Dante censurato. Via Maometto. Purga olandese per la “Divina commedia”

di Pietro De Leo

Poteva mica l’universale Dante Alighieri non scatenare universali prove di ridicolaggine zelante a settecento anni dalla morte? No, ovviamente. Non era evidentemente sufficiente il Covid per ferire la degna celebrazione della ricorrenza. Giungono in soccorso anche le milizie del politicamente corretto sparse qui e là. Così arriva dall’Olanda la notizia di un’iniziativa assunta da una casa editrice, la Blossom Books, che ha pubblicato un’edizione della Divina commedia proprio in ossequio all’anniversario. Solo che il lavoro manca di una parte, e non è difficile indovinare di quale si tratti. Quella sulla dannazione di Maometto, che Dante descrive nel ventottesimo canto dell’Inferno, attraverso una rappresentazione orripilante: il profeta dell’Islam, infatti, appare squarciato nel petto, mutilazione che ripercorreva, per contrappasso, quella inflitta in vita dai seminatori di discordia, tra i quali il Sommo Poeta l’aveva collocato. Quei versi, dunque, nella nuova traduzione olandese mancano.

L’editore ha giustificato la sua scelta con il fatto che potrebbero risultare “inutilmente dannosi”. Un’iniziativa che deturpa un capolavoro, superando qualsiasi livello di zelo. Tanto che lo scrittore Abdelkader Benali, intervistato dallo Standaard, ha definito tutto questo “uno sfortunato inchino per evitare problemi che molto probabilmente non si sarebbero verificati”. Benali è un autore non credente, ma appartenente a una famiglia di origini marocchine (poi trapiantata in Olanda) e di solida fede musulmana. Ha aggiunto: “Ho controllato alcune traduzioni in arabo della Divina commedia. I traduttori moderni si limitano a lasciare il passaggio, spesso con note a piè di pagina che spiegano come l’immagine vada contestualizzata nel suo tempo”. Ossia il 1300.

Fonte: nicolaporro.it

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Nella Divina commedia Dante scende nei nove cerchi dell’Inferno e sul suo cammino incontra molti peccatori, tra i quali, nel canto XXVIII, il profeta Maometto che, come “cristiano apostata”, si dice abbia seminato discordia e per questo viene orribilmente punito. Un passo problematico che da sempre ha fatto discutere generazioni di dantisti e non solo. Nella versione della traduttrice fiamminga Lies Lavrijsen il passaggio non è cancellato, ma ogni riferimento al profeta dell’Islam è reso anonimo.

Sabato scorso la traduttrice ha spiegato la sua scelta alla Radio1 belga. Secondo Lavrijsen la visione di Maometto è oggi cambiata in modo tale che non corrisponde più al “messaggio contenuto nel libro”. L’intenzione dell’editore era di rendere l’Inferno accessibile al più vasto pubblico possibile, compresi i giovani.

Una tempesta di reazioni indignate si è invece scatenata sui social media. Si è infatti “scatenato l’inferno” proprio a causa della manomissione di un testo secolare e l’apparente mancanza di fiducia nei lettori.

In una breve risposta, l’editore Blossom Books ha dichiarato che Lavrijsen ha tradotto e curato il testo letterario di Dante con grande rispetto, conoscenza e abilità. Decisivo nella decisione di eliminare il nome di Maometto è stato, secondo l’editrice Myrthe Spiteri, “il fatto che il passo non sia necessario per la comprensione del testo letterario”.

“Maometto è sottoposto a un destino crudele e umiliante, solo perché è il fondatore dell’Islam”, ha detto ancora Spiteri al giornale fiammingo De Standaard. I ladri o gli assassini nell’inferno di Dante hanno commesso errori reali, mentre fondare una religione non può essere riprovevole. Del resto, il poeta inserisce gli omosessuali all’inferno, ma questo solo perché il cristianesimo li considerava peccatori. E Dante ne scrive comunque con molto rispetto”.

Fonte: 31mag.nl

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