Il caso Becciu, l’ira funesta del papa e tante domande che attendono risposta

Non solo e non tanto per il palazzo di lusso a Londra, ma per i soldi dei poveri dirottati al fratello e su fondi speculativi.

Sarebbero state le rivelazioni dell’Espresso a spingere il papa, nella serata di ieri, a convocare d’urgenza Angelo Becciu per metterlo di fronte alle sue responsabilità. Di qui la decisione (annunciata da un repentino comunicato della sala stampa della Santa Sede al termine di un’udienza che fonti dell’Ansa hanno definito “choc”) di dimettersi da prefetto della Congregazione delle cause dei santi e di rinunciare ai diritti connessi al cardinalato.

Dopo l’inchiesta sul caso dei fondi dell’Obolo di San Pietro che sarebbero stati usati per l’acquisto di un palazzo di lusso a Londra, al numero 60 di Sloane Avenue, nel prestigioso quartiere di Chelsea, per un valore di 160 milioni di dollari, Becciu è stato colpito da altre accuse, relative appunto, stando all’Espresso, a fondi per le elemosine dirottati verso fondi speculativi e favori alla famiglia. Con conseguente esplosione d’ira da parte del papa.

I guai per Angelo Becciu, settantadue anni, nominato da Benedetto XVI il 10 maggio 2011 sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato (il numero tre nella gerarchia vaticana dopo il papa e il segretario di Stato) e creato cardinale da Francesco il 28 giugno 2018, risalgono alla sua scelta, proprio nei sette anni trascorsi in Segreteria di Stato, di affidare i soldi del Vaticano al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse, poi indagato per estorsione in concorso con il broker molisano Gianluigi Torzi, con Fabrizio Tirabassi, impiegato dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, e monsignor Mauro Carlino nell’ambito dell’inchiesta del promotore di Giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi sull’investimento immobiliare a Londra. Ma ora emerge che la gestione avrebbe avuto anche un risvolto familiare. “Secondo le carte che abbiamo visionato – scrive infatti l’Espresso – il sostituto della Segreteria di Stato avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte dalla Conferenza episcopale italiana e una volta dall’Obolo di San Pietro un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri, provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello [di Angelo Becciu] Tonino”.

Proprio il fatto che i soldi destinati ai poveri siano stati utilizzati in questo modo e che le speculazioni, negli anni trascorsi da Becciu in Segreteria di Stato, non siano state episodiche ma sistematiche avrebbe indotto il papa a prendere il duro provvedimento.

L’onta della perdita dei diritti connessi al cardinalato (primo fra tutti quello di entrare in conclave per la scelta del nuovo papa) era stata subita in un recente passato, nel 2015, da Keith O’ Brien (1938-2018), l’arcivescovo scozzese che, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2003, ammise in seguito di essere stato responsabile di molestie sessuali, secondo le accuse di quattro sacerdoti.  A differenza di O’Brien, però, Becciu finora ha sempre negato ogni coinvolgimento nello scandalo dei fondi vaticani, e quando il segretario di Stato, cardinale Parolin, definì per lo meno “opaca” l’operazione immobiliare londinese, Becciu replicò con decisione affermando che “non c’era niente di opaco” perché “l’investimento era regolare e registrato a norma di legge”.

Piuttosto paradossale è che lo scandalo sia scoppiato dopo che nel 2012 la Segreteria di Stato abbandonò il progetto di un investimento in una piattaforma petrolifera in Angola perché ritenuto poco sicuro. Fu così che nacque l’idea di orientarsi sul più solido mattone del palazzo londinese.

Nell’ambito della sua lunga carriera diplomatica, Becciu fu nunzio apostolico in Angola dal 2001 al 2009 e proprio lì, stando a fonti consultate da Duc in altum, emersero frequentazioni e amicizie quanto meno sospette, all’insegna di una totale mancanza di trasparenza.

In attesa di sviluppi, la vicenda Becciu è piena di domande senza risposte. Colpevole? Non colpevole? Becciu ha davvero dato le dimissioni o si tratta di un escamotage per non dire che il papa lo ha dimissionato? E com’è possibile arrivare a una sentenza (come di fatto è il comunicato della sala stampa della Santa Sede) senza che prima ci sia stato un processo? Possibile che il superiore diretto di Becciu in Segreteria di Stato, il cardinale Parolin, non sia mai stato informato delle scelte operate dal sostituto? Becciu resterà delegato speciale presso l’Ordine di Malta?

I fedeli cattolici, sempre più disorientati, hanno il diritto di sapere. Occorre che le responsabilità siano chiarite, con la dovuta distinzione tra ideatori ed esecutori degli eventuali comportamenti scorretti. Non ci deve essere spazio per le ipocrisie curiali. Altrimenti ogni tentativo di fare pulizia risulterà non solo parziale ma insincero.

Aldo Maria Valli

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