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Università britanniche abbandonano le lobby Lgbt. Ecco perché

provitaefamiglia.it

Le università scozzesi si sono ritirate dalla classifica compilata dalla lobby Lgbtq+ Stonewall, che elenca le istituzioni accademiche che limitano la libertà accademica e il dibattito sui diritti dei transgender.

L’Università di Edimburgo e l’Università di Glasgow, infatti, non hanno presentato la richiesta di essere inserite nell’indice di uguaglianza di Stonewall. Negli anni precedenti l’Università di Edimburgo aveva espresso apertamente il proprio orgoglio nel partecipare al Workplace Equality Index, scrivendo nella sezione Equality, Diversity and Inclusion del suo sito web: “L’Università è stata lieta di salire di ottanta posti, classificandosi al 121° posto, nel febbraio 2020. Questo segna un aumento di duecento posti nei quattro anni in cui ci siamo presentati”. Ora la trasformazione della tolleranza Lgbtq+ in bavaglio accademico ha convinto l’Università di Edimburgo a privilegiare lo spirito universitario alle “medaglie” Lgbtq+.

Anche l’Università della Scozia occidentale e la Robert Gordon University hanno confermato che non parteciperanno a tale lista e stanno rivedendo la partecipazione futura. Poche settimane fa, nel dicembre 2021, l’University College di Londra era stata la prima università a tagliare formalmente i legami con Stonewall e lo aveva fatto sull’onda delle preoccupazioni per la libertà accademica e la discussione su “sesso e genere” che avevano portato alle proteste di moltissimi professori contro la tirannia e le minacce delle lobby Lgbtq+ nei confronti del corpo accademico e della libertà di insegnamento.

Stonewall classifica le istituzioni educative e accademiche in base a fattori come la disponibilità di strutture neutrali dal punto di vista del genere, l’uso di un linguaggio neutro, l’assenza di dibattiti sulla sessualità binaria e così via. Lo scorso novembre, invece, un’università del Russell Group era stata criticata per essere entrata a far parte proprio di Stonewall, con l’obiettivo di raggiungere i primi posti delle classifiche, dimenticando però di concentrarsi sulla qualità e la libertà di insegnamento. La guida dell’università diceva che alle persone ci si dovrebbe rivolgere usando il pronome di genere neutro “loro”, chiedeva ai propri iscritti di sfidare e disimparare i loro pregiudizi e aveva approvato la rietichettatura di tutti i suoi servizi igienici, trasformati in neutrali. Il sito web, inoltre, affermava che l’università stava lavorando per risalire l’indice di uguaglianza di Stonewall ed era orgogliosa della sua posizione, 123esima su cinquecento. Grazie a queste politiche la Warwick – questo il nome dell’università – era salita in pochi anni di 230 posizioni.

Fortunatamente un caso isolato, perché, come abbiamo visto, sempre più atenei stanno privilegiando la cultura e la libertà di insegnamento anziché inseguire certe ideologie. Il potere di Stonewall va dunque sgretolandosi.

Fonte: provitaefamiglia.it

 

 

Aldo Maria Valli:
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