Sul forbito linguaggio di Tucho

di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

nel corso della conferenza stampa di presentazione delle nuove norme per discernere apparizioni e altri fenomeni soprannaturali il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede si è nuovamente distinto per equilibrio e compostezza.

In ossequio alle raccomandazioni rivolte dal Santo Padre con la lettera di nomina del 1° luglio 2013, in cui veniva invitato, tra l’altro:

  • a non utilizzare come in passato metodi immorali,
  • ad accrescere l’intelligenza e la trasmissione della fede a servizio dell’evangelizzazione,
  • ad un rinnovato annuncio del messaggio evangelico per entrare in dialogo con l’attuale contesto inedito nella storia dell’umanità,
  • a verificare che i documenti del Dicastero stesso e di altri abbiano un adeguato supporto teologico, siano coerenti con il ricco humus del perenne magistero della Chiesa, e al tempo stesso accolgano il magistero recente,

ha modernizzato il linguaggio vecchio e stantio della curia finalmente introducendo nella comunicazione vaticana termini nuovi e moderni, senz’altro coerenti con l’attuale contesto della storia dell’umanità e soprattutto con il magistero recente.

In particolare, in linea con le proprie dotte e prestigiose pubblicazioni passate, il prefetto ha testualmente affermato che “chi ha ad esempio un carisma di guarigione, pecca e continua a curare, no ma non vive nella grazia santificante. Certo, che se non vive nella grazia santificante è più facile che faccia delle cazzate …” [qui].

Il ragionamento non fa una piega, e in effetti è altamente probabile che anche gli alti prelati che non vivono nella grazia santificante possano dire… cavolate.

O forse abbiamo finalmente scoperto il ladro che aveva rubato il motorino di Alex Drastico (personaggio interpretato da Antonio Albanese), vittima delle maledizioni del derubato che gli augurava di diventare muto, ma non per sempre: la parola doveva ritornargli nei pochi secondi in cui doveva sparare cavolate immani.

La coincidenza con il prossimo annunciato evento della giornata mondiale dei bambini offre, tuttavia, una differente lettura: la giornata si concluderà domenica 26 maggio in piazza San Pietro con la messa presieduta dal papa e il monologo di Roberto Benigni dopo il Regina Caeli [qui].

È possibile che la presenza di Benigni abbia ingelosito il prefetto, voglioso di dimostrare al papa che non c’era bisogno di rivolgersi all’esterno per trovare fenomeni comici (al limite del soprannaturale) che abbondano anche dentro le mura vaticane? In fondo neanche Arbore e Benigni ne Il pap’occhio erano arrivati a tanto.

 

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