Argentina: obiezione di coscienza contro una legge aberrante e malvagia

Una legge “aberrante” e “malvagia”, che di conseguenza non obbliga in coscienza. Così un gruppo di qualificati firmatari descrive la legge che in Argentina ha legalizzato l’aborto. Sebbene la norma, scrivono, tecnicamente possa essere chiamata “legge”, in realtà “manca completamente di legittimità politica, giuridica, morale e sociale”.

Nel messaggio, Obedecer a Dios antes que a los hombres, pubblicato e fatto proprio da padre Javier Olivera Ravasi, fondatore e direttore del sito web quenotelacuenten.org, si legge che la legalizzazione dell’abominevole crimine dell’aborto “rimuove qualsiasi limite morale per la società argentina”.

“Dobbiamo obbedire a Dio davanti agli uomini” scrivono i sottoscrittori. Pertanto, non è possibile obbedire a una legge che viola apertamente il quinto comandamento, non uccidere, precetto universale riconosciuto anche nel preambolo della Costituzione argentina, là dove si invoca la protezione di Dio come “fonte di ogni ragione e giustizia”.

Date queste chiare premesse, i firmatari esortano medici, operatori sanitari, luoghi di cura, cliniche, ospedali, enti pubblici e privati a opporsi alla legge facendo ricorso al diritto all’obiezione di coscienza, garantito anche dai trattati internazionali sui diritti umani, in modo che non si possa cooperare all’uccisione di bambini innocenti.

“Questo diritto di resistere ad atti di governo contrari alla legge naturale e persino al buon senso deve essere esercitato con la fermezza propria della nobiltà dello spirito”.

Firmatari: Elena Passo, presidente Consorcio de médicos católicos; Pedro Andereggen, presidente Corporación de abogados católicos; Alberto Solanet, presidente Asociación de abogados por la justicia y la concordia; Gerardo Palacios Hardy,presidente Academia del Plata; Rodrigo Agrelo, presidente Portal de Belén asoc. civil sin fines de lucro; Mario Cabanillas, presidente Centro de estudios Salta; Luis Rodríguez de la Puente, presidente Asociación promotora cultural y social; Pablo Segundo Carafí, presidente Centro de estudios Cruz del Sur; Maria Victoria Biassi de Porzio, presidente La Merced Vida asociación civil; Enrique Camerlinckx, director general Sanatorio Mater Dei.

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Aldo Maria Valli, Semel in anno

(Cronache dal futuro, Interviste pazze, Cattolici su Marte)

Semel in anno licet insanire” dicevano gli antichi. “Una volta all’anno è lecito impazzire”. Quando le cose si mettono male, una risata può essere terapeutica. E può anche servire per dire la verità a fronte di un dispotismo soffocante. Vecchia storia: quando il conformismo dilaga, solo il giullare, attraverso la satira, riesce a proporre squarci di verità. E allora “insanire” può diventare addirittura dovere civile, se vogliamo usare parole grosse. Come diceva Victor Hugo, “è dall’ironia che comincia la libertà”. L’avvertenza è quella solita, nota ai frequentatori del mio blog Duc in altum: i contributi qui raccolti contengono ironia e sarcasmo. In caso di accertata allergia all’ironia e al sarcasmo, astenersi dalla lettura. Se siete allergici e non vi astenete, peggio per voi.

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