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Dibattito / “Il Concilio ha molte colpe, ma non tutte le colpe. Non facciamone il capro espiatorio”

Cari amici di Duc in altum, dopo l’incontro di domenica sera, durante il quale, presentando il libro di padre Giovanni Cavalcoli L’eresia del buonismo (Chorabooks), la discussione ha fatalmente toccato il Concilio Vaticano II e la sua eredità, don Alberto Strumia mi ha inviato alcune riflessioni che vi propongo volentieri.

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Caro Aldo Maria, ho seguito con molto interesse la diretta sul canale Ritorno Itaca di YouTube per la presentazione del libro di padre Giovanni Cavalcoli L’eresia del buonismo. In particolare, mi è venuta voglia di comunicarti spontaneamente alcune riflessioni sul Concilio Vaticano II che sto facendo da tempo sulla sua bontà o meno. Spero possano esserti perfino utili.

— Per alcuni il Concilio è totalmente da condannare e occorre ripartire da Pio XII, se non addirittura da san Pio X. Queste sembrano essere le posizioni dei cosiddetti “tradizionalisti” più radicali.

— Per altri bisogna spingere ancora più in avanti le posizioni di apertura, non completate con sufficiente coraggio dal Concilio. Queste sembrano essere le posizioni dei cosiddetti progressisiti più spinti.

—  Per altri ancora si dovrebbero riscrivere interamente alcuni dei documenti conciliari, o almeno alcune parti di essi, modificandone le formulazioni, pur potendosi accettare altre parti. Queste sembrano essere le posizioni dei critici meno radicali.

— Per altri ancora i documenti vanno sostanzialmente bene ed è il loro modo di interpretarli e la loro applicazione che deve essere quella giusta. Tocca al Magistero successivo spiegare e completare ciò che può risultare non sufficientemente chiaro, soprattutto ai nostri giorni, tenendo conto anche di quanto è successo nei cinquant’anni successivi al Concilio. Questa sembra essere la posizione di Benedetto XVI e di coloro che seguono la stessa linea.

Nella discussione che si è svolta nel corso della diretta mi è sembrato non sia emerso un elemento chiarificatore che, almeno a mio parere e per quanto posso valutare le discussioni che ricordo si facevano negli anni del Concilio (anche se ero giovane alcune cose le ho ben presenti) è importante e aiuta ad assumere una posizione nella quale mi riconosco. Desidero condividere con te alcune considerazioni in proposito.

1 – Negli anni immediatamente precedenti il Concilio (anni Cinquanta; non posso tornare più indietro con la memoria perché non ero ancora nato e comunque mi aiuto con quanto ho letto), la Chiesa viveva di rendita. La gente in chiesa ci andava, la cultura sociale comune a tutti risentiva di una morale cattolica sostanzialmente condivisa o almeno rispettata anche dalla maggior parte dei non credenti (indissolubilità del matrimonio, educazione cristiana dei figli, onestà sul lavoro, rispetto di cose e persone eccetera). E chi non la rispettava destava un biasimo sociale sostanzialmente condiviso (magari anche solo per opportunismo, per convenzione, per educazione). La politica era gestita in modo sufficientemente sicuro da un partito di estrazione dichiaratamente cattolica.

Il contesto sociale tutto sommato non le era troppo ostile: gli avversari erano prevalentemente all’esterno e dichiaravano chiaramente le loro posizioni. Non che mancasse la Massoneria con i suoi infiltrati, ma la cosa non appariva così preoccupante. Le posizioni filosofiche e teologiche erronee venivano condannate e questa disciplina sembrava essere sufficiente per tenerle a bada. Cullarsi troppo sugli allori, da parte dei pastori e di quanti, nella Chiesa, avevano responsabilità di governo, è stato certamente, con il senno di poi, un errore e un atto di ingenua superficialità.

2 – La crisi della metafisica, il nominalismo (per altro sorto già nel XIV secolo), il soggettivismo e il relativismo erano questioni riservate agli intellettuali e non incidevano ancora sulla mentalità della gente comune, per cui i pastori della Chiesa non se ne preoccupavano più di tanto, a parte pochi più preveggenti. Questo fu il vero punto debole, ben precedente al Concilio. Gli intellettuali cattolici non furono, in gran parte, in grado di dare risposte teoreticamente convincenti alla crisi della filosofia del realismo oggettivo. Così, un po’ alla volta, vennero meno le basi filosofiche adeguate a sostenere la teologia tomista che si insegnava ancora nei seminari, in modo ormai in gran parte ripetitivo, fideistico e noioso (a parte poche lodevoli eccezioni di qualche maestro dotato di carisma e in grado di far toccare con mano agli studenti il valore per la vita – esistenziale – della visione cattolica del mondo). Questo aprì la strada alla formulazione di nuove teologie basate su una filosofia antimetafisica di matrice idealista (qui si inserisce la teologia di Rahner e non solo) e poi marxista (teologia della liberazione eccetera).

