tesi del libro di Masciullo”, leggendo magari direttamente l’opera. E capirà – spero – cosa io voglia davvero intendere con l’espressione “periodo post-massonico”, che, lungi dall’essere un’affermazione che vuole sminuire la gravità del momento presente e l’influenza del pensiero massonico sulla società (questa invece appare l’intenzione ultima del misterioso interlocutore massone e falso convertito cui padre Siano fa riferimento), vuole in realtà rimarcarla, tanto che un lettore non cattolico ha lasciato, tempo fa, il seguente commento al mio libro: «Peccato che si palesa tra le sue righe una forte influenza di stampo cattolico, che trapela soprattutto nella parte finale, in pillole di estremismo. […] per discuterne realmente l’equità e l’autenticità di quanto descritto, forse sarebbe stato opportuno che a spiegarlo ci fosse stato un racconto storiografico più imparziale. Riassumendo: per chi volesse leggerlo, sappiate che si va incontro al racconto di un filosofo molto preparato, ma che racconta la massoneria con una visione prettamente e altamente cristianizzata».

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