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“Ecco perché io, ebreo praticante, dico no a questi vaccini, e rivendico il diritto all’obiezione di coscienza, a difesa della vita e di ogni discriminazione”

Cari amici di Duc in altum, la lettera che qui vi propongo è preziosa non solo per le idee che esprime, ma perché è forse la prima che il blog riceve da un ebreo praticante, le cui preoccupazioni circa gli attuali “vaccini” contro il Covid affondano in un terreno che non possiamo ignorare.

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di Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia

Sono anch’io uno dei tanti lavoratori colpiti dal sostanziale obbligo vaccinale contro il Covid-19, previsto dalle varie normative che si sono susseguite durante questa “emergenza”. Poiché la notizia era nell’aria da tempo, in pratica da aprile, avendo problemi di allergia a diversi farmaci ho subito iniziato a informarmi rispetto a questi cosiddetti “vaccini”, consapevole del fatto che, essendo sperimentali, mal si conciliano con l’obbligo.

A un osservatore scrupoloso non dovrebbe interessare se i fautori di questa campagna dicono che ormai c’è ben poco di sperimentale dato che miliardi di inoculazioni sono state fatte in tutto il globo. O le procedure per introdurre nel mercato nuovi farmaci esistono oppure si sta parlando d’altro: di sperimentazione coatta di massa. Utile riferimento per confutare antiscientifiche affermazioni è quanto elaborato nelle Good Clinical Practices (GCP) definite dalla Conferenza internazionale per l’armonizzazione dei requisiti tecnici per la registrazione dei farmaci ad uso umano (ICH), le quali rappresentano uno standard internazionale di etica e di qualità per la conduzione di studi clinici che interessano soggetti umani. Siamo evidentemente nella fase 4 della sperimentazione, in cui “gli studi sono volti a confermare la sicurezza e la tollerabilità a lungo termine del farmaco, su un numero più ampio di pazienti” e “l’identificazione di eventuali problemi può portare a modificare o eliminare dal commercio il farmaco”. Ma ciò che fino a ieri sembrava essere la regola oggi viene abolito in favore dell’emergenza pandemica, in cui prevale la fede nella scienza come fosse una nuova religione.

Studiando la composizione di questi “vaccini”, per capire se potessero causare reazioni allergiche, ho scoperto che prima di tutto dovevo interrogarmi sulla modalità  attraverso la quale vengono prodotti, ovvero sull’utilizzo, per lo sviluppo e la realizzazione, di linee cellulari fetali umane provenienti da aborti.

Non essendo mai stato attratto da teorie cospirazioniste e da visioni complottistiche della realtà, ho cercato fonti attendibili, e non è stato difficile trovare conferma dell’uso delle linee cellulari di cui sopra. Tra i molti testi, cito l’interessante studio di Pamela Acker Vaccinazioni: una prospettiva cattolica (Fede & Cultura).

I bambini – perché di bambini si tratta – una volta presi prematuramente dal corpo della madre vengono tenuti in vita forzatamente per estrarre materiale fetale quanto più “puro” possibile, e non viene applicata anestesia perché ciò “sporcherebbe” le linee cellulari da utilizzare. Questo è ciò che avviene. Non è un film horror, è “cannibalismo” medico, come affermato correttamente da cinque vescovi. Non vedo dunque nessuna differenza rispetto quanto venne praticato nei campi di sterminio nazisti : tali procedure sono “normali” quanto lo erano quelle del dottor Mengele.

Considerare il corpo di questi bambini come un fornitore di pezzi di ricambio a cui attingere per le proprie ricerche è un crimine contro l’umanità. Dobbiamo sempre ricordare che non tutto ciò che è fattibile e realizzabile è moralmente ed eticamente accettabile. Dalla necessità di rendere forte questo principio deriva quanto emerso dai processi di Norimberga, che condannarono i gerarchi nazisti e i loro sottoposti: “Ordine sbagliato non si esegue”. Tutti siamo responsabili del nostro agire, indipendentemente dal nostro ruolo nel mondo.