3 – In questa situazione sarebbe stato impensabile continuare così, perché, di fatto, la Chiesa stava perdendo terreno a livello culturale e reggeva sempre di più sulla fede dei semplici e dei non acculturati (tutto sommato il rischio che la religione finisse per essere davvero un “oppio dei popoli”, senza un fondamento razionale c’era, eccome).

4 – L’idea di Giovanni XXIII di indire un Concilio in vista di un “aggiornamento”, al di là del significato che egli poteva dare a questa parola (sul quale è legittimo discutere, ma non è quanto mi interessa in questo momento) mi sembra avere avuto in sé qualcosa di inevitabile. Non si poteva continuare a vivere di rendita, perché l’edificio sarebbe comunque arrivato a essere pericolante. Oltre al dato storico contingente che il Vaticano I era stato interrotto bruscamente e doveva essere completato.

5 – A quale domanda di fondo avrebbe dovuto rispondere il Concilio? O meglio, a quale lavoro di riforma avrebbe dovuto dare l’avvio, pur sapendo che tale lavoro non si sarebbe potuto completare nei soli anni di durata di un Concilio?

Esso avrebbe dovuto iniziare, nel suo tempo, un lavoro culturale simile a quello che, nel II e III secolo cristiano, i Padri della Chiesa (in gran parte filosofi pagani di formazione greca, convertiti, oltre a quelli provenienti dal mondo ebraico) seppero fare nel loro tempo. Allora il mondo greco e romano era pagano ed essi dovevano elaborare delle categorie di pensiero adeguate a rendere pensabile e praticabile il cristianesimo, che secondo lo stile di pensiero e di vita pagano era addirittura contraddittorio (un Dio in tre persone sembrava una contraddizione di termini) e ridicolo (il superamento della schiavitù, l’uguale dignità delle persone, lo stesso concetto, per noi divenuto normale di perdona). Bisognava arrivare a costruire nella cultura greca e romana (in quella ebraica poteva già essere un po’ meno difficile, data la base culturale veterotestamentaria) lo spazio teorico per pensare cristianamente e nella società lo spazio pratico per vivere cristianamente (rimando al IV capitolo dell’enciclica Fides et ratio che descrive, nella prima metà, questo percorso costruttivo).

Negli anni Sessanta, quelli del Concilio, e nei successivi occorreva riprendere a svolgere lo stesso compito di missione culturale. I padri conciliari in parte seppero avviare questo percorso culturale riproponendo lo studio dei Padri della Chiesa che di esso furono i primi attuatori. L’indicazione era quella di fare nei nostri tempi un’operazione analoga. La Lumen gentium riflette in gran parte questa ripresa dei Padri, ed ha consentito di proporre un’ecclesiologia che, certamente, nella dottrina precedente non era stata così opportunamente esplicitata, essendo rimasta racchiusa, in qualche modo, nella cristologia. La stessa antropologia poté essere esplicitata a partire dalla cristologia. In questo Giovanni Paolo II sarà maestro. Ma pochi l’hanno capito e oggi tutti lo hanno dimenticato o stravolto!

6 – La chiarezza della consapevolezza di questo compito, ovviamente, non era presente in tutti i padri conciliari e tra loro molti non avevano le idee chiare e stavano a vedere che cosa sarebbe successo per tornare a casa con un pacchetto di “istruzioni per l’uso” da applicare come un automatismo (non c’è da scandalizzarsi, perché non tutti sono personalità di grande livello e il Signore sa servirsi di tutti).

