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La musica sacra e la gloria di Dio

di Aurelio Porfiri

Che cosa intendiamo dire quando definiamo la musica liturgica come preghiera? Sappiamo bene che secondo il grande sant’Agostino chi canta prega due volte. Ma che significa?

Innanzitutto dobbiamo toglierci dalla mente l’idea di musica come divertimento. Questa è una funzione che certamente possiamo riconoscere alla musica, ma non è la sua funzione principale e più importante. La musica, come aveva riconosciuto bene Ludwig van Beethoven, è la più alta e profonda forma di conoscenza. Dunque, non si applicherà questa forma di conoscenza all’obiettivo più alto, che è Dio? E Dio in questo caso non solo è il conosciuto, ma anche Colui che ci fa conoscere, in quanto la musica è un dono che da Lui proviene.

La musica che diciamo sacra non è tale per la cristallizzazione di un repertorio o di stili e compositori particolari, ma lo è perché riservata alla funzione più elevata, alla quale concorre senz’altro con la liturgia: la gloria di Dio in primis e l’edificazione dei fedeli che discende da questa glorificazione in seconda battuta. Lo scopo della musica sacra è lodare Dio e manifestare a Lui che Egli è il Santo, il Signore, l’Altissimo, nella comunione trinitaria con il Figlio e lo Spirito Santo.

La musica sacra si fa preghiera incessante che confina, nei casi più fortunati, con la mistica, con la forma di elevazione a Dio più profonda. Potrà capitarvi che mentre ascoltate un mottetto di Victoria vi sentiate sprofondati in qualcosa in cui vi sembra perdervi. Questo perché, per riprendere ancora Agostino, per riempirci di ciò di cui siamo vuoti dobbiamo svuotarci di ciò di cui siamo pieni.

Non abbiamo capito che la Chiesa non ha evangelizzato il mondo, elevandolo, tramite l’impegno sociale, ma l’impegno sociale è scaturito dalla preghiera incessante e risplendente della luce divina che ha spinto uomini e donne a portare quella sensazione di profondo cambiamento a tutti.

La vera musica sacra come preghiera in questo ha giocato un ruolo fondamentale ed ecco perché la sua progressiva perdita ci perde tutti.

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Aurelio Porfiri, Ftcl Music composition (Trinity College, London)

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Aldo Maria Valli:
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