Per una fenomenologia del pirla. In vista di apposita giornata mondiale

I pirla non sanno di esserlo
Se pure ne fossero informati
tenterebbero di scollarsi
con le unghie
quello stimma.

Eugenio Montale, Il pirla

di Mario Grifone

Caro Valli,

incuriosito da un recente articolo di Duc in altum [qui], ho fatto un giro sul web alla ricerca delle giornate mondiali dedicate alla qualunque, e fra le varie ne ho trovata una, dedicata ai servizi igienici (19 novembre), direi doverosa per chi si prende la briga fare questa ricerca. E poi eccone una dedicata al cane in ufficio (ultimo venerdì di giugno). Non ho visto se ce n’è una anche per i gatti, ma penso provvederanno al più presto. Infine segnalo la giornata dedicata all’orgasmo (22 dicembre) e si capisce perché, visto che è in prossimità delle lunghe feste natalizie o d’inverno, come si preferisce chiamarle.

Ebbene, tra le tante giornate dedicate ne manca, a mio avviso, una fondamentale: la Giornata Mondiale del Pirla.

Preciso per i non milanesi che il termine pirla non è da considerarsi turpiloquio. Etimologicamente rimanda alla trottola. Nella panificazione pirlare significa modellare con le mani un impasto al fine di dargli una forma sferica. Per contro, pirla non può neanche essere tradotto semplicemente come sciocco, stupido o altri sinonimi. In realtà il cosiddetto pirla è una persona che ha raggiunto l’apice di una lenta ma inesorabile evoluzione, causata da un virus, la pirlaggine appunto, che colpisce il buon senso e lo infetta gradualmente inoculando i germi della ingenuità, che via via evolve in creduloneria, fessaggine, accettazione acritica di pensieri altrui e infine appunto in pirlaggine, che nella sua peggiore virulenza si manifesta anche con comportamenti arroganti oltre che sconsiderati.

Per far capire il concetto prendiamo un esempio a caso: l’ecologia.

Chi ha avuto occasione di sentire qualche racconto di un nonno o una nonna su come si viveva nel secondo dopoguerra si sarà reso conto che in quell’epoca il buon senso era sparso a piene mani. I nostri predecessori non sprecavano nulla, riciclavano la carta dei pacchetti, facevano la spesa con borse di rete o con i carrellini, riconsegnavano le bottiglie di vetro dell’acqua, del latte e dello yogurt perché fossero nuovamente riempite e riutilizzate, e non c’era alcun bisogno di raccolta differenziata dei rifiuti che erano in massima parte di tipo organico. Possiamo a ben ragione definire tali comportamenti come ecologici, termine che ha la radice in oikos, casa. Una casa che, essendo di tutti, va mantenuta in ordine.

Col passare del tempo il virus ha cominciato ad attecchire ed è nata la categoria delle cosiddette “anime belle”: persone ancora dotate di buon senso ma che cominciano a prestare attenzione al problema ecologico notando, magari, sprechi cui non erano abituati, e fin qui tutto bene. Il passaggio successivo, quello da anima bella a ingenuo, comincia invece a creare qualche problema. L’ingenuità è il primo passo verso la creduloneria e si comincia a prestare attenzione a chi, sulla base di affermazioni pseudo scientifiche, istilla il dubbio che i comportamenti abituali non siano ecologicamente corretti. L’ingenuo si fida e non si pone il problema di verificare se tali affermazioni scientifiche lo siano veramente. Da questo momento in poi il passo è breve. Il fesso, gradino successivo, credendo di adeguarsi al pensiero comune o di acquisire una qualche considerazione parlando dell’argomento, si fa promotore di tesi predisposte da altri e piano piano ne accetta acriticamente qualunque risvolto. Da ecologista diventa così ambientalista, in quanto non è più la casa comune il bene da tutelare, ma l’ambiente deificato, di fronte al quale tutti devono inchinarsi. Inizia in questo modo una discesa rapidissima che trasformerà il fesso in pirla, persona cioè che non ha più alcuna dose di buon senso e risponde di riflesso agli stimoli imposti, esattamente come i cani di Pavlov. Sono sotto gli occhi di tutti torme di pirla che si sdraiano in mezzo alle autostrade, imbrattano opere d’arte, colorano la laguna di Venezia e altre amenità che la creatività di costoro di volta in volta pone in atto in nome di un ambientalismo acritico e indiscutibile.

La cosa strana è che il pirla nostrano è una persona che potremmo definire istruita, anche se istruzione è una parola azzardata visto lo stato di buona parte delle scuole italiane, mentre le persone semplici, che una volta venivano definite ignoranti, sono quelle che ancora fanno uso del buon senso e sono, fortunatamente, una maggioranza silenziosa che fa ancora da tenuta alla pirlaggine strabordante.

Avere a che fare con i pirla non sarebbe un gran problema. Non avendo costoro argomenti seri a supporto dei loro comportamenti, potrebbero essere facilmente smontati, ad esempio chiedendogli come mai tutta questa spavalderia non si è manifestata quando, in nome di un’emergenza tutta da dimostrare,  se ne stettero chiusi a  casa per mesi senza nulla eccepire alla palese violazione delle libertà individuali, o quando diedero acriticamente il loro assenso a trattamenti medici, carenti di informazioni sugli eventuali effetti dannosi, per ottenere un pass di libera circolazione e, finita l’emergenza, stare in giro buona parte della notte contribuendo all’inquinamento acustico e accumulando montagne di rifiuti nei quartieri della movida cittadina.

Purtroppo la pirlaggine, come ogni virus che si rispetti, tende a mutare adattandosi all’organismo infettato, in modo da sopravvivere il più possibile e scatenarsi con virulenza nella forma più grave e, ahimè pandemica, dell’arroganza. Abbiamo visto come persone che cercano di rispolverare la virtù del buonsenso vengono attaccate in ogni modo, bannate dai social, interrotte se organizzano incontri. La censura imposta dai pirla non solleva alcuna protesta, neanche un’alzata di sopracciglio, e anzi viene incoraggiata come espressione di tutela democratica del pensiero dominante che non ammette deragliamenti e cedimenti al buio medioevo. Piccola parentesi: non si capisce perché tirare sempre fuori il medioevo come termine di paragone dei comportamenti più retrivi, invece di esaltarlo per il fatto che se il nostro Paese è il più bello del mondo lo dobbiamo proprio a quei secoli bui! Forse perché erano cristiani? Vai a capire.

L’incremento costante dei pirla, incoraggiato anche da media compiacenti e dall’impunità delle loro manifestazioni, rende a questo punto doverosa l’istituzione di una giornata mondiale a loro dedicata in ossequio anche alla sublimazione della loro mentore, una studentessa (si fa per dire) nordica che, avendo l’abitudine di marinare la scuola, ha pensato bene di trasformare questa attitudine in un lavoro di successo.

Se all’inizio del secolo scorso lo slogan era “lavoratori di tutto il mondo unitevi”, nell’attuale era digitale dovrebbe essere “pirla di tutto il mondo unitevi”, tanto anche l’intelligenza non è più reale ma artificiale!

Non praevalebunt!

 

 

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