Il mio essere ebreo credente mi impone di prendere posizione contro questa pratica criminale, e poco importa che alcuni settori dell’ebraismo si siano schierati, allineati e coperti, a favore della campagna vaccinale. Ogni individuo deve rispondere personalmente di quanto fa e dice. Non possiamo nasconderci dietro giustificazioni come “eseguivo un ordine”, “tutti facevano così”.

Come ebreo ho trovato conferma di non di non essere in errore ascoltando e leggendo quanto continua ad affermare il dottor Vladimir Zelenko. La sua testimonianza a un tribunale rabbinico risulta essere molto chiarificatrice dal punto di vista sia scientifico (la denuncia della cospirazione in atto per operare una vaccinazione di massa attraverso la diffusione di dati contraddittori e falsi), sia etico-morale: “Io sono contro il sacrificio di bambini. Sono contro l’avere un falso idolo. Credo che Dio stia mettendo alla prova ogni essere umano. Quella in corso è una guerra contro Dio. L’essere umano è fatto ad immagine di Dio, la vita umana ha una sacralità”.

Quasi tutti i componenti della mia famiglia sono morti a causa della Shoah, e ritengo che sia accaduto allora come sta accadendo oggi: molti si sono girati dall’altra parte, la maggioranza silenziosa non ha detto nulla e i piccoli e grandi burocrati, manovali del male, hanno soltanto eseguito gli ordini.

Oggi abbiamo l’accesso a una marea di dati, e con un po’ di impegno possiamo decifrarli e ricavarne le informazioni necessarie per prendere le nostre decisioni. Ma soprattutto dobbiamo chiederci: vogliamo renderci complici del più grande crimine che l’essere umano abbia potuto ideare ? Ricordiamo che, per la realizzazione di tutti i “vaccini” anti Covid fin qui approvati dall’Ema, almeno in una delle fasi di sviluppo vengono utilizzate linee cellulari provenienti da bambini abortiti. I vaccini m-RNA utilizzano linee cellulari fetali per la progettazione e lo sviluppo e per i successivi test sui lotti (batch testing). Quindi non c’è differenza tra i vaccini attualmente autorizzati dall’Aifa: sono tutti, a mio parere, ugualmente immorali.

C’è differenza se il bambino o la bambina sono stati abortiti oggi o nel 1973? Per me, no.

Ho deciso che è mio compito denunciare questa pratica, perché tutte le persone possano decidere con cognizione qual è il prezzo, in termini di vite umane, che si paga quando si riceve l’inoculazione di questi “vaccini”.

Credo sia necessario che chi è realmente contro l’aborto pretenda che per lo sviluppo dei farmaci non vengano utilizzati bambini abortiti. Specifico chi è realmente contro l’aborto perché ciò che stupisce, o forse no, è che nel nostro Paese poche voci si sono levate contro questa pratica. Sembra quasi che un certo anti-abortismo sia più ideologicamente contro la donna che a tutela e difesa della vita.

Un inno alla vita di cui consiglio la lettura è la Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, in cui si afferma chiaramente e senza tentennamenti che “l’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona”.

Per rivendicare il mio diritto a dire no alla morte dei bambini e sì alla loro vita, io mi appellerò proprio alla legge 194 del 22/05/1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) che prevede la pratica dell’obiezione di coscienza. Proprio riferendosi alla 194 risulta chiaro che è corretto opporsi a un trattamento sanitario obbligatorio, com’è in sostanza l’inoculazione dei “vaccini” anti-Covid, in quanto questi vaccini sono stati sviluppati attraverso l’utilizzo di linee cellulari derivanti da bambini abortiti, spesso tenuti forzatamente in vita al fine di disporre di campioni umani il più “puri” possibili.

Ognuno deve confrontarsi con se stesso e con la propria coscienza. Ritengo però sacrosanto concentrarmi sul peccato piuttosto che sul peccatore, altrimenti faremmo solamente il gioco di chi vuole una guerra civile, di chi vuole indurci a uno sterile scontro tra noi.

Credo che questo clima di contrapposizione, questa guerra intestina, sia voluta da chi avendo come obiettivo la distruzione delle famiglie ha capito che lo può raggiungere più efficacemente così che attraverso i ridicoli disegni di legge per la tutela di presunte minoranze artefatte. È molto più facile lanciare una caccia all’untore, proponendo pubbliche gogne per chi rivendica un pensiero critico, per chi dichiara la propria fede in Dio.

