Le Messe interrotte / E io giurista dico: “Oltrepassato ogni limite. Così si calpesta la Costituzione, ma anche il Concordato”

Cari amici di Duc in altum, quanto è avvenuto domenica scorsa a Gallignano, frazione di Soncino, in provincia di Cremona, dove un carabiniere ha tentato di interrompere una Santa Messa in corso nella chiesa di San Pietro Apostolo, è di una gravità inaudita. “Ora non posso, stiamo pregando. Questo è abuso di potere”, ha risposto dall’altare il coraggioso don Lino Viola al militare che voleva farlo parlare al cellulare con il sindaco. Stando ai testimoni, nella chiesa c’erano sei persone in più rispetto a quelle ammesse in base alle regole, ma mantenevano la distanza prescritta ed erano parenti di vittime del coronavirus che non avevano potuto avere un funerale. “Non ce l’ho fatta a mandarle via” ha spiegato don Lino, che ha aggiunto: “Mai vista in ottant’anni una dissacrazione così. E al comandante ho detto: mandate in giro carabinieri che non hanno il rispetto per il sacro?”.

A proposito di questo mancato rispetto del diritto di culto ricevo e volentieri vi propongo il contributo che ho ricevuto dall’avvocato Antonino Ennio Andronico.

A.M.V.

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Caro dottor Valli, le scrivo perché da giurista non riesco più a tacere e soprattutto a sopportare il continuo oltrepassare di ogni limite, soprattutto di quelli costituzionali.

Premetto che la mia indole mi porta a trovarmi bene rinchiuso in casa a lavorare a distanza. Anzi, sono un fautore del mantenimento delle attuali misure di isolamento ancora per un altro mese almeno! La vita e la salute devono prevalere di fronte al dio denaro.

Ciò che fino a oggi ha ispirato la legislazione emergenziale – per larga parte di tipo amministrativo – è l’interesse alla salvaguardia della vita e della salute pubblica, e si è adottato come criterio quello di non creare assembramenti.

La parola d’ordine è “sospensione”, concetto non giuridico, ma pragmatico e plastico, perciò pericoloso, perché rischia di sembrare innocuo, ma in realtà tende a limitare quei diritti costituzionali sanciti dagli artt. 13 e ss. della nostra Costituzione i quali, come è noto, possono essere limitati solo in rare eccezioni.

Così la libertà personale, di comunicazione, di circolazione eccetera possono essere limitati sulla base di una norma di legge (emanata dal Parlamento si badi, non da un’autorità amministrativa, quale il Governo o la Regione), e sotto il controllo dell’autorità giudiziaria.

Ma ci sono diritti costituzionali dei cittadini “specialissimi” che nemmeno per tale via è possibile limitare, in quanto fanno parte di quel dato genetico distintivo dell’essere umano che non è solo homo faber, ma anche homo religiosus, cioè soggetto capace di un dialogo con un essere soprannaturale che si è rivelato come Dio.

Le Costituzioni ed i Concordati tra Stati e Chiese prevedono appunto una tutela peculiare del “sentimento religioso” poiché facente parte del DNA umano: così l’art. 7 Cost. dichiara lo Stato e la Chiesa cattolica “indipendenti e sovrani” e l’art. 19 Cost. stabilisce che “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. Quindi l’unico limite al culto è dato dal “buon costume”, scrivono i padri costituenti preoccupati, nel 1947, di evitare futuri arbitrii dell’esecutivo!

In Italia, poi, vi sono gli Accordi di Villa Madama del 1985 – un trattato internazionale tra lo Stato e la Chiesa gerarchicamente parificabile alla Costituzione e sovraordinato alla legge e agli atti amministrativi governativi – che all’art. 2 stabiliscono: “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare, è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”.

Ebbene, domenica a Gallignano le forze dell’ordine sono entrate in una chiesa, hanno interrotto il culto (non la “cerimonia”, come inettamente scrivono i decreti governativi) e sono stati multati parroco – che per fortuna non si è fatto intimorire – e fedeli.

Atto illecito e illegittimo di una gravità enorme che viola tutti i principi costituzionali e internazionali sopra enunciati (ma molti altri ve ne sarebbero da enumerare), mentre nessuno si preoccupa delle file e degli assembramenti che troviamo giornalmente ai supermercati o alle poste. Si obietterà che bisognerà pur mangiare, ma se è vero che “non di solo pane vive l’uomo” è anche vero che la malattia del Covid-19 non può divenire una scusa per conculcare diritti costituzionalmente garantiti ai singoli ed alle comunità… e fare cassa!

Per chi ci crede veramente – diversamente da quelli per cui il Coronavirus è stata una santa liberazione anche dalle messe domenicali – l’atto religioso, l’esercizio del culto, la partecipazione alla Messa è costitutivo del proprio essere, è l’in sé dell’uomo. È re-ligio, cioè legame con l’essere supremo! Al di là degli abusi di potere e degli articoli del Codice penale che spero si contesteranno a chi si è reso responsabile di simili abusi, voglio laicamente mettere in guardia tutti i cittadini, anche i non credenti: i nostri padri hanno ottenuto col sangue determinati diritti costituzionali, non diamoli per scontati. Tenete con voi una copia della Costituzione e rileggetela, perché non c’è malattia che possa “sospendere” anche solo temporaneamente uno stato di diritto… saremmo già in una dittatura.

Al parroco e ai fedeli di Gallignano la mia vicinanza, solidarietà e sostegno, per la testimonianza civile e di fede resa.

Avvocato Antonino Ennio Andronico

 

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