I cattolici al tempo del coronavirus / 12

Qui Milano

Benvenuti nell’Italia senza Messe. Noi qui in Lombardia vi abbiamo anticipato. Rattrista che la Cei si sia adeguata alle decisioni del governo con totale remissività, senza avanzare neppure una proposta alternativa. I vescovi avrebbero potuto proporre, per esempio, Sante Messe suddivise per categorie, con un numero limitato di presenze e distanze di sicurezza tra una persona e l’altra. Così invece passa l’idea che la Messa sia solo una “cerimonia”, non un atto di culto.

Lettera firmata

Milano

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Qui Varese

Il fenomeno delle Messe clandestine ci sta avvicinando all’esperienza cinese. Chi vuole restare cattolico, e non aderire a una sorta di Chiesa di Stato piegata alle direttive governative, deve scendere nelle catacombe. Prima di eliminare del tutto le Messe con concorso di pubblico, la Cei avrebbe potuto fare qualche proposta per salvaguardare il diritto dei fedeli al culto. Invece i vescovi sembrano più attenti alle esigenze di buon vicinato con il governo che ai diritti dei fedeli.

Lettera firmata

Varese

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Qui Roma / 1

Mi chiedo: la Messa è una semplice “cerimonia” o un atto di culto? Il decreto governativo dice che sono sospese “le cerimonie civili e religiose”, ma la Messa può rientrare tra le “cerimonie”?

Le chiese sono luoghi di culto e come tali sono aperte. Ci si può entrare per pregare, ma allora perché non per la Messa?

Capisco la sospensione di matrimoni e funerali, che sono in effetti cerimonie, alle quali partecipano anche non credenti e non praticanti, ma la Messa non può essere equiparata a tali cerimonie.

Prima di sospendere le Messe con concorso di pubblico la Cei avrebbe potuto proporre soluzioni alternative. Invece nulla.

Lettera firmata

Roma

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Qui Roma / 2

Capisco che la situazione è seria e tutti dobbiamo collaborare per fermare il contagio ed evitare il collasso delle strutture sanitarie, però il modo in cui la Chiesa si è immediatamente allineata alle direttive dello Stato suscita l’impressione che la Chiesa stessa abbia come proprio referente il mondo politico e non i fedeli. Anche nell’uso del linguaggio non c’è molta differenza tra i comunicati dei vescovi e quelli governativi. Da parte della Chiesa un vero e proprio cedimento.

Lettera firmata

Roma

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Qui Roma / 3

“L’accoglienza del Decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica”.

La Cei scrive così nel comunicato che sospende le Messe con il concorso di pubblico. Prendiamo atto che “contribuire alla tutela della salute pubblica”, non contribuire alla salvezza dell’anima, è diventato il compito dei vescovi.

Lettera firmata

Roma

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Qui Friuli Venezia-Giulia

Sono una semplice cristiana, arrabbiata con i pastori. Volevo ringraziarla perché con le sue parole ha dato voce al mio pensiero che da qualche giorno cerco di trasmettere a qualche sacerdote e vescovo in cui avevo riposto grande fiducia.

Siamo in Carnia: paesini di montagna, dove il coronavirus ancora non è arrivato e la gente che crede si sente presa in giro dai rappresentanti della Chiesa.

Noi ci siamo, noi crediamo, e per il nostro bene vogliamo Santa Messa ed Eucaristia.

Lettera firmata

Tolmezzo (Udine)

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Qui Mantova

L’esperienza della nostra Messa clandestina è terminata nel peggiore dei modi, con la delazione e il rimprovero del vescovo. Allo sconforto del nostro bravo sacerdote vorrei unire il mio stato d’animo, e non c’è una parola che può descriverlo meglio di desolazione.

Quando ripenso a periodi più tragici del passato, a san Giovanni Bosco e ai suoi ragazzi, a san Carlo Borromeo e tanti altri che avendo fede in Dio portavano al popolo cristiano il santo conforto senza paura, che desolazione nel vedere preghiere e celebrazioni via streaming!

E ancora: sentire sacerdoti giustificare la sospensione delle Messe col popolo per un discorso di prudenza, che desolazione!

Veramente Dio abbia pietà di noi e di questa Chiesa.

Lettera firmata

Mantova

 

 

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