Il vero progetto malvagio è proprio quello di separarci da Dio, anzi di sostituire il Dio delle Scritture con il credo nella scienza e la fede nell’ecologia, nuovi vitelli d’oro a cui inchinarsi acriticamente, rinnegando quel metodo scientifico che nulla ha a che fare con lo scientismo imposto oggi.

Drammatico è constatare che nel sito della Camera dei deputati italiana, nella pagina web sui “vaccini”, si trova il link all’Agenda 2030, il piano operativo stabilito dal Forum economico mondiale per la realizzazione del Grande Reset.

Non si tratta di vedere complotti dove non ci sono, si tratta di leggere il progetto di un crimine, esposto a tutti in ogni suo dettaglio: il Main Kampf del XXI secolo.

La decisione su come comportarmi rispetto all’assunzione di questi “vaccini” non è facile. Ha ricadute sulla mia vita, sulla mia famiglia, ma dev’essere chiaro: io non mi auto-ghettizzo. Decidere che alcune persone siano escluse dalla vita sociale e produttiva non ha nulla di diverso rispetto a quanto fatto da fascismo e nazismo nei confronti di noi ebrei pochi decenni or sono.

La storia si sta ripetendo, ma il mio impegno da sempre è: “Mai più Masada, mai più Shoah”. Inutili le lacrime di coccodrillo per il prossimo 27 gennaio, Giornata della Memoria, se poi non si è in grado di fare veramente memoria di ciò che è stato. Il male si perpetua grazie all’azione, ma soprattutto all’inazione, dell’essere umano.

Nel contrastare l’azione demoniaca portata avanti da questa campagna vaccinale non devo aver paura di rivendicare il mio credo, la mia fede nel Signore, nei principi del Decalogo, nelle Sacre Scritture e nel valore supremo della vita quale dono di Dio, e tutto ciò mi porta a fare obiezione di coscienza rispetto alla somministrazione di uno qualsiasi dei “vaccini” anti Covid-19.

È compito di tutti i credenti difendere i figli di Dio, le creature più piccole che non possono difendersi. Come fu inaccettabile ciò che fecero i nazisti ai bambini nei campi di sterminio, è inaccettabile l’attuale sterminio in nome della scienza. La medicina deve tutelare la vita e non ha diritto di sacrificarne una per salvarne un’altra. Chi può decidere chi sia sacrificabile e chi no? Il censo, l’egoismo, la forza, l’arroganza, il ritenersi superiori? Ogni scusa può diventare lecita per sacrificare sull’altare della scienza la vita altrui. Dobbiamo comprendere quale atroce breccia può venire aperta legittimando questo tipo di procedura, questo modo di pensare. Il sacrificio umano non può diventare lecito solo perché praticato in sale asettiche, da persone in camice, guanti e mascherina.

Poco importa che, rifacendomi alla mia fede in Dio, io venga tacciato di essere un retrogrado, un oscurantista o peggio. L’importante è la fedeltà a quanto ci viene chiesto dalla Scrittura. L’importante è la fedeltà assoluta alla promessa di salvezza se ci impegneremo a stare nella Sua Santa Legge, se non ci vergogneremo di Lui, del Suo amore per noi e del nostro amore per Lui, se saremo disposti a essere conformi ai Suoi precetti, vivendoli nella pienezza del loro significato più profondo.

Mi sono dilungato per far capire che il mio rifiuto dei “vaccini” non è motivato dalla paura, ma dal rigetto delle modalità di sviluppo, punta dell’iceberg di un procedere che nega Dio nella sua totalità. Auspico che chi mi legge possa essere stimolato a fare la sua ricerca, a incuriosirsi delle cose del mondo, a non accontentarsi della risposta più comoda, della facile scorciatoia.

Abbiamo la capacità di scindere il bene dal male, e questa capacità deve essere sollecitata in ogni istante.

Il Signore è la mia forza e l’oggetto del mio cantico;
egli è stato la mia salvezza.
Questi è il mio Dio, io lo glorificherò,
è il Dio di mio padre, io lo esalterò.

Esodo 15, 2

 

Aldo Maria Valli:
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