Tra loro una buona parte portava con sé certamente un complesso di inferiorità nei confronti del mondo e della sua cultura e poteva pensare che fosse a essa che bisognava adeguarsi, andando a scuola dal mondo, invece di sfidare culturalmente il mondo con l’annuncio di Cristo e le sue implicazioni culturali. Il cardinale Biffi, nelle sue Memorie di un italiano cardinale, dice chiaramente come nel Concilio furono presenti fazioni e tentativi di manipolazione ideologica che solo l’intervento di Paolo VI riuscirono, sul momento, a fermare. Rimane il fatto che queste idee deviate rimasero come una brace sotto la cenere, sempre accesa, che in questi ultimi anni ha ripreso vigore fino a bruciare tutto ciò che nel tessuto ecclesiale ha trovato pronto a prendere fuoco, per produrre la cenere nella quale oggi ci troviamo. Ma possiamo dare la colpa di tutto questo al Concilio, pensando che basti cancellarlo in blocco per risolvere il problema?

7 – La stessa riforma liturgica, in sé, si rendeva necessaria. Non si poteva continuare a far recitare il Rosario durante la Messa, perché tanto nessuno era più in grado di seguire quello che il prete diceva per conto suo in un latino ormai noto solo a pochi. Altro sono gli abusi liturgici seguiti dopo in conseguenza di mode e trasgressioni che il potere delle ideologie mondane hanno fatto penetrare nella Chiesa.

8 – Il fatto è che, Concilio o non Concilio, il potere del mondo, che dietro di sé aveva quello satanico come tu hai giustamente rilevato durante la diretta, era troppo forte. Le sole forze umane dei pastori e dei fedeli, che sono comunque degli uomini, non bastavano a contrastare e vincere il potere di Satana che è un puro spirito. L’apostasia era prevista e anche alcune delle apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa l’avevano preannunciata (Fatima, La Salette, Bruno Cornacchiola eccetera). Fare del solo Concilio il capro espiatorio non mi sembra essere una spiegazione adeguata. Teniamo conto che in tutti i Concili ci sono stati contrasti, errori anche malvagi degli uomini. Ma lo Spirito Santo ha saputo passare tranquillamente anche attraverso di essi e arrivare a lasciare alla Chiesa un patrimonio importante per l’arricchimento della fede.

9 – Il modo giusto di far risaltare il frutto positivo del Concilio, mettendo a fuoco ciò che poteva non essere stato ancora adeguatamente chiarito in quella sede, e anche correggendo espressioni di taluni documenti che risentivano di un certo irenismo e ambiguità – pur muovendo da buone intenzioni – che si sarebbero poi sviluppate in veri e propri errori mostrando il loro lato peggiore, è stato portato avanti da san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno saputo sfidare il mondo non ingaggiando una donchisciottesca lotta contro i mulini a vento, ma portando la sfida sul piano culturale, razionale, sociale, e proponendo la risposta cristiana come l’unica veramente risolutiva della condizione umana. Essi hanno prospettato a tutti la razionalità oggettiva e metafisica come l’unica sostenibile per fondare una cultura e una società non disumane, facendo toccare con mano che alcuni principi teoretici (realismo della verità oggettiva) ed etici (diritto naturale) sono indispensabili a credenti e non credenti, se non altro perché, avendoli negati, si è arrivati a costruire un mondo umanamente invivibile e stati ingovernabili (anarchici o dittatoriali).

10 – Questa linea di governo e di metodo pastorale non è stata fatta propria, se non in minima parte, dai vescovi, dai sacerdoti e dagli intellettuali che da un lato non l’hanno capita e dall’altro non sono stati formati adeguatamente nei seminari e nelle facoltà teologiche che avevano assorbito ormai la penetrazione vincente del pensiero del mondo. In Italia, si poteva dire che aveva vinto Gramsci: il clero e i cattolici dovevano arrivare a pensare da marxisti, per poter conquistare il paese, democraticamente e senza una rivoluzione cruenta. Ed è quello che è successo. E chi non arrivava a pensare così, semplicemente non doveva pensare.

11 – L’errore principale nel governo della Chiesa di oggi è quello di avere abbandonato la linea di questi due pontefici, scegliendo di abbracciare quella opposta, del cedimento totale alle ideologie del mondo. Da questa situazione solo l’intervento diretto di Dio, a mio parere, potrà tirarci fuori.

