No, se sei nato Mister non puoi diventare Miss America. Per ora
di Aldo Maria Valli
Negli Stati Uniti un giudice distrettuale ha autorizzato i responsabili di un concorso di bellezza femminile a vietare ai maschi che si identificano come femmine di competere con le femmine che sono nate femmine.
Il giudice in questione, Michael W. Mosman, ha stabilito che la United States of American Pageants, società organizzatrice di concorsi di bellezza, non può essere obbligata a consentire la partecipazione agli uomini biologici che si identificano come donne, perché la missione dell’ente è quella di promuovere l’immagine di donne che sono nate donne e non uomini.
Il pronunciamento del giudice nasce dal ricorso presentato da Anita Noelle Green, una donna transgender.
Proprio in quanto tale, Green chiese di partecipare al concorso di Miss America 2019. La risposta fu però negativa, e così Green si è rivolta alla giustizia, ma il suo ricorso è stato respinto. Solo le donne nate donne possono partecipare ai concorsi di bellezza per donne, ha detto il giudice.
Anita Noelle Green aveva sostenuto che è discriminatorio ammettere ai concorsi di bellezza per donne solo donne nate donne. Un simile atteggiamento, aveva fatto notare, lede la parità di trattamento e di diritti. Ma il giudice ha detto no. Negli Stati Uniti, al momento, se vuoi partecipare a un concorso di bellezza per donne devi essere nata donna.
A scanso di equivoci, l’avvocato della United States of American Pageants, dopo il responso del giudice, si è affrettato a spiegare che la società organizzatrice di concorsi di bellezza “non è anti-transgender”. Non sia mai. Anzi, “il mio cliente – ha detto il legale – è per la diversità”, tanto è vero che ritiene possa esserci benissimo un concorso di bellezza per transgender. Ma se si tratta di un concorso per l’elezione di una Miss, le partecipanti devono essere Miss dalla nascita.
La United States of America Pageants, per non passare come reazionaria e sessista, afferma che le sue competizioni sono “progettate per incoraggiare le donne a sforzarsi di realizzare le loro speranze, i sogni, gli obiettivi e le aspirazioni, facendole sentire sicure e belle dentro e fuori”. “Il nostro motto – spiegano gli organizzatori – è responsabilizzare le donne. Ci concentriamo sulla loro emancipazione, promuovendone un’immagine positiva e sostenendo una piattaforma di servizio alla comunità”.
È piuttosto curioso che per vedere affermato il proprio diritto di dire no alla partecipazione di donne che sono nate maschio la società organizzatrice debba ricorrere a tutte queste spiegazioni.
Anita Noelle Green ha commentato: “Sono rimasta delusa dalla sentenza, ma la mia causa ha attirato l’attenzione su un’importante questione di pregiudizi, anche se alla fine non ho avuto successo. Questa vicenda ha portato alla consapevolezza di un problema del quale molti ancora non sono a conoscenza: la discriminazione contro le persone transgender è ancora attiva nel settore pubblico e privato anche all’interno del circuito dei concorsi di bellezza”.
Green detiene il titolo di Miss Earth Elite Oregon 2019 e ha partecipato al concorso di Miss Montana 2018.
Shenoa L. Payne, avvocato di Green, ha dichiarato: “Questa politica, intenzionalmente progettata per escludere la classe specifica a cui appartiene la querelante, le donne transgender, è discriminatoria”. E per questo la battaglia continuerà.
Anita Noelle Green ha detto che la sentenza non mette in discussione la sua posizione: “Le donne transgender sono donne”.