Il Mezzobusto Globale e lo stato di emergenza perenne

di Aldo Maria Valli

L’altro giorno circolava un meme secondo cui bisognerebbe candidare Putin al premio Nobel per la medicina perché in quarantotto ore ha fatto guarire il mondo intero dal Covid. La battuta fa sorridere, ma fa anche pensare. Noi siamo ciò che i mass media ci raccontano. I televirologi sono spariti. La gente, per inerzia, va ancora in giro con la mascherina, ma parla di Ucraina e carri armati. La logica è quella del “volta pagina”, tipica del telegiornale. Avete presente quando il mezzobusto di turno, nel momento in cui deve saltare di palo in frasca, usa la formula “e adesso voltiamo pagina”? Ecco, i padroni della narrativa hanno deciso di voltare pagina, e magicamente il Covid è sparito. Perché il Covid era ed è solo uno strumento. L’elemento costante, quello che non deve venir meno, è l’idea secondo cui stiamo vivendo un’emergenza. Prima era per il Covid, ora è per Putin. La paura non deve sparire.

Filippo Tommaso Marinetti, nel Manifesto del Futurismo, scrisse che la guerra è “la sola igiene del mondo”. I padroni del pensiero l’hanno preso alla lettera. La guerra ha fatto piazza pulita del virus. Ma il terrore non deve mai andarsene. L’opinione pubblica va tenuta costantemente sulla