E all’improvviso Tucho si scoprì indietrista

di The Wanderer

Giorni fa Tucho Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, ha pubblicato un nuovo documento, e in questo caso la novità dottrinale è che, nell’amministrazione dei sacramenti, il sacerdote deve rispettare le formule stabilite dalla Chiesa, altrimenti rischia di rendere invalidi i sacramenti stessi.

Il mondo cattolico è rimasto sbalordito dall’acutezza teologica di una simile affermazione! I settori neoconservatori possono tirare un sospiro di sollievo: la Santa Sede in materia di nuove benedizioni pastorali alle coppie irregolari è incorsa forse in inquietanti svarioni, ma è anche capace di emanare documenti chiarificatori della doctrina perennis, com’è appunto il caso di Gestis verbisque. Dunque, niente panico! La Chiesa è ancora in buone mani!

Tuttavia, sua eminenza Tucho, non riuscendo a tenere a bada il protagonismo, ha voluto aggiungere al testo un’introduzione, scritta nel solito modo mediocre, nella quale possiamo leggere paragrafi come il seguente:

“A noi ministri è pertanto richiesta la forza di superare la tentazione di sentirci proprietari della Chiesa. Dobbiamo, al contrario, diventare assai ricettivi davanti a un dono che ci precede: non soltanto il dono della vita o della grazia, ma anche i tesori dei Sacramenti che ci sono stati affidati dalla Madre Chiesa. Non sono nostri!”.

Cicerone non avrebbe potuto dirlo meglio!

Per completezza, e per evitare imbarazzanti fraintendimenti che snaturerebbero lo spirito di apertura e fluidità di questo pontificato, il cardinale Víctor Fernández termina la sua introduzione chiarendo:

“La Nota che qui presentiamo non tratta perciò di una questione meramente tecnica o persino rigorista”.

Ma certo! Ci mancherebbe che, di questi tempi, ci parlassero di tecnicismi e ci chiedessero rigore, ordinandoci come pronunciare queste o quelle parole!

Ironia a parte (ma a volte l’ironia è l’unico modo con cui si possono trattare simili personaggi), è curioso che proprio nel papato di Francesco, sempre impegnato nel mettere in guardia dagli indietristi, ovvero quei malvagi che non rientrano nelle categorie della chiesa inclusiva, venga pubblicata una nota rivelatrice di un indietrismo impensabile.

Intorno alla metà dell’VIII secolo, un monaco di nome Fergal, latinizzato come Virgilio, lasciò l’Irlanda con l’intenzione di recarsi in pellegrinaggio nei luoghi santi, come facevano molti suoi connazionali. Rimase però bloccato lungo la strada e fu nominato vescovo di Salisburgo. Durante il suo servizio, sorse un conflitto con un altro monaco e vescovo irlandese, san Bonifacio, il grande apostolo dei popoli germanici. Un sacerdote della diocesi di san Virgilio (Fergal è infatti santo), a causa della sua ignoranza del latino, aveva celebrato i battesimi usando una formula sbagliata, qualcosa come “Baptizo te in nomine patria et filia et spiritu sancta“. San Bonifacio riteneva pertanto che questi fedeli dovessero essere battezzati di nuovo, mentre Virgili affermava che il battesimo era comunque valido. Per risolvere la questione, indirizzarono il dubium al papa di Roma, che a quel tempo era Zaccaria, un pontefice che, a differenza di un suo successore, rispondeva ai suoi vescovi.

Papa Zaccaria, dunque, inviò la seguente breve nota (non preceduta da alcuna sciocca introduzione):

Zaccaria, servo dei servi di Dio, al suo reverendissimo e santo fratello e vescovo Bonifacio.

Abbiamo saputo da Virgilio e Sedonio, uomini di vita religiosa in Baviera, che hai ordinato loro di conferire il battesimo una seconda volta ad alcuni cristiani. Questa notizia ci ha preoccupato e, se i fatti sono veri, ci ha sorpreso molto. Ci è stato detto che in quella provincia c’era un certo sacerdote che non conosceva il latino e che nella cerimonia del battesimo, per ignoranza della grammatica latina, ha commesso errori nella formula, e per questo motivo avete ritenuto necessario un secondo battesimo. Tuttavia, reverendissimo fratello, se il ministro non intendeva affermare alcun errore o eresia, ma è incorso semplicemente in un lapsus per ignoranza del latino, non possiamo accettare la ripetizione del rito battesimale. Infatti, come ben sapete, anche chi è stato battezzato da un eretico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non ha bisogno di essere battezzato di nuovo, ma viene semplicemente assolto con l’imposizione delle mani. Se, dunque, il caso è davvero come ci è stato esposto, non dovrete più dare istruzioni in tal senso. Dovete sforzarvi di conformarvi all’insegnamento e alla predicazione dei Padri della Chiesa”.

Quanto devono essere messe male le cose nella Chiesa se, a quasi 1300 anni da questo episodio, e dopo il grande evento del Concilio Vaticano II che ha portato a maturazione l’intero popolo di Dio, è necessario tornare sull’argomento! Indietrismo allo stato puro!

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

Titolo originale: El alarmante indiestrismo del cardenal Tucho Fernández

Traduzione di Valentina Lazzari

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