La Chiesa, il peccato e la via della bruttezza

di Aurelio Porfiri

Tutti vorremmo che nella Chiesa si osservassero i comandamenti divini ed essa potesse manifestarsi al mondo come vera espressione del messaggio evangelico. Questa è la sua natura, ma nella Chiesa, in quanto istituzione che ha una componente umana, c’è anche un lato oscuro.

Non è sorprendente. Infatti c’è il peccato. Non solo. La presenza di un lato oscuro può essere considerata una prova a favore della divinità della Chiesa, perché le forze del male si palesano con più forza e ostinazione proprio là dove si sentono più minacciate. E la Chiesa è minaccia costante per il Maligno.

Alcuni decenni fa Indro Montanelli disse che bisognava votare il partito della Democrazia cristiana “turandosi il naso”. Voleva dire che bisognava votarla, in funzione anticomunista, malgrado il degrado e la corruzione presenti nella Dc. Ecco, io penso – mi scuso per l’analogia – che da cattolici oggi si debba restare nella Chiesa turandosi il naso. E nel mio caso, in quanto esperto di musica sacra, direi anche le orecchie.

Il problema non riguarda uno schieramento o l’altro della Chiesa. Non è questione di progressisti, modernisti, conservatori, tradizionalisti. Il peccato è ovunque. E si manifesta specialmente nella bruttezza.

Capisco chi  sta lontano dalla Chiesa perché disgustato dal degrado morale che oggi è divenuto anche degrado estetico, un trionfo della bruttezza in tutto: concetti, immagini, suoni.

Come ha scritto Marcello Veneziani, il brutto ha la caratteristica di avanzare e invadere tutto. Mentre la bellezza ha la tendenza a starsene da una parte, spesso nel passato, la bruttezza incede spavalda. “Il bello è, il brutto diviene; il bello posa, il brutto è in moto perpetuo. Il bello attiene alla sfera dell’essere ma non a quella dell’eterno e dell’immutabile. Il brutto, invece, attiene alla sfera del fare e del divenire, ed è virale, espansivo, progressivo”.

La Chiesa lo dimostra. Vediamo come si è dato spazio al brutto in tutto: arte, teologia, musica sacra. Si favorisce il mediocre, perché si pensa di poterlo controllare, rispetto al competente, di cui si teme il giudizio e l’indipendenza di pensiero. Così traghettata dalla mediocrità, la bruttezza si diffonde ovunque, più veloce e mefitica di un virus.

La bruttezza non è solo problema estetico, perché guasta gli animi di tutti. Sia dei modernisti sia dei tradizionalisti, sia di quelli che vogliono mettere la Chiesa al passo col mondo sia di quelli che ostentano una purezza che è orgoglio.

Il volto sofferente della Chiesa è il risultato della sua perenne battaglia contro le forze del male. Ma oggi vediamo che essa sembra non solo convivere con il male, ma preparargli la strada con quella che potremmo proprio chiamare la “via della bruttezza”.

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