Soldi dal Vaticano all’Australia: conferme sulle indagini. Si parla di diversi trasferimenti

Ci sono novità nella vicenda del denaro inviato dal Vaticano all’Australia tra l’inizio del 2017 e la metà del 2018 per foraggiare gli accusatori del cardinale George Pell.

Mentre i giornali italiani hanno riferito di una cifra di un milione di dollari trasferita come pagamento per influenzare l’esito del processo per abuso sessuale contro Pell, l’Australian sostiene che la cifra potrebbe essere molto più alta. I procuratori vaticani infatti starebbero indagando su una cifra doppia trasferita dal Vaticano in Australia, a partire da un primo invio di 415 mila dollari nel febbraio 2017.

Ricordiamo che il cardinale Pell, mandato a processo con l’accusa di aver molestato due ragazzi del coro a Melbourne negli anni Novanta, è stato condannato e imprigionato per quattrocento giorni, ma poi prosciolto dall’Alta Corte australiana, e ora è tornato a Roma, dove ha incontrato il papa.

Quando nel febbraio 2017 la polizia di Victoria depositò le sue prove, assai fragili, a sostegno dell’accusa di presunta violenza sessuale, il cardinale Pell, allora prefetto della Segreteria vaticana per l’economia, si era già scontrato con il cardinale Becciu, all’epoca influente sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede.

Becciu, considerato acerrimo rivale di Pell, il mese scorso si è dimesso dalla carica di prefetto della Congregazione per le cause dei santi, dove nel frattempo era stato trasferito, ed ha rinunciato ai diritti di cardinale dopo un colloquio con il papa.

Stando alla stampa australiana, un secondo pagamento da parte della Segreteria di Stato, dopo quello del febbraio 2017, sarebbe stato inviato in Australia nel maggio dello stesso anno, un mese prima che la polizia di Victoria annunciasse le accuse contro il cardinale Pell, che fin dall’inizio si professò del tutto innocente.

Nel luglio 2017 il cardinale Pell tornò in Australia per difendersi e fu messo sotto processo.

Il terzo e il quarto pagamento, per un totale di 1,3 milioni di dollari, sarebbero stati effettuati dalla Segreteria di Stato, sempre con destinazione Australia, nel dicembre 2017 e nel giugno 2018.

Papa Francesco avrebbe perso la fiducia in Becciu dopo aver appreso che aveva dirottato circa 116 mila dollari di fondi vaticani a un ente di beneficenza supervisionato da un suo fratello. Becciu è stato anche accusato di diversi altri illeciti:  la gestione di una proprietà di lusso di Londra del valore di 363 milioni di dollari, l’invio di denaro verso conti bancari stranieri e fondi di investimento,  l’invio di denaro vaticano a una compagnia petrolifera angolana.

Al cardinale Pell era stato affidato il mandato di ripulire le finanze del Vaticano. Lavorò per questo a stretto contatto con il primo revisore generale vaticano, Libero Milone, ex presidente di Deloitte Italia, nominato nel 2015 da papa Francesco.

Nel 2016 il cardinale Pell ordinò un audit delle finanze vaticane da parte di una società di contabilità esterna, ma il cardinale Becciu bloccò l’iniziativa annullando l’audit.

L’investigazione australiana è stata avviata dopo che l’ente di controllo dei reati finanziari Austrac ha fornito informazioni alla polizia federale e a quella dello stato di Victoria. Austrac ha confermato di indagare su segnalazioni secondo cui ingenti somme sarebbero state trasferite “da fonti vaticane a persona o persone in Australia” e di aver “fornito informazioni” alla polizia federale.

A Melbourne l’avvocato dell’accusatore di Pell ha negato che il suo cliente abbia ricevuto denaro o abbia mai avuto conoscenza di pagamenti dal Vaticano verso l’Australia.

Da parte sua l’avvocato del cardinale Pell, Robert Richter, ha chiesto un’indagine sul presunto trasferimento di denaro.

In una dichiarazione rilasciata lo scorso fine settimana, l’avvocato di Becciu, Fabio Viglione, ha detto che il suo cliente “non ha mai interferito in alcun modo” con il processo a carico di Pell.

Fonte: news.com.au

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