Chiose e postille di padre Giocondo / 5

Cari amici di Duc in altum, anche il padre Giocondo da Mirabilandia, nelle sue Chiose e postille, si occupa del coronavirus, ma da una prospettiva tutta particolare.  Essendo uno studioso dei messaggi di Anguera, è andato a riprendere quelli che parlano di una malattia e un’epidemia che colpiranno il mondo. Riferimenti all’attualità?

A.M.V.

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Anguera ha già parlato del coronavirus?

Caro dottor Valli, già ho avuto modo di manifestare in questa sede il mio interesse per i messaggi della Madonna di Anguera, che possono essere facilmente consultati da chiunque sull’apposito sito.

Pur essendo privi per il momento di un vero e proprio riconoscimento ecclesiale (il fenomeno, del resto, è ancora in corso), essi appaiono quanto mai credibili e illuminanti.

Faccio questa premessa per introdurre un argomento davvero esplosivo: già da diversi giorni, alcuni blog di resistenza cattolica simili a Duc in altum stanno accostando  passaggi di questi testi mariani alla drammatica epidemia di coronavirus che sta allarmando il mondo intero. Richiamato da questi post, sono andato a ricontrollare i numerosi messaggi di Anguera, evidenziando in particolare le seguenti voci: malattia, epidemia e virus. Ed ecco il risultato sorprendente della mia piccola ricerca.

Come interpretare queste frasi?

Di espressioni che potrebbero collegarsi all’attuale infezione ce ne sono diverse, tutte risalenti agli anni 2005 e 2006: alcuni di questi collegamenti appaiono meno sicuri (nel senso che le espressioni potrebbero anche riferirsi a situazioni ancora future); altri invece appaiono molto più precisi e calzanti (e quindi difficili da contestare).

Queste le espressioni, per così dire, meno certe (ma pur sempre preoccupanti):

«Sorgerà una malattia misteriosa, che viene dalla sabbia [?]». (Messaggio n. 2592, del 22 ottobre 2005)

«Verrà una malattia e sarà peggiore di tutte quelle finora esistite. Gli uomini saranno contaminati e milioni di cadaveri saranno sparsi per ogni dove». (Messaggio n. 2719, del 12 agosto 2006)

Mi domando: si tratta della presente malattia, o dovrà venirne una peggiore?

Queste invece le espressioni che sembrano calzare alla perfezione con il quadro che, giorno dopo giorno, si va già delineando davanti ai nostri occhi:

«Un’epidemia si diffonderà in varie nazioni e i miei poveri figli conosceranno una croce pesante». (Messaggio n. 2626, del 10 gennaio 2006)

«L’umanità porterà una croce pesante a causa di un’epidemia. Soffro per ciò che vi attende». (Messaggio n. 2602, del 14 novembre 2005)

«Sappiate che una famosa città resterà deserta. Un’epidemia allontanerà da essa molti dei suoi abitanti e gli altri moriranno». (Messaggio n. 2559, del 9 agosto 2005)

Mi domando: come si fa qui a non pensare alla grande città cinese di Wuhan?

Ma la frase che più mi ha colpito in questa ricerca è stata la seguente:

«Gli uomini hanno preparato il virus della morte e i miei poveri figli conosceranno grandi sofferenze. Non ci saranno barriere per contenere la sua avanzata». (Messaggio n. 2594, del 25 ottobre 2005)

Si tratterebbe quindi non di un fenomeno naturale (da sempre la storia ha registrato malattie infettive e pandemie, poi puntualmente superate), bensì di un vero e proprio strumento di morte, prodotto in laboratorio, non sappiamo bene dove né da chi).

E se veramente così fosse, come non citare qui il noto proverbio popolare: «Chi è causa del proprio mal pianga sé stesso»?

Se le frasi di cui sopra appaiono inquietanti e obbligano anche i lettori più scettici a porsi delle domande serie sul fenomeno di Anguera, ci sono altre espressioni di quei messaggi che ci offrono una interpretazione di quanto sta accadendo, che non si può certo mettere in dubbio: la malattia infettiva come segno del peccato.

«L’umanità è diventata povera spiritualmente perché gli uomini si sono allontanati dal Creatore. Il peccato si è diffuso come la peggiore epidemia e i miei poveri figli camminano come ciechi alla guida di altri ciechi. Ecco il tempo del vostro ritorno». (Messaggio n. 3938, dell’11 febbraio 2014)

«Non permettete che il demonio vi renda schiavi. Il peccato è diventato la peggiore epidemia, causando morte spirituale in molte anime. Tornate. Riconciliatevi con Dio». (Messaggio n. 3996, del 17 giugno 2014)

Nelle mani di Dio, o nelle mani degli uomini?

Arrivati a questo punto, mi viene in mente un fatto narrato nella sacra Scrittura e relativo alla vita del re Davide (cfr 1Cro 21,1-14). Dopo aver consolidato le sue conquiste territoriali e prima di iniziare la costruzione del tempio di Gerusalemme, il sovrano ordinò ai suoi collaboratori di realizzare un accurato censimento di tutto il popolo, in modo da sapere con precisione su quanti uomini abili alle armi poteva contare: ciò gli sarebbe servito per programmare altre eventuali campagne militari. Ma il Signore non gradì questa iniziativa del re, perché parve ai suoi occhi come una mancanza di fiducia nei suoi confronti, per poggiare invece sulle capacità e sulle forze umane.

Per questo il Signore inviò al re David il profeta Gad il quale, come forma di espiazione, chiese al sovrano di scegliere lui stesso tra tre castighi, miranti tutti a ridurre severamente il numero complessivo dei suoi sudditi: 1) tre anni di carestia; 2) tre mesi di fuga sotto la spada dei nemici; 3) o tre giorni di peste su tutto il territorio di Israele.

Da notare che nel secondo caso – la spada dei nemici – il castigo sarebbe stato inferto dalla volontà degli uomini; negli altri due casi invece – la carestia e la peste –, essendo la natura ad agire, i castighi si sarebbero dovuti attribuire alla volontà di Dio.

E qui abbiamo la meravigliosa risposta del re Davide al profeta Gad, risposta che rimane valida per sempre, anche ai nostri giorni. Disse il re: «Sono in angoscia terribile. Ebbene, che io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è molto grande; ma che io non cada nelle mani degli uomini!» (1Cro 21,13). E così il Signore mandò tre giorni di peste su tutto il paese, peste che causò la morte di settantamila Israeliti.

Questa vicenda va applicata per analogia alla nostra situazione attuale.

Abbiamo detto più sopra – e alcuni giornalisti già lo avevano ipotizzato – che il virus responsabile dell’attuale contagio sarebbe frutto di operazioni di laboratorio: ebbene, se esso è semplicemente naturale, stiamo tranquilli perché, se anche il Signore talvolta ci castiga con giustizia per mezzo delle cause seconde (come sono appunto le forze della natura), lo fa sempre moderandosi per mezzo della sua misericordia; ma se il suddetto virus è opera dell’uomo… beh, allora, dobbiamo iniziare a preoccuparci per davvero, perché l’uomo, in questi casi, è sempre il peggiore nemico di se stesso.

Padre Giocondo da Mirabilandia

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