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Quando il Nazareno si presentò in Vaticano

 

In  quel tempo le cronache parlarono a lungo di un «patto del Nazareno», una complicata faccenda politica mai del tutto chiarita. Ma non si venne mai a sapere che il vero patto del Nazareno fu un altro.

Un giorno infatti il Nazareno si fece coraggio e decise di andare in Vaticano. Aveva un patto da proporre al papa.

Si presentò alle guardie svizzere ma fu respinto. Gli fecero un sacco di domande: chi era, che cosa voleva, se aveva prenotato, se aveva un accredito, se poteva contare su qualche amico cardinale.

Il Nazareno rimase senza parole. Non aveva prenotato, non aveva un pass, non aveva un cardinale amico. Tentò di spiegare che aveva da proporre un patto al papa, una cosa importante. Ma non ci fu verso.

Passarono di lì alcuni volontari che si dedicavano alle docce per i senza tetto e al servizio barba e capelli. Quando videro quell’uomo dalle lunghe chiome, che indossava una poverissima tunica di sacco e sembrava proprio bisognoso di assistenza, lo presero sottobraccio e lo portarono verso il colonnato, dove il papa aveva fatto installare le docce per i barboni e dove all’occorrenza uno poteva gratuitamente farsi tagliare i capelli e radere il volto.

«Ma io non voglio fare la doccia! Voglio vedere il papa!», tentò di spiegare, in modo mite ma deciso, il Nazareno. Siccome però i volontari, per quanto anch’essi miti, erano più decisi di lui e lo trascinavano verso le docce, a un certo punto il Nazareno si sottrasse a quell’abbraccio e fuggì.

Approfittando di un gruppo di turisti che stavano per entrare in Vaticano per visitare la zona archeologica, si mescolò a quella piccola folla e riuscì a farla franca.  Quando si trovò a due passi da Santa Marta, avendo imparato il trucco, si mescolò a un gruppo che stava entrando per partecipare alla messa del papa, e così dopo pochi minuti si ritrovò nella cappella.

Il papa entrò, tenne un’omelia in cui parlò della misericordia, sorrise a tutti, strinse molte mani e, prima di tornare nel suo ufficio, notando quell’uomo cencioso ed evidentemente povero e bisognoso, gli si avvicinò.

«Finalmente!», pensò il Nazareno. Si fece dunque coraggio e disse: «Santità, devo parlarle. Avrei un patto da sottoporle».

Il papa guardò l’orologio ma, essendo misericordioso, non si sottrasse. «Guardi – gli disse – ci sono qui molte persone in attesa. Ma lei salga nel mio studio. Appena finisco, arrivo».

Le guardie restarono stupite. Perché il papa aveva deciso di ricevere quello strano personaggio che, detto fra noi, aveva l’aria del terrorista? Possibile che quel sant’uomo non capisse i rischi che correva? Loro cercavano di proteggerlo in tutti i modi, ma lui i pericoli andava proprio a cercarseli!

Il Nazareno dunque si avviò verso l’ascensore, ma lì c’erano altri due volontari che, non appena lo videro, lo presero sottobraccio e, in modo mite ma deciso, lo trascinarono fuori: «Vieni, vieni con noi. Hai sbagliato strada: le docce sono dall’altra parte. Non avere paura. È tutto gratuito. E potrai anche raderti e farti tagliare questi lunghi capelli. Tutto gratis, grazie al papa!».

«Ma io non voglio fare la doccia!», cercò di dire il Nazareno. «Non voglio nemmeno tagliare la barba e i capelli. Li ho sempre portati così!».

Siccome quelli non lo mollavano, il Nazareno, per la seconda volta, si sottrasse all’abbraccio e fuggì.

Questa volta la salvezza si presentò sotto forma di una fila di fraticelli barbuti che stavano entrando in Vaticano attraverso il cancello del Petriano. Mescolarsi a loro non fu difficile, e il Nazareno poté così dirigersi nuovamente verso Santa Marta. Lì la guardia si ricordò di lui e dell’appuntamento che il papa gli aveva concesso. Lo fece dunque passare e il Nazareno, anziché prendere l’ascensore, questa volta si diresse verso le scale. Ma una squadra di volontari, guidati dall’elemosiniere pontifico, proprio in quel momento stava scendendo i gradini per recarsi a cercare poveri e senza tetto da aiutare. E così, non appena lo videro, applicarono la solita tecnica. Utilizzando parole rassicuranti, lo presero sottobraccio e lo condussero fuori: «Vieni, vieni con noi, non avere paura. Vedessi come sono belle le docce che il nostro papa ha fatto costruire sotto il colonnato. Acqua calda, shampoo, bagnoschiuma, morbidi asciugamani. Tutto gratuito! E poi barba e capelli! I barbieri sono bravissimi e non dovrai pagare nemmeno un euro! Vieni, vieni!».

«Ma io non voglio fare la doccia!», cercò di dire il Nazareno. Orami però era stanco e non riusciva più a opporre resistenza. Uno dei volontari, poi, era così robusto che lo trascinava come un fuscello.

Un’ora dopo, quando il Nazareno si guardò allo specchio, fece fatica a riconoscersi: lavato, rasato e rivestito con una tuta blu con la scritta «Italia» sul petto, sembrava uno dei tanti turisti. I suoi capelli giacevano a terra, irrimediabilmente tagliati. E il barbiere, con un largo sorriso, mentre riponeva le forbici continuava a dire: «Non ci devi ringraziare. Tutto gratis amico, tutto gratis!».

Il Nazareno uscì, sentì freddo alla testa, pensò al patto che voleva sottoporre al papa e decise di lasciar perdere.

Aldo Maria Valli

da Il diavolo in piazza San Pietro e altri racconti 

 

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