Come riconoscere l’anticristo nell’eresia pratica. A lezione da Giovanni e Agostino

di Robert Lazu Kmita

I segni della fine, così come quelli utili per riconoscere l’anticristo, ci sono stati indicati nei testi ispirati con lo scopo di avvertirci dell’imminenza di eventi storici cruciali. Non si tratta di soddisfare la nostra curiosità umana, ma di esortarci al pentimento, alla penitenza, alla preghiera, a una vita di santità più intensa e profonda.

Tra i numerosi passaggi difficili ed enigmatici contenuti nei testi sacri della Bibbia, i più frequentati sono quelli riguardanti le profezie sulla fine del mondo. Nessun altro argomento è stato più discusso nell’intera storia della tradizione giudaico-cristiana.

Soprattutto in tempi di crisi, bui e turbolenti come i nostri, le profezie apocalittiche sono esaminate da ogni angolazione, e in questo contesto i versetti che illustrano i segni della fine del mondo sono anche i più inquietanti.

Gli stessi apostoli interrogarono in proposito il Cristo Salvatore. E noi, nel mezzo di una crisi senza precedenti nell’intera storia della Chiesa, ci poniamo a nostra volta domande sui segni e su come interpretarli.

Il più terrificante dei segni si riferisce certamente alla misteriosa figura biblica chiamata “anticristo” (in greco ἀντίχριστος). Oltre al libro del profeta Daniele e all’Apocalisse di san Giovanni, ci sono altri testi che parlano, direttamente o indirettamente, esplicitamente o solo allusivamente, in modo criptico o simbolico, delle caratteristiche del più grande avversario umano di Gesù nell’intera storia del mondo, ma gli scritti biblici in cui sono esposti tutti gli insegnamenti chiave sull’anticristo sono quelli dell’apostolo san Giovanni.

Il solo fatto che tali misteri della storia sacra siano esposti negli scritti del mistico Giovanni, soprannominato l’aquila di Patmos per le straordinarie doti contemplative ricevute in dono da Dio, parla da sé. La loro interpretazione richiede un’arte veramente ispirata, guidata da quello Spirito Santo che ispirò e guidò anche l’apostolo.

Nel corso della storia della Chiesa, Dio si è degnato di darci altri interpreti eccezionali di questi testi e uno è certamente il santo vescovo Agostino d’Ippona (354-430). Egli ci ha infatti fornito l’interpretazione probabilmente più corretta di uno dei punti cruciali delle epistole di san Giovanni. Vediamo di che cosa si tratta.

Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri (1 Giovanni 2:18-19).

Dopo aver detto che “l’anticristo viene”, Giovanni aggiunge subito che “gli anticristi sono diventati molti”. Come è possibile? C’è un solo anticristo o ce ne sono molti? Da qui sono nate le interpretazioni “spirituali” dell’anticristo, di cui parlerò in un’altra occasione. La domanda, comunque, è la seguente: c’è un solo anticristo o ce ne sono molti? Sant’Agostino, a mio giudizio, risponde correttamente.

La prima considerazione di Agostino riguarda il fatto che per Giovanni gli anticristi “sono usciti da noi”. Perché il santo apostolo ci dice questo? Certamente vuole indicarci la presenza di anticristi all’interno della Chiesa. Inoltre, sant’Agostino sottolinea qualcosa di veramente terribile, e cioè che “ciascuno, finché è dentro di sé”, può essere un anticristo. Proprio così: ogni membro della Chiesa può essere un anticristo. Ecco perché, “ciascuno deve interrogare la propria coscienza” per verificare se è un anticristo”. Una tale affermazione va presa molto sul serio e sant’Agostino la sviluppa ulteriormente:

“Molti che non sono di noi ricevono con noi i sacramenti, ricevono con noi il battesimo, ricevono con noi ciò che i fedeli sanno di ricevere, la benedizione, l’Eucaristia e tutto ciò che c’è nei santi sacramenti: la comunione dell’altare stesso la ricevono con noi, ma non sono di noi” [1].

