Quando Enrico VIII difese i sacramenti dall’assalto di Lutero. E un pericolo che ritorna
Monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, in Kazakistan, ha scritto una postfazione per la traduzione tedesca di La difesa dei sette sacramenti, libro pubblicato dal re Enrico VIII nel 1521, prima della sua eresia e dello scisma, per confutare gli errori di Martin Lutero, fondatore del protestantesimo, in particolare per quanto riguarda i suoi attacchi ai sacramenti della Chiesa cattolica.
Ne dà notizia Lifesitenews, che propone in inglese il testo di monsignor Schneider.
Il vescovo Schneider definisce il libro come un “capolavoro teologico”, sottolineando che Martin Lutero “ribaltò in modo radicale l’ordine divino dei Sacramenti e realizzò quindi una rivoluzione contro la tradizione” della Chiesa.
Il libro del re è stato recentemente ripubblicato in tedesco in occasione del cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante, un evento che ha diviso la cristianità ed è stato uno dei più grandi colpi alla fede cristiana nella storia.
Enrico VIII scrisse l’opera prima di lasciare la Chiesa cattolica per diventare il “capo supremo” della Chiesa d’Inghilterra perché il papa si rifiutava di concedergli l’annullamento del matrimonio. Gli storici ritengono che il sovrano nella stesura del libro sia stato aiutato da studiosi teologi come san Tommaso Moro.
Schneider scrive che, contrariamente alle affermazioni di Lutero di voler restaurare la dottrina biblica, egli ribaltò “in modo radicale l’ordine divino dei Sacramenti” e “quindi compì una rivoluzione contro la tradizione che era rimasta valida per millecinquecento anni”. Sostiene inoltre che la comprensione di Lutero dei Sacramenti è “una teoria creata dall’uomo” ed “ha inferto un colpo mortale al divino ordine sacramentale negando il vero carattere sacrificale dell’Eucaristia”.
Qui di seguito vi propongo la postfazione di monsignor Schneider in italiano.
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Postfazione del vescovo Athanasius Schneider alla traduzione tedesca di La difesa dei sette sacramenti
Dio ama portare la salvezza eterna all’umanità con l’aiuto dei deboli e dei piccoli. Ha scelto la nostra debole natura umana e l’ha connessa inseparabilmente alla Sua Divina Persona, trasformandola così nell’unico strumento di salvezza. L’effetto redentrice dell’umanità di Cristo fu poi trasmesso ai Sette Sacramenti, che a loro volta sono legati a segni esterni, deboli e piccoli: acqua, olio, pane, vino, l’imposizione delle mani, parole. Per raggiungere la salvezza eterna l’uomo deve umiliarsi e accettare segni tanto modesti e visibili. Tertulliano ha espresso tutto ciò nella frase: “La carne è il cardine della salvezza”, “Caro salutis est cardo” (De resurrectione mortuorum 8, 2).
Il Catechismo romano (parte II, n. 14) menziona diversi motivi per cui Dio istituì i Sacramenti che dipendono da tali segni esterni: 1) la natura dell’uomo, che ha un corpo e un’anima; 2) la fedeltà delle promesse di Dio: “Il nostro Salvatore Gesù Cristo ha istituito alcuni segni sensibili e visibili con i quali potrebbe obbligarsi, per così dire, con le promesse e rendere impossibile dubitare che sarà fedele alle sue promesse”; 3) il canale attraverso il quale deve fluire nell’anima l’efficacia della Passione di Cristo; 4) che ci possano essere alcuni segni e simboli per distinguere i fedeli dai non cattolici e per unire i fedeli con una sorta di legame sacro; 5) professione pubblica della nostra fede; 6) accendere la nostra carità l’uno verso l’altro come membri di un solo corpo; 7) reprimere e sottomettere l’orgoglio del cuore umano, ed esercitarci nella pratica dell’umiltà; “Perché ci obbligano a sottometterci ad elementi sensibili in obbedienza a Dio, contro il quale ci eravamo già ribellati imperiosamente per servire gli elementi del mondo”.
Nella sua divina saggezza, Gesù Cristo, il Salvatore del genere umano, istituì l’ordine della vita di grazia per mezzo dei sette Sacramenti, vale a dire mediante sette canali visibilmente riconoscibili di grazie redentrici. Gli Apostoli hanno trasmesso questo ordine sacramentale come “amministratori fedeli dei misteri di Dio” (1 Cor. 4: 1) e la Chiesa li ha conservati in ogni momento, con lo stesso senso e con lo stesso significato (Eodem sensu eademque sententia).
Fu Martin Lutero a rovesciare in modo radicale questo ordine divino dei Sacramenti e quindi a compiere una rivoluzione contro la tradizione che era rimasta valida prima del suo tempo per millecinquecento anni e riguardava la vita essenziale della Fede e della Chiesa. […] Così si può vedere che l’insegnamento di Lutero sui Sacramenti è davvero una teoria creata dall’uomo e che la sua pratica sacramentale è un ordine arbitrariamente stabilito dall’uomo. Pertanto i Sacramenti menzionati da Lutero non sono mezzi istituiti divinamente per la trasmissione della grazia, ma piuttosto segni o simboli della grazia promessa da Dio.
Lutero diede il colpo mortale all’ordine sacramentale divino negando il vero carattere sacrificale dell’Eucaristia, da lui ridotta a un pasto che chiamò “ultima cena”. Tuttavia l’intera vita della Chiesa e di ciascuno dei fedeli ruota attorno al sacrificio sacramentalmente realizzato con la Croce. L’Eucaristia contiene quindi tutto il bene spirituale della Chiesa (san Tommaso d’Aquino, Summa theologica III 73, 3c), perché rappresenta il sacrificio di Cristo sulla Croce. Abolendo il sacramento del sacrificio eucaristico, Lutero rimosse le basi per la vera vita sacramentale, perché gli altri sacramenti sono tutti orientati verso il sacrificio eucaristico come fonte e come culmine (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11).
La rivoluzione di Lutero contro parti essenziali della vita della Chiesa suscitò all’epoca una protesta spontanea del sensus fidei di molti suoi contemporanei. Una delle prime voci di protesta fondate e sostenute teologicamente fu l’Assertio septem sacramentorum del trattato di re Enrico VIII . Fu, per così dire, una reazione di difesa contro ciò che fu avvertito come un attacco contro i Sacramenti e specialmente contro il Sacro Sacrificio della Messa, il più grande tesoro spirituale della Chiesa. Il re Enrico VIII disse che la santità degli altri Sacramenti fuoriesce dal Corpo eucaristico di Cristo (Assertio, Postfatio). Il re caratterizzò questo attacco di Lutero in modo appropriato con le parole di San Bernardo di Chiaravalle: “Gli eretici lacerano con i loro denti velenosi, secondo i loro capricci, e in una specie di competizione, i Sacramenti della Chiesa come il loro cuore di madre ”(Assertio, cap. 11).
Nel nostro tempo sperimentiamo un nuovo attacco all’ordine divino dei Sacramenti, ad esempio con l’aiuto della pratica per ammettere adulteri non pentiti alla Santa Comunione, che nel frattempo è stata ufficialmente accettata da molte diocesi e si basa sul documento papale Amoris laetitia. Le seguenti parole conclusive di Enrico VIII nel suo capolavoro teologico rimangono rilevanti soprattutto per noi oggi: “Imploro tutti i cristiani e li supplico nel nome del Cuore di Cristo in cui crediamo: distogliete le orecchie da queste parole senza Dio [di Lutero] e non favorite divisioni e discordie, specialmente in un momento in cui i cristiani dovrebbero essere i più uniti contro i nemici di Cristo”.