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Lettera / Santità, lo chiedo come fedele e come medico: revochi la “Fiducia supplicans”

di Angelo Di Marzo

Carissimo papa Francesco,

sono un medico, vivo a Roma, ho lavorato per molti anni nel Policlinico Gemelli.

Mi piace ricordare che Sua Santità sorrise compiaciuto, qualche anno fa, quando le dissi che un mio zio, cappellano dei braccianti agricoli di Puglia e Basilicata, mi aveva orientato spiritualmente con sobri insegnamenti, e con la sua testimonianza di vita.

E adesso è lei, Santo Padre, che rappresenta Gesù Cristo, per tutti i cattolici, e segnatamente mi riferisco alla benedizione delle coppie irregolari.

Beatissimo Padre, revochi la Dichiarazione Fiducia supplicans del 18 dicembre scorso, per non scandalizzare i piccoli e i poveri e per rendere felice la vita di tutti gli umani.

Santità, lei ha detto recentemente una frase mirabile, che reitera l’affermazione del Signore al banchetto organizzato da Matteo: “Il Vangelo non è per i giusti, ma per i peccatori”.

La prego, papa Francesco, applichi integralmente – e non solo nella prima parte – il messaggio di Gesù alla donna adultera: “Neppure io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.

Glielo chiedo come medico, oltre che come cristiano, Padre Santo: chiami tutti con forza, todos, todos, dicendo loro: “Siete i benvenuti nella Chiesa, vostra Madre, e lasciate per sempre quei rapporti fisici che allontanano da Dio, perché Lui non li vuole, perché non sono santi”.

E così lei sarà ricordato come un grande papa, perché realizzerà nel suo pontificato quell’altra pericope evangelica in cui vengono invitati alla festa di nozze i poveri e i peccatori, e nessuno sarà cacciato fuori: tutti indosseranno un vestito non ipocritamente raffinato ed elegante, ma semplice e pulito.

A lei vicino nella comunione dei santi, io prego Dio ogni giorno, papa Francesco, per la sua persona e le sue intenzioni, e le offro le mie sofferenze, piccole e grandi, che non mancano mai.

Suo figlio e fratello

Angelo Di Marzo

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Nota

Nello scrivere questa lettera, che ho inviato per e-mail, ho seguito tre linee:

a) mi sono presentato al papa con la mia identità, professionale e formativa;

b) ho avanzato al Santo Padre, rispettosamente ma senza mezzi termini, alcune richieste precise, anche se sono che sono in aperto contrasto con la sua attuale azione pastorale;

c) ho voluto stabilire un contatto autentico con la persona del papa e assicurargli una preghiera
costante, come lui stesso chiede con insistenza.

Sono convinto che un rapporto personale con papa Francesco, includente una chiara correzione fraterna sull’esempio di Paolo di Tarso nei confronti dell’apostolo Pietro ad Antiochia (Gal 2, 11), sia molto più efficace di tante critiche acrimoniose e rassegnate, soprattutto se saranno in tanti, i
semplici fedeli della Chiesa cattolica, a rivolgersi con questa modalità al Padre comune.

A.D.M.       

 

Aldo Maria Valli:
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