Poi, sottolineando la nostra libertà di scegliere tra il bene e il male, afferma che “ognuno è di sua volontà o anticristo o in Cristo”. Ci chiede quindi di fare un serio esame di coscienza, di esaminare la nostra intera vita per verificare chi siamo veramente.

In linea di massima, chiunque può essere uno dei numerosi anticristi menzionati da san Giovanni. E qual è la caratteristica specifica degli anticristi? È l’eresia.

Come per san Bernardo di Chiaravalle e sant’Alfonso Maria de’ Liguori, per sant’Agostino le eresie possono essere di due tipi: eresie dottrinali, espresse sotto forma di insegnamenti che contraddicono direttamente ed esplicitamente i dogmi della Chiesa, ed eresie pratiche [2] che, pur non negando esplicitamente gli insegnamenti dogmatici o morali della fede, li negano nella pratica. E per sant’Agostino la negazione pratica della morale cristiana è proprio il segno distintivo degli anticristi.

La metafora che sant’Agostino utilizza quando dice che qualsiasi cristiano battezzato può essere un anticristo è quella del corpo umano. Egli mostra che nel corpo umano (che simboleggia, ovviamente, il corpo mistico di Cristo, la Chiesa) ci sono sia membra sane sia “umori cattivi”, e questi ultimi, che prima o poi saranno eliminati, sono gli anticristi, cioè gli eretici.

Occorre dire che l’interpretazione di sant’Agostino non è originale. Infatti, ci sono diversi autori cristiani classici che sottolineano l’aspetto più inquietante di quanto afferma Giovanni: gli anticristi sono esclusivamente di origine cristiana. Sono, in altre parole, falsi cristiani. Ad esempio, uno dei brillanti maestri della scuola di Alessandria, Didimo il Cieco, afferma quanto segue:

“Queste cose non si dicono di tutti coloro che insegnano la falsa dottrina, ma solo di coloro che si uniscono a una falsa setta dopo aver ascoltato la verità. È perché un tempo erano cristiani che ora sono chiamati anticristi” [3].

Lo stesso insegnamento si trova anche in san Cipriano di Cartagine (210-258 circa), il quale mostra che gli anticristi sono ex cristiani che hanno rifiutato l’insegnamento autentico. San Beda il Venerabile, Ecumenio, Andrea di Cesarea e altri seguono la stessa interpretazione: gli anticristi sono non solo falsi cristiani ma ex cristiani.

Perché è importante notare questo dato? Perché tutte queste interpretazioni ci dicono una cosa chiara: l’anticristo, chiunque sia, sarà un cristiano e, probabilmente, un gerarca della Chiesa [4].

Ora, se gli anticristi sono falsi cristiani, il problema del discernimento diventa molto serio, come del resto accadde ai tempi di sant’Agostino, in pieno contrasto tra eretici donatisti e cristiani cattolici ortodossi.

I donatisti dicevano dei veri cristiani che erano eretici e scismatici (cioè anticristi), e i cattolici come sant’Agostino facevano altrettanto. Ma chi aveva ragione?

Il testo biblico su cui sant’Agostino basa la sua brillante risposta è anch’esso di san Giovanni:

Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell’anticristo. Voi avete sentito che deve venire; e ora è già nel mondo (1 Giovanni 4, 2-3).

Se avessimo a che fare con eretici come gli ariani, le cose sarebbero relativamente semplici, perché essi negano esplicitamente le dottrine definite dalla Chiesa. Lo stesso vale, ad esempio, per gli unitariani, che negano il dogma della Santissima Trinità e il fatto che il Cristo Salvatore sia pienamente e veramente Dio, uguale al Padre e allo Spirito Santo. Ma come orientarsi quando si ha a che fare con cattolici eretici che apparentemente affermano tutti gli insegnamenti della fede? Come si fa a discernere?

Per quanto semplice, il criterio proposto da sant’Agostino è assolutamente rivelatore:

Lasciate che la lingua si fermi per un po’, chiedete alla vita. Se troveremo questo, se la Scrittura stessa ci dirà che il rinnegamento è una cosa che si fa non solo con la lingua, ma anche con le opere, allora sicuramente troveremo molti anticristi, che con la bocca professano Cristo e con le loro maniere dissentono da Cristo. Dove troviamo questo nella Scrittura? Ascoltate l’apostolo Paolo che, parlando di questi, dice: “Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona” (Tito 1:16). Anche questi sono anticristi: chiunque nelle sue opere neghi Cristo, è un anticristo”.

