La Rivoluzione, l’attacco alla Chiesa e la buona filosofia

di Gaetano Masciullo

Non si può comprendere la storia della Rivoluzione se non si comprende, anzitutto, che essa si dispiega secondo un triplice movimento che parte dalle tendenze, arriva alle idee, infine giunge ai fatti. Possiamo e dobbiamo pertanto dire che la Rivoluzione – intesa cattolicamente come processo di “ribaltamento” dell’ordine naturale e sociale, così come istituito e voluto da Dio – affonda le proprie radici negli abiti corrotti dell’animo umano, in ciò che la teologia da sempre chiama vizio, cioè l’inclinazione a compiere spontaneamente il male. Laddove i pensatori hanno cercato di individuare la causa dei mali del mondo nelle sovrastrutture economiche (Marx), nella volontà di potenza (Nietzsche) o nelle inaccessibili pulsioni dell’inconscio (Freud), il realismo aristotelico-tomistico ha sempre indicato nel peccato il vero male che affligge l’umanità, fomite di ogni bruttura. Dalle tendenze, cioè dai vizi, in particolare dalla vanagloria e dai peccati del senso (gola e lussuria), si giunge alle idee. Questo secondo movimento è propriamente ciò che prende il nome di “sovversione culturale”. La modernità ha visto la successione di una serie di eventi che hanno cambiato il modo di concepire la religione (vedi protestantesimo), la politica (vedi il costituzionalismo francese del 1789), l’economia (vedi il marxismo), la società (vedi il femminismo e i vari movimenti sessantottini), l’uomo stesso (vedi il gender e il transumanesimo), ma questi eventi su larga scala non sarebbero stati possibili senza il lavorio costante e zelante di menti che hanno dedicato la propria stessa vita, spesso nella segretezza, alla causa rivoluzionaria.

Ecco perché è necessario proporre oggi da cattolici, soprattutto ai più giovani che intraprendono studi umanistici, una corretta “contro-storia filosofica”. È ciò che si ripromette l’agevole, sintetico e puntuale manuale edito da Radio Spada dal titolo Buona filosofia e contro-storia filosofica, a firma di Curzio Nitoglia. Due propositi, dunque, sono quelli dell’autore: da una parte “introdurre il lettore alla buona filosofia”, cioè a quella sviluppata da Aristotele e perfezionata da san Tommaso d’Aquino, buona perché fondata sul rigore logico e adeguata alla razionalità umana, e perché finalizzata a esercitare una buona vita; dall’altra parte “segnalare gli errori che hanno fatto deviare intere generazioni di uomini, facendoli precipitare nei burroni che circondano la cima della Verità”.

Nella prima parte, pertanto, l’Autore mette insieme appunti di retta dottrina della conoscenza (ciò che in Italia prende nome di gnoseologia), filosofia della natura, psicologia razionale, logica, teologia naturale ed etica generale. Nella seconda parte, invece, quella dedicata propriamente alla “contro-storia filosofica”, ripercorre i passi del pensiero umano dai primi naturalisti ionici (Talete, Anassimandro) fino a Socrate, Platone e Aristotele, mostrando come fino a quel momento si assiste ad un vero e proprio progresso e miglioramento della conoscenza filosofica, si giunge quindi all’apoteosi del pensiero con la Cristianità medievale, con san Tommaso d’Aquino in particolare, e si assiste infine alla decadenza della filosofia moderna, anzi delle filosofie moderne, che più correttamente dovrebbero essere indicate come “sistemi sofistici”, come l’Autore giustamente fa, mostrando abilmente le motivazioni di tale indicazione. Concludono il volume una serie di appendici, con il contributo di autori vari, atte ad approfondire da prospettiva cattolica talune questioni spinose della storia della filosofia. In particolare, ne metto in evidenza due: i vari tipi di certezza (concetto fondamentale non solo della filosofia, ma anche della scienza e della teologia) e le prove dell’esistenza di Dio.

La Rivoluzione ha demolito l’ordine cristiano nell’assurdo tentativo di costruire un ordine gnostico. Ovviamente l’istituzione che più ha risentito di questo sconvolgimento è stata la Chiesa cattolica, la donna che con grande dolore ha dato alla luce l’uomo nuovo (cfr. Gv 16, 21). La rivoluzione tutta interna alla Chiesa merita un’analisi tutta particolare, vista la portata della stessa e le sue peculiari premesse ed implicazioni. Una mancata analisi in tal senso rischia di portare il fedele verso false soluzioni, che oggi purtroppo abbondano. Mi sembra che un utile strumento per comprendere la Rivoluzione intra Ecclesiam sia l’altro libro che le edizioni Radio Spada gentilmente mi hanno spedito in copia saggio: Parole chiare sulla Chiesa. Perché c’è una crisi, dove nasce e come uscirne, a firma del sacerdote Daniele Di Sorco FSSPX e post-fazione dell’amico Aldo Maria Valli. Pur non condividendone in toto i giudizi, ritengo che – complessivamente – sia un ottimo testo, capace di mirabile sintesi. Il testo affronta in particolare il momento presente, cioè quello successivo alle fantomatiche (o famigerate, a seconda della prospettiva) e contestate dimissioni di Benedetto XVI, in quell’ormai distante anno di grazia 2013. Di Sorco scrive che, certamente, papa Francesco ha rappresentato una nuova svolta nella storia della Chiesa, ma tale svolta va rettamente intesa. L’equazione “crisi della Chiesa = papa Francesco” è erronea, e fonte di gravi fraintendimenti. Il papato di Francesco ha colpito profondamente i cattolici, non solo gli amanti della Tradizione, semplicemente perché esso rappresenta un momento di accelerazione rivoluzionario, ma chiunque conosca a fondo la storia della Rivoluzione sa che essa presenta momenti di decelerazione e momenti di accelerazione. Tale equazione attecchisce soprattutto tra coloro che hanno vissuto la propria “maturità di fede” durante la generazione di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’opera del sacerdote Di Sorco invita il lettore ad avere una visione d’insieme più generale, a comprendere che le cause della crisi sono remote, affondano nel modernismo e nel neo-modernismo, e la crisi non può essere affrontata senza tirare in ballo la magna quaestio del Concilio Vaticano II, con tutti i suoi problemi ermeneutici ed esegetici, tra i quali sono da annoverare gli stessi pontificati di Wojtyla e a mio avviso soprattutto di Ratzinger.

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Nell’illustrazione, un parroco imprigionato dai rivoluzionari (vetrata della chiesa di Montfarville, Normandia)

 

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