“Dal profondo del nostro cuore”. Una bellezza certa ed evidente

È uscito in questi giorni in Italia il libro di Joseph Ratzinger e del cardinale Robert Sarah Dal profondo del nostro cuore. L’edizione italiana è pubblicata dalla casa editrice Cantagalli, e proprio al titolare, David Cantagalli, mi sono rivolto con alcune domande.

David, che cosa ti ha colpito di più in questo libro?

C’è un minimo comune denominatore che lega nel tempo e nello spazio, in ciò che è visibile e in ciò che è invisibile, le azioni dell’uomo e la presenza statica e dinamica, grandiosa e meravigliosa della natura, o della creazione se si preferisce. Una bellezza certa ed evidente che s’impone al di là di ogni valutazione o ragionamento umano. Questa sostanza, che impregna le azioni umane e la creazione e sfugge a ogni tentativo umano di definizione razionale o sentimentale, appare anche al non credente come una verità inconfutabile ed evidente. Ieri ho trascorso la giornata in un luogo in cui quello che tento di spiegare mi è parso evidente. Con chiarezza, la bellezza di quel posto ha molto a che fare con le pagine del libro Dal profondo del nostro cuore. “Dal profondo del nostro cuore”! Che bella definizione per qualcosa che sta al di sopra delle nostre meschinità, dei nostri interessi, dei nostri desideri, dei nostri limiti e appartiene a una sostanza che esiste ed è sensibile, ma si sottrae a ogni definizione umana. Al di là di ogni valutazione o interesse che ciascun uomo possa avere sugli argomenti trattati dagli autori di questo libro, ne consiglierei la lettura a chiunque, perché emerge in quelle pagine un’intelligenza della mente e del cuore identica a quell’intelligenza di cui facevo esperienza ieri, nei boschi delle Carline e delle Cornate di Gerfalco, al confine tra Siena e Grosseto, a “caccia di Dio” in un’armonia di sottofondo che in ogni istante, dolcemente, ti sussurra:  eccolo, è lì, riesci a vederlo? È lì, anche tra le pagine di quel libro che l’insipienza umana, ahimè, ha voluto deformare brutalmente.

Ho visto che nella home page del sito della tua casa editrice il libro è presentato come opera di Robert Sarah con Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. Senza tornare sulle polemiche delle settimane scorse, puoi dirci qualcosa sulla genesi del libro? Qual è stato il ruolo di Benedetto XVI?

Caro Aldo, mi fai una domanda alla quale sai bene che non posso rispondere per un semplice motivo: non posso e non voglio entrare in una dimensione che appartiene solo al papa emerito Benedetto XVI e a sua eminenza il cardinale Sarah.

Posso approfittare per chiederti se gli altri libri di Joseph Ratzinger presenti nel vostro catalogo continuano ad avere un pubblico in Italia?

I libri di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI hanno sorprendentemente un vasto pubblico anche quando Ratzinger affronta argomenti di “nicchia”. Il papa emerito ha ricevuto un grande dono: il carisma della parola e della scrittura. Con le sue parole egli riesce a rendere evidente quell’intelligenza del cuore e della mente che non ci appartiene.

Più in generale, dal tuo punto di vista, qual è lo stato di salute dell’editoria di argomento religioso?

Non mi è mai piaciuta la definizione “editoria religiosa”, soprattutto se riferita al progetto culturale che la nostra casa editrice porta avanti da quasi un secolo. Abbiamo evidentemente una consuetudine cattolica, ma questo non vuol dire necessariamente sacra o religiosa, bensì propriamente universale. Sono convinto che tale “etichetta” nasca da una distinzione che, a mio parere, è molto riduttiva. Oggi molti ritengono che la religione abbia a che fare soltanto con una dimensione privata, intima della vita. Io credo perché nella creazione e in alcune manifestazioni umane mi appare evidente la presenza di Dio, e ciò qualifica e arricchisce la mia vita, non la riduce. Così rispondo indirettamente alla tua domanda: l’editoria religiosa è in crisi e la causa del suo malessere è dovuta, in parte, a questa distinzione che riduce fortemente il senso più vero e autentico della religione. È una crisi diffusa quella dell’editoria in genere, non solo quella legata al mondo religioso, ed è una crisi che ha cause antropologiche gravi.

A cura di Aldo Maria Valli

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