Sarebbe molto bello se imparassimo a memoria questa breve frase di sant’Agostino, imprimendola il più profondamente possibile nel nostro cuore e nella nostra mente: “Chiunque nelle sue opere neghi Cristo, è un anticristo”.

Questo vero e proprio assioma ci fornisce un criterio infallibile per svelare l’identità degli anticristi. Occorre guardare alle opere, al risultato concreto del loro agire.

Come fa notare sant’Agostino, si tratta di un criterio terribilmente esigente che dobbiamo sempre applicare prima a noi stessi, chiedendoci: veramente viviamo e incarniamo, attraverso le nostre azioni, tutto ciò che Dio insegna e richiede da noi? È una domanda cruciale a cui dobbiamo sforzarci di rispondere al meglio.

Tale domanda non va posta solo in generale, ma deve essere applicata alle varie situazioni. Per esempio, i cattolici sposati devono chiedersi se abbracciano la vita familiare accogliendo senza esitazione tutti i figli che Dio dona alla loro famiglia.

Se verifichiamo di essere sulla buona strada, se possiamo dire che le nostre azioni dimostrano che siamo veramente cristiani, allora possiamo applicare lo stesso criterio a coloro che, sebbene con la bocca sembrino confessare la fede cattolica, la negano con le loro azioni. Si tratta, indubbiamente, di tutti gli aderenti alle “eresie pratiche”. Secondo l’insegnamento di sant’Agostino, proprio questi sono gli anticristi.

Gli eretici, gli anticristi, quando vengono affrontati dai santi che richiamano l’attenzione sul loro tradimento, vanno addirittura contro Cristo, cominciano a trovare difetti in Cristo. Dicono: perché ci ha fatti così come siamo? Pervertiti da una volontà depravata, accusano il loro Creatore.

Mentre il segno dei veri cristiani è sempre l’umiltà, il marchio degli anticristi è l’orgoglio. Pur essendo stati creati da Dio, vogliono comportarsi e vivere come se Dio non fosse il loro Creatore e Re. Possono addirittura arrivare a cambiare la legge di Dio adattandola ai loro desideri, alle loro passioni, ai loro vizi illeciti. L’anticristo finale sarà il loro leader perché li confermerà, li incoraggerà e li sosterrà attraverso un anti-Vangelo privo di pentimento, di penitenza e di Croce.

A differenza degli anticristi, i veri cristiani si riconoscono per l’accettazione totale, sia nella dottrina sia nelle opere, della legge divina. Ripeto: la loro caratteristica distintiva è l’umiltà.

Accompagnata da un profondo rimorso per i peccati con cui offendiamo il Creatore, l’umiltà è ciò che ci spinge a stare come l’esattore delle tasse davanti a Dio, pregando per il suo perdono:

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: o Dio, abbi pietà di me peccatore  (Luca 18:13).

Un vero cristiano, tuttavia, non si accontenta solo di questo. Naturalmente, prima di tutto e soprattutto, prega. Ma allo stesso tempo compie azioni concrete per correggere il suo comportamento, per non ripetere più i peccati commessi in passato e confessati nel sacramento della penitenza. In una parola, produce “frutti degni di conversione” (Matteo 3,8). Solo questo gli permette di essere chiamato cristiano e non anticristo. Non dimentichiamo mai ciò che ci insegna sant’Agostino: “Ciascuno di sua volontà è o anticristo o in Cristo”.

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[1] Tutte le citazioni sono tratte dal commento di sant’Agostino a 1 Giovanni, disponibile qui

[2] Vedi qui 

[3] Cfr. Giacomo, 1-2 Pietro, 1-3 Giovanni, Giuda, a cura di Gerald Bray, IVP Academic, 2000, pp. 186-187.

[4] Ho presentato gli insegnamenti di santa Ildegarda qui

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Fonte: remnantnewspaper.com

 

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