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Se le mogli dei preti si ritrovano in “sinodo”

Mentre la Chiesa cattolica di rito latino (vedi sinodo amazzonico) periodicamente torna a interrogarsi sull’opportunità o meno di mantenere il celibato sacerdotale, altrove il sacerdozio uxorato è una consolidata realtà e dunque non c’è da stupirsi se si tengono incontri tra le mogli dei preti, per discutere dei loro problemi e confrontare le esperienze.

È quanto successo di recente a Kiev, dove si è svolto un “sinodo” delle mogli dei preti ortodossi, le cosiddette matushki (mammine), come vengono chiamate da quelle parti.

I figli, la parrocchia e un marito sempre assente: questi i nodi venuti al pettine, riferisce Vladimir Rozanskij per AsiaNews.

Tenuto, non a caso, alla vigilia della festa della donna, il primo grande forum ucraino delle mogli dei sacerdoti ortodossi ha chiamato a raccolta decine di matuscki che, per una volta, hanno lasciato a casa da soli i loro batjushki (i “papini”, ovvero i preti) e si sono prese uno spazio di riflessione.

“Normalmente – scrive Rozanskij – le matushki vengono presentate come donne molto riservate, completamente dedite alle numerose famiglie (le famiglie sacerdotali in genere sono molto feconde, e i figli spesso rimangono nella casta sacerdotale), mentre in chiesa si trasformano in severe tutrici dell’ordine e delle tante regole di comportamento obbligatorie per presenziare alle lunghe liturgie ortodosse (capo coperto, vestiti adeguati, posizione delle mani e del corpo). Negli ultimi tempi, con il crescere del prestigio sociale dei sacerdoti nel mondo post-sovietico, le matushki si trasformano sempre più spesso in donne di successo, imprenditrici e protagoniste di una società sempre più in movimento”.

“Il forum si è tenuto in un prestigioso complesso ecclesiastico, nel territorio della cattedrale dei Dodici Apostoli sulla riva del fiume Dnepr. Superando la timidezza iniziale, le mogli dei preti sono state servite di caffè e dolci dal giovane parroco della chiesa, che indossando il grembiule ha organizzato il ricevimento. Le signore si sono sentite investite da una brezza di libertà, secondo quanto confidato ai giornalisti”.

Ma che cosa chiedono le matushki? “Hanno rivendicato l’importanza di affidare le iniziative ecclesiali che riguardano i temi della famiglia a chi ne ha veramente esperienza, piuttosto che ai superiori monastici che occupano i ruoli dirigenziali nelle diocesi. Gli interventi del forum, peraltro, non hanno sollevato proteste o pretese, ma hanno cercato di aiutare la comprensione delle dimensioni più profonde della vita ecclesiale. Sono state proposte relazioni teologiche e spirituali, per orientare le discussioni e tavole rotonde, volutamente molto libere e informali”.

Il riferimento ai superiori monastici è dovuto al fatto che nella Chiesa ortodossa i parroci, dediti alla cura pastorale, sono sposati, ma i vescovi, in genere provenienti dal monachesimo, sono celibi.

Fra le questioni discusse, la difficoltà di educare i tanti figli, sempre meno disposti a proseguire nella “carriera” clericale.  Se un tempo, infatti, figli e figlie diventavano a loro volta preti e mogli di preti, oggi non di rado le nuove generazioni prendono strade diverse, fino a rifiutare di partecipare alle funzioni religiose dei genitori, il che è fonte di “forti imbarazzi”.

Altro tema molto sentito è quello economico. I proventi garantiti dallo Stato spesso non bastano, e molte matushki si trovano costrette a cercare un lavoro al di fuori della chiesa, cosa un tempo proibita.

“Non sono mancate – riferisce AsiaNews – le condivisioni di esperienze, molto diffuse, sulla convivenza con mariti spesso completamente assorbiti dal lavoro pastorale, e di conflitti e divisioni che mettono a rischio la natura obbligatoriamente esemplare delle unioni sacerdotali. Difficile discutere con mariti che pretendono di essere istanza dogmatica, come hanno fatto rilevare alcuni interventi, e spesso con l’appoggio di tanti parrocchiani adoranti che non conoscono le problematiche interne alle mura domestiche”.

Nei gruppi tematici sono state affrontate poi le tante questioni pratiche, come i problemi legati ai trasferimenti da una parrocchia all’altra; gli abiti e le acconciature delle matuski (sempre divise tra il desiderio di piacere al marito e il rischio di confondere i parrocchiani); le varie situazioni di disagio sociale per una donna che dichiara di essere “moglie di un prete”; il numero dei figli (la Chiesa ortodossa impone ai preti una rigida osservanza delle regole morali sulla fecondità) e tanti altri argomenti, per affrontare i quali le donne a un certo punto hanno preteso l’uscita dalla sala dei  batjushki presenti, così da potersi parlare con maggiore libertà.

L’incontro si è concluso con l’intervento del vescovo Veniamin, il quale, senza entrare troppo nei dettagli, ha augurato alle matushki: “Continuate a vivere il vostro geniale stile di vita!”.

A.M.V.

Fonte: AsiaNews

Aldo Maria Valli:
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