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Mentre il papa è all’ospedale…

di Aldo Maria Valli

Mentre il papa è ricoverato all’ospedale (tanti auguri a Jorge Mario Bergoglio) viene spontaneo riflettere, per analogia, sullo stato di salute della Chiesa cattolica.

Molteplici analisi ormai, sia da “destra” sia da “sinistra”, dicono che il referto è da paura: stato comatoso. Cala il numero delle persone che si recano in chiesa, calano vertiginosamente le vocazioni, diminuiscono coloro che credono nella vita eterna e nella risurrezione. L’abc della fede si sgretola giorno dopo giorno: una crisi profondissima, ben più grave e sostanziale di quella determinata dagli scandali di natura sessuale o economica che hanno per protagonisti uomini di Chiesa. Certi fenomeni, come il “cammino sinodale” tedesco, anziché testimoniare una residua vitalità sono il sussulto di un corpo agonizzante.

Ho scritto tempo fa un pamphlet (un po’ saggio, un po’ racconto distopico) intitolato Come la Chiesa finì. Beh, direi che ora possiamo mettere da parte le distopie. Basta guardarci attorno: la Chiesa sta finendo. C’è l’involucro, non c’è più la sostanza. Ho scritto anche un articolo, intitolato Roma senza papa, nel quale ho sostenuto che, al di là delle questioni canoniche su chi sia effettivamente il pontefice, Roma è senza papa, di fatto, perché il papa ha smesso da tempo di fare il suo mestiere (confermare i fratelli nella fede) ed è diventato una sorta di cappellano dell’Onu e dell’umanitarismo politicamente corretto. Quelli che amano mettere le etichette alle idee mi hanno accusato di sedevacantismo. In realtà qui di vacante vedo soprattutto la ragione, prima ancora della fede.

Ho capito che la Chiesa è finita una domenica di alcun i mesi fa, quando ho sentito un parroco, terrorizzato dal Covid, dire durante l’omelia: “Per fortuna abbiamo il gel igienizzante e il distanziamento. Comunque, meno siamo meglio stiamo”. Direi che questa è una certificazione. Se un prete, un parroco, uno che, si suppone, ha frequentato un certo numero di anni di seminario e magari pure di una facoltà teologica pontificia, ha espresso un pensiero simile, vuole dire che la Chiesa è finita. Punto. Direte: ma si tratta di un singolo, non puoi generalizzare. Vero. Ma quel parroco secondo me è stato, semplicemente, troppo brutale e sincero. Altri cercano di indorare la pillola, ma la sostanza è quella: credono più nel gel igienizzante che nell’acqua santa (che infatti è stata eliminata), più nel distanziamento sociale che nel potere taumaturgico della santa Eucaristia, più nelle direttive del Comitato tecnico-scientifico che nella Parola di Dio. Che c’è da aggiungere? Fine della storia.

Naturalmente la Chiesa, che è di Cristo, non può finire, e già ora sta rinascendo: più piccola, più nascosta, più perseguitata, più libera, più vera. Ma è finita la Chiesa così come l’abbiamo intesa e vissuta finora. La Chiesa che sta rinascendo non ha nulla da spartire con la gerarchia e le conferenze episcopali e le congregazioni della curia romana. Quella barca ha fatto naufragio ed è colata a picco. La Chiesa che rinasce, sostenuta dallo Spirito, è un miracolo di fede: spes contra spem, segno di contraddizione totale nel rapporto col mondo. Una Chiesa, mi scuso per il termine, un po’ guerrigliera, perché non inquadrata, spesso non visibile. C’è, ma si vede poco o per nulla, e nemmeno vuol farsi vedere. Tiene accesa la fiammella in modi che sono allo stesso tempo antichi e nuovi. Coniuga la Tradizione con l’inventiva che nasce dall’amore. Guarda con sconforto ai documenti ufficiali, alle linee e ai piani pastorali. Anzi, ignora tutto ciò perché sa che da lì può venire, ormai, solo un attentato alla fede. Poiché ha sete di Verità, va direttamente alla fonte dell’acqua che dà la vita e si riunisce attorno ai pochissimi pastori rimasti. A loro volta nascosti e perseguitati.

La conversione che oggi ci è richiesta – oltre a quella quotidiana per dire no al peccato e scegliere Dio – riguarda il modo stesso di concepire la Chiesa: lasciare tutto ciò che conoscevamo ed entrare in una dimensione nuova, all’insegna della piccolezza, del nascondimento e della persecuzione.

Il fenomeno Covid ha determinato un’accelerazione, ma il processo era già in corso. Per quanto mi riguarda (lo dico solo per farmi capire, non certo perché io pensi che il mio caso sia paradigmatico), la svolta è avvenuta con Amoris laetitia. L’ho detto e scritto ormai tante volte: quando mi sono reso conto che lì si era infilata l’apostasia, il velo è caduto. Ho smesso di essere cattolico “regolare” e sono diventato “guerrigliero”.

Non sappiamo come sarà il dopo Bergoglio. Di certo, sappiamo che l’autorità papale, già minata, ha ricevuto con questo pontificato un colpo mortale. Roma locuta, causa finita si diceva una volta, quando Roma, ovvero il papa, aveva autorità riconoscibile e riconosciuta. Adesso potremmo dire: Roma locuta, qui curat? A chi importa? Non interessa a nessuno. La voce del papa è una fra le tante, e nemmeno tra le più autorevoli. Non sto addossando la colpa a Bergoglio, che è solo l’ultimo anello di una lunga catena. Anzi, Bergoglio ha avuto il “merito”, paradossalmente, di portare la questione allo scoperto. Ho letto che qualcuno ha definito Francesco un “papa da aperitivo”. Potrebbe sembrare una definizione simpatica, invece è terribile. Se la voce del papa è paragonabile a quella che possiamo raccogliere da chi ci sta accanto al bar, vuol dire che l’autorità papale è morta e sepolta. E chi potrà ripristinarla? E come?

Ecco, questi alcuni pensierini che ho voluto condividere, amici di Duc in altum. Mentre il papa è all’ospedale (e sempre con tanti auguri a Jorge Mario Bergoglio).

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Cari amici di Duc in altum, è disponibile il mio nuovo libro: La trave e la pagliuzza. Essere cattolici “hic et nunc” (Chorabooks).

Uno sguardo sulla situazione della Chiesa cattolica e della fede. Senza evitare gli aspetti più controversi e tenendo conto dell’orizzonte dei nostri giorni, segnato dalla vicenda del Covid. Un diario di viaggio in una realtà caratterizzata da profonde divisioni, ma con la volontà di costruire, non di distruggere. E sapendo che il processo di conversione riguarda tutti, a partire da se stessi.

Il volume prende in esame questioni disparate (dal Concilio Vaticano II al pontificato di Francesco, dalla vita spirituale in regime di lockdown alle vicende vaticane, dal great reset alle questioni bioetiche) ma con un filo conduttore: l’amore per la Chiesa e la Tradizione, unito a una denuncia chiara sia delle derive moderniste sia delle nuove forme di dispotismo che limitano o negano le libertà fondamentali.

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