Quando i servizi segreti polacchi cercarono di screditare Giovanni Paolo II

Una donna, un finto diario, una finta storia d’amore con l’ex arcivescovo di Cracovia. Questi gli ingredienti di una storia inventata dai servizi segreti polacchi all’inizio degli anni Ottanta. Con uno scopo preciso: screditare Giovanni Paolo II.

La raccontiamo oggi, 22 ottobre, memoria liturgica di san Giovanni Paolo II, per non dimenticare il clima di quegli anni.

La vicenda, uscita dagli archivi polacchi e finora inedita, è narrata da  Wlodzimierz Redzioch, vaticanista polacco da anni in Italia, autore, fra molti altri volumi, di «Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano» (edizioni Ares).

Racconta dunque Redzioch che a partire dal 1981, quando l’attentato alla vita di Karol Wojtyła da parte di Ali Agca, in piazza San Pietro, non riuscì, i servizi segreti polacchi cercarono in ogni modo di «sopprimere» Giovanni Paolo per un’altra via, cioè screditandolo.

Fu il IV Dipartimento del Ministero degli interni polacco, specializzato nella lotta al clero e alla Chiesa, a elaborare il piano. L’operazione, chiamata in codice «Triangolo», prevedeva di ricorrere a un vecchio metodo: costruire una falsa relazione tra Karol Wojtyła e una donna, Irena Kinaszewska, una dipendente del settimanale «Tygodnik Powszechny», testata con la quale il futuro pontefice collaborava quando era arcivescovo di Cracovia.

Irena, vedova e con un figlio da mantenere, per arrotondare lo stipendio batteva a macchina tesi di laurea e anche i discorsi di Wojtyła. Si pensò quindi di estorcerle qualche dichiarazione compromettente e l’incarico fu affidato al capitano Piotrowski, colui che anni dopo, con altri membri del Ministero degli interni, avrebbe torturato e ucciso il sacerdote Jerzy Popiełuszko.

Gli uomini dei servizi segreti, dopo aver attirato Irena a un incontro, cercarono di farle dire (anche con l’uso di droghe sciolte nelle bevande) qualcosa di compromettente o per lo meno di equivoco circa il suo rapporto con l’arcivescovo. La conversazione fu registrata da una telecamera nascosta, ma Irena non disse nulla di imbarazzante e parlò sempre di Wojtyła come di un uomo santo.

Fallito questo primo tentativo, il IV Dipartimento preparò dunque un falso diario della Kinaszewska, nel quale la donna descriveva la sua storia d’amore con l’arcivescovo di Cracovia. Per realizzare il testo fu utilizzata una macchina da scrivere che batteva alcune lettere allo stesso modo della macchina di Irena. Il piano prevedeva che, una volta confezionato, il diario dovesse essere ritrovato dai servizi di sicurezza durante una perquisizione nella casa di padre Andrzej Bardecki, amico di Wojtyła e anch’egli collaboratore di «Tygodnik Powszechny». Dopo di che i contenuti del falso diario sarebbero stati diffusi in tutto il mondo.

È il mese di febbraio del 1983 quando due donne dei servizi si presentano a Cracovia e suonano alla porta di padre Bardecki. Dicono che devono consegnare un pacco e mentre una intrattiene l’anziana perpetua l’altra va nella stanza del sacerdote e lì nasconde il diario, dietro un termosifone.

Il più sembra fatto. Ora si tratta soltanto di organizzare il ritrovamento del diario e, per festeggiare, il gruppo dei servizi segreti si reca nel ristorante dell’Holiday Inn. Presi dall’euforia, tutti bevono abbondantemente e alla fine il capitano Piotrowski si mette alla guida della sua auto completamente ubriaco. La conseguenza è inevitabile: l’auto si schianta. Arriva una pattuglia della stradale e gli agenti vogliono arrestare il capitano, al che Piotrowski, per difendersi, mostra il distintivo dei servizi e, sotto gli effetti dell’alcol, si lascia sfuggire tutti i contenuti dell’operazione.

Quella stessa notte uno degli agenti della pattuglia informa un amico che lavora nella curia arcivescovile di Cracovia ed è così che il falso diario, ritrovato in casa di  padre Bardecki, viene subito distrutto.

Due giorni dopo gli uomini dei servizi, ignari, vanno a colpo sicuro da padre Bardecki per inscenare la perquisizione, ma dietro il termosifone naturalmente non trovano nulla. Grazie all’onestà di un anonimo agente della polizia stradale, il piano per screditare Karol Wojtyła è fallito.

Commenta Wlodzimierz Redzioch: «Quante forze oscure tramavano allora contro Giovanni Paolo II e tentavano di denigrare la sua figura! E quante  forze, anche oggi, vogliono sminuire l’importanza del suo pontificato e del suo magistero!».

Aldo Maria Valli

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