La Messa di Francesco nel cimitero di guerra francese (con polemiche)

Papa Francesco ha deciso di celebrare la Messa del 2 novembre, giornata dedicata ai defunti, nel cimitero di guerra francese a Roma, il che ha sollevato polemiche. Nel cimitero, infatti, sono sepolti anche gli autori delle violenze conosciute come “marocchinate”. Si tratta di soldati Goumiers, di nazionalità marocchina, che furono chiamati a combattere nelle truppe francesi dal generale De Gaulle, capo del governo francese in esilio.

Le “imprese” dei Goumiers sono tristemente note. Oltre 60 mila furono gli stupri, ai danni non solo di donne ma anche di uomini e bambini italiani, senza contare le uccisioni e le rapine, dal 1943 al 1945. Tra le vittime anche sacerdoti.

“Siamo esterrefatti da questa iniziativa del papa, ci sentiamo offesi da una Messa in ricordo dei carnefici autori di 60 mila stupri e omicidi che hanno colpito il nostro Paese, e non solo. La cosa che mi lascia più perplesso è che i soldati delle truppe coloniali marocchine, che agirono sotto l’impulso dell’odio francese, erano quasi tutti di religione islamica”. Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione nazionale vittime delle marocchinate, ha commentato così all’Adnkronos la decisione di Francesco di celebrare la Messa al cimitero di guerra francese.

“Ci siamo chiesti, allora, se il Santo Padre conosca quello che è successo in Italia durante la II guerra mondiale, e ci dispiace perché sulla questione delle marocchinate intervenne anche Pio XII, a conoscenza dei crimini di cui si erano macchiate, impedendo l’entrata a Roma di queste truppe. I goumiers hanno ucciso tra l’altro anche dei preti, don Enrico Iannone a Vallecorsa e don Alberto Terilli a Esperia. Invitiamo il papa a commemorare le vittime, il più piccolo di appena tre anni e il più anziano di 86, e non i carnefici. Non abbiamo mai visto bene, come associazione, nemmeno alcune lapidi che sono all’interno della chiesa dei francesi a Roma, lapidi commemorative che ricordano le gesta eroiche di questi soldati, e invitiamo il papa a visitare i luoghi dove le truppe francesi hanno commesso la maggior parte dei reati, come, nella provincia di Frosinone, possono essere Pontecorvo, Castro dei Volsci, Esperia, Ceccano, Vallecorsa o, in quella di Latina, Roccagorga, Sezze, Priverno e Prossedi”.

“Se l’intento fosse stato quello di avere un atteggiamento universale, commemorando i soldati – dice Ciotti – il papa allora avrebbe dovuto commemorare anche le vittime, altrimenti il rischio è che si crei un cortocircuito anche per i parenti di chi è stato ammazzato. Mio zio aveva quattordici anni quando venne violentato e ucciso. E io mi sento tradito dal papa. Lanciamo al Santo Padre un appello a commemorare, dunque, anche le vittime con una Messa, magari tornando nei luoghi dove sono stati commessi delitti oggi dimenticati”.

Durante l’omelia, il papa ha detto: “Questa gente, brava gente, che è morta in guerra, è morta perché è stata chiamata a difendere la patria, a difendere valori, ideali e tante altre volte difendere situazioni politiche tristi e lamentabili”.

Ovviamente l’espressione “brava gente” ha sollevato ulteriori perplessità.

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Foto Marco Gradozzi

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