Roma e i nuovi barbari. Pensieri di ritorno da una visita

di Claudio Gazzoli

Caro Valli,

scrivo di ritorno da Roma, dove sono stato per il fine settimana (non per il 2 giugno, ricorrenza che per me semplicemente non esiste).

Sabato pomeriggio sono comunque passato da via dei Fori Imperiali (alla quale forse bisognerebbe cambiare nome) durante i preparativi per la sfilata di quel che rimane di un esercito che dovrebbe difenderci dagli assalitori, di tutti i tipi, e ho pensato: quanto ci costa allestire tutto quanto, comprese una ventina di tribune con circa cinquecento posti ognuna?

Ero alloggiato in zona Prati, in una struttura gestita da suore, quasi tutte non italiane. Buona l’ospitalità, come ho fatto sapere alla suora di turno prima di ripartire. Ma non ho potuto evitare di aggiungere: “Solo un appunto: riguarda quei mosaici con i personaggi dagli occhi neri nella vostra cappella”.

“Perché, che cos’hanno che non va?” mi ha detto la suorina.

“Scusi madre, ma lei conosce un certo Marko Rupnik?”.

Risposta: una fragorosa risata.

Ci siamo lasciati così, con quella risata rivelatrice del livello di percezione della situazione da parte di tanti religiosi.

Amo Roma, e non perché ci ho vissuto quattro anni (questo semmai sarebbe un buon motivo per odiarla), ma perché Roma rappresenta il tutto, l’inizio e la fine, l’inarrivabile apogeo del cammino umano, la città nel cui impero Nostro Signore ha scelto di incarnarsi, e dove ha voluto che si recassero Pietro e Paolo per fondare la sua Chiesa, eterna e indistruttibile.

Già nei lontani anni Ottanta avevo osservato la sua decadenza, ma ora ne ho sperimento dolorosamente l’aggressione assecondata e il disfacimento. Roma è diventata luogo di ritrovo della bruttezza, preda lacerata di gabbiani e nuovi barbari.

Roma, la città più agognata al mondo, nel corso della storia ha subito nove invasioni. Durante quella dei visigoti, nel 410, nonostante le difese costituite dalle mura aureliane, Alarico (entrato in città grazie ad alcuni traditori che, di notte, gli aprirono le porte) ordinò di risparmiare i luoghi di culto e tutti coloro che vi si fossero rifugiati. Oggi i traditori sono nelle istituzioni locali e nazionali, e nei luoghi simbolo della cristianità.

Costoro devono portare a termine il disegno di cancellare la nostra civiltà e, per ottenere lo scopo, stanno bombardando il pilastro centrale dell’intera struttura, nella sua armatura fisica e spirituale.

Ma noi, Roma, non ti abbandoneremo, per non doverci ricredere esclamando “Domine, quo vadis ?”.

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