Carron, la guerra CL – Santa Sede. E l’eredità tradita di don Giussani

Cari amici di Duc in altum, ricevo da fonti interne al movimento di Comunione e Liberazione queste notizie, che sottopongo alla vostra attenzione e valutazione.

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Dopo il commissariamento dei Memores Domini l’anno scorso, un’altra frizione, motivo di profonda frattura, è in corso tra Comunione e Liberazione e la Santa Sede.

Giovedì scorso, 16 settembre, c’è stato l’incontro del pontefice con i movimenti ecclesiali, per spiegare il senso del decreto papale dell’11 giugno, testo che rivede le norme di elezione dei responsabili e presidenti di movimenti e associazioni, mettendo fine alle presidenze a vita e introducendo il limite dei due mandati quinquennali.

Don Julian Carròn (eletto nel marzo 2005, dopo la morte di don Giussani, presidente della Fraternità e confermato nella carica per tre elezioni successive: 2008, 2014 e 2020) non si è però presentato, nonostante il cardinale Kevin Farrell (prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e camerlengo di Santa Romana Chiesa) lo avesse ammonito a essere presente. Così come non è andata Antonella Frongillo, presidente dei Memores Domini.

Carròn ha mandato il vice-presidente della Fraternità di CL, Davide Prosperi, e un altro suo rappresentante. La Frongillo ha mandato un suo delegato. Un gesto di sfida: così è stato letto in Curia. La goccia che ha fatto traboccare il vaso dei rapporti già tesissimi tra CL e il Vaticano, tant’è che nelle ultime ore diverse fonti (sia curiali sia cielline) riferiscono dell’intenzione del Dicastero per i laici di proporre al Santo Padre un provvedimento di commissariamento di Comunione e Liberazione.

Il punto è che Carròn e il suo inner circle stanno mettendo in pericolo la sopravvivenza di CL per motivi di potere personale. Né lui né chi lo contorna hanno capito che il carisma viene ereditato da tutti coloro che lo seguono, una volta morto il fondatore. Carròn invece è convinto che il carisma passi dal fondatore al successore del fondatore, in linea diretta. Un punto su cui sia il papa sia il cardinale Farrell hanno insistito a lungo, richiamando al riguardo i tradizionali insegnamenti della Chiesa.

Carròn contesta invece questi insegnamenti e si batte per poter rimanere in qualche modo alla guida di CL. Gira voce che nei circoli carroniani si ipotizzi di far eleggere alla guida della Fraternità di CL don Stefano Alberto (noto come don Pino) quale successore di Carròn: i due sono legatissimi. Si tratterebbe di un cambiamento soltanto formale, che farebbe restare il prete spagnolo leader del Movimento, dietro le quinte.

Se si tiene conto, come si ricordava, che i Memores Domini (associazione laicale i cui membri vivono i precetti di povertà, castità e obbedienza sotto l’egida di CL) sono commissariati e stanno ancora scrivendo i nuovi statuti, si vede come la frizione tra il movimento e la Santa Sede sia drammatica.

Ma il vero dramma, comunque andrà a finire la questione dei rapporti tra CL e Vaticano, è che tutta questa vicenda rischia seriamente di ostacolare la canonizzazione del fondatore, ed è un vero peccato, perché se c’è un santo che ha fatto riscoprire il gusto e la gioia di essere cristiani a decine di migliaia di persone, questi è proprio don Luigi Giussani.

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