A questo punto veramente occorre imparare a pregare perché questo intervento diretto di Dio – che sta già avvenendo sotto forma di punizione dell’uomo contro se stesso – avvenga presto anche in termini di “esplosione” evidente della Verità. A Maria Immacolata, che ha ricevuto in sé in anticipo il frutto della Redenzione operata dal suo Figlio, nell’esenzione dal peccato originale, non possiamo che chiedere di anticipare anche per noi i tempi della storia, perché l’umanità e la Chiesa aprano gli occhi sulla questione del peccato originale (che secondo san Tommaso d’Aquino altro non è che la perdita del “giusto modo di vivere”, il rapporto dell’uomo con se stesso, con il prossimo, per il fatto di aver perso il giusto modo di rapportarsi con Dio). L’uomo ha gettato via il libretto delle istruzioni del suo “buon funzionamento” (i Comandamenti) e solo Cristo Redentore è in grado di farglielo ritrovare e di metterlo in condizione di tornare a “funzionare” in modo veramente umano. Per vivere bene sulla Terra occorre andare a scuola dal Cielo. La Festa di tutti i santi ce lo ha ricordato nella liturgia.

Nell’attesa occorre che ogni sacerdote lavori con piccoli gruppi di fedeli per imparare il Catechismo di sempre (non quello che si sta modificano oggi!) e la pratica dei Sacramenti.

Don Alberto Strumia

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In Duc in altum il dibattito sul Concilio Vaticano II si è articolato finora attraverso i seguenti interventi:

Carlo Maria Viganò, Excursus sul Vaticano II e le sue conseguenze, 10 giugno 2020

Aldo Maria Valli, Il Concilio Vaticano II e le origini del deragliamento, 14 giugno 2020

Carlo Maria Viganò, Compito del prossimo papa? Riconoscere l’infiltrazione del Nemico nella Chiesa, 27 giugno 2020

Enrico Maria Radaelli, Il Dogma e l’Anticristo. Il Concilio Vaticano II e la maxi-spallata di monsignor Viganò, 4 luglio 2020

Carlo Maria Viganò, Non penso che il Vaticano II sia invalido, ma è stato gravemente manipolato, 4 luglio 2020

Aldo Maria Valli, Il Vaticano II e quell’errore fatale,  luglio 2020

Serafino Maria Lanzetta, Il Vaticano II e il Calvario della Chiesa, 13 luglio 2020

Alfredo Maria Morselli, “Non è il Concilio la causa di tutti i mali”, 14 luglio 2020

AA.VV, Consenso internazionale al dibattito sul Vaticano II aperto dai vescovi Viganò e Schneider, 15 luglio 2020

Enrico Maria Radaelli, Per il ritorno del dogma. Ovvero per far tornare la Chiesa Cristo, 16 luglio 2020

Giovanni Cavalcoli, “Gli esiti pastorali del Concilio possono essere discussi, ma le dottrine vanno accettate”22 luglio 2020

Fabio Scaffardi, Il Vaticano II e quello “spirito” su cui va fatta chiarezza. Con le parole di Barsotti e Giussani, 27 luglio 2020

Cooperatores Veritatis, Vaticano II / Perché non arrivò la primavera ma un rigido inverno, 31 luglio 2020

Alessandro Martinetti, Il Concilio, il cardinale Biffi e quegli “accenti” che tradirono le parole, 6 agosto 2020

Il cardinale Joseph Zen risponde al professor de Mattei, 8 agosto 2020

De Mattei replica al cardinale Zen, 9 agosto 2020

Carlo Maria Viganò, Non cediamo alla tentazione di abbandonare la Chiesa perché invasa da eretici e fornicatori: sono loro che vanno cacciati!, 2 settembre 2020

Eric Sammons, “Difendevo il Concilio Vaticano II, ora lo critico. Ecco perché”, 4 settembre 2020

Carlo Maria Viganò, Risposta padre De Souza e a padre Weinandy, 4 settembre 2020

Guido Pozzo, Rinnovamento e continuità, 10 settembre 2020

Giovanni Formicola, Se la storia diventa criterio di giudizio, 12 settembre 2020

Carlo Maria Viganò, Il Concilio Vaticano II e l’uso strumentale dell’autorità , 22 settembre 2020

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Aldo Maria Valli, L’ultima battaglia (Fede & Cultura)

Aldo Maria Valli, Ai tempi di Gesù non c’era il registratore. Uomini giusti ai posti giusti (Chorabooks)

Aldo Maria Valli, Aurelio Porfiri, Decadenza. Le parole d’ordine della Chiesa postconciliare (Chorabooks)

Aldo Maria Valli, Non avrai altro Dio. Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi, con contributi di Nicola Bux e Alfredo Maria Morselli (Chorabooks)

Aldo Maria Valli, Gli strani casi. Storie sorprendenti e inaspettate di fede vissuta (Fede & Cultura)

Aldo Maria Valli, Le due Chiese. Il sinodo sull’Amazzonia e i cattolici in conflitto (Chorabooks) 

 

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