Ecco la vita quotidiana di Benedetto XVI nel “Mater Ecclesiae”

Anche chi non conosce la lingua tedesca non potrà che restare commosso nel vedere il documentario di mezz’ora che è stato mandato in onda il 3 gennaio dalla televisione bavarese. Dedicato alla vita del papa emerito Benedetto XVI nel monastero Mater Ecclesiae e ai suoi legami con la terra natale, ci mostra Joseph Ratzinger com’è oggi, in tutta la sua fragilità.

La lucidità non è venuta meno, ma l’età ha lasciato il segno. Papa Benedetto parla con un filo di voce e deve muoversi con l’aiuto di una sedia a rotelle. Davanti a noi un uomo che trascorre le sue giornate nella preghiera e nello studio, in compagnia del fedele segretario monsignor Georg Gänswein e dei suoi moltissimi e amatissimi libri.

Nel documentario trasmesso dalla Bayerischer Rundfunk il novantaduenne papa emerito parla solo tre volte e la sua voce è udibile a stento, ma quelle che parlano sono le immagini.

“Avevo una grande voce, ora non funziona più”, dice Benedetto. “Uno vede che la sua forza non c’è più”, spiega l’arcivescovo Georg Gänswein. “La sua voce è semplicemente rotta, più debole”, ma ciò che è “importante” per lui è “la buona compagnia” che “solleva il suo cuore”. “Le dimissioni – dice Gänswein – sono state una decisione lunga, ben pregata e sofferta, di cui non si è mai pentito. Il papa è completamente in pace con se stesso”.

L’aspetto fisico è molto peggiorato nel giro degli ultimi due anni, come si vede confrontando le immagini attuali (il documentario è stato girato lo scorso mese di settembre) con quelle del 2017, quando Benedetto ringraziò gli ospiti intervenuti alla celebrazione del suo novantesimo compleanno.

Nel programma, intitolato La piccola Baviera in Vaticano, oltre a monsignor Gänswein intervengono il fratello del papa emerito, monsignor Georg Ratzinger (novantacinque anni) e padre Bruno Fink, che fu segretario di Ratzinger dal 1978 al 1983, quando il futuro papa era arcivescovo di Monaco e Frisinga.

È monsignor Gänswein a fare un po’ da cicerone per gli spettatori, guidandoli nell’ex monastero Mater Ecclesiae, la residenza del papa emerito, nel cuore dei giardini vaticani. Vediamo così Benedetto XVI nel suo studio, circondato dai libri e da cimeli che gli ricordano la Baviera, e poi nella cappella e su una panchina nei giardini.

Nello studio, Benedetto e l’arcivescovo Gänswein parlano della scrivania e il papa spiega che l’ha usata per ben sessantacinque anni: “Ha fatto molta strada”. E il segretario precisa che proprio a quella scrivania il teologo Ratzinger ha scritto la maggior parte delle sue opere, molte delle quali sono diventate best seller mondiali, tradotti in numerose lingue. “La vita del professore di teologia Joseph Ratzinger si riflette in migliaia di libri”, osserva l’autore del documentario, Tassilo Forchheimer. Benedetto “dice che per lui tutte le fasi della sua vita sono contenute nei libri e si occupa di loro ogni giorno”.

Il documentario è girato con grande rispetto del papa emerito e delle sue attuali condizioni. Agli spettatori viene spiegato che Ratzinger conduce ancora oggi una vita regolata da orari precisi, a partire dalla Santa Messa del mattino, celebrata ogni giorno con monsignor Gänswein alle 7:30 nella cappella privata.

Veniamo anche a sapere che Joseph Ratzinger è ancora goloso dei dolci bavaresi e che i piatti della tradizione tedesca e quelli della cucina italiana sono serviti in giorni separati, perché tutti assieme sarebbero “troppo”. I pasti sono cucinati dalle Memores Domini italiane (troppo timide per lasciarsi filmare) che assistono Benedetto XVI quotidianamente e sono diventate esperte di cucina bavarese.

Tra i cimeli di origine bavarese che si trovano nella residenza ci sono fotografie dei genitori e dei fratelli di Benedetto (la sorella Maria è morta nel 1991) e c’è un dipinto di sant’Agostino di Ippona che gli fu regalato nel 1977 quando Ratzinger era arcivescovo di Monaco e Frisinga. C’è anche un pezzo di pan di zenzero con incise nella glassa le parole Dahoam is Dahoam, che nel dialetto bavarese significano “Non c’è nessun posto come la casa”, un ricordo dell’Oktoberfest.

Nella cappella c’è una replica (l’originale si trova nella Marienplatz di Monaco) della statua della patrona della Baviera, la Madonna con Gesù Bambino e lo scettro in mano, dono dell’ex primo ministro bavarese Edmund Stoiber.

La terra natale è molto presente nel cuore di Benedetto XVI. “Sono sempre molto unito alla Baviera e ogni notte affido il nostro Stato al Signore”, spiega il papa emerito. “Nel mio cuore, sono sempre legato alla Baviera”.

A.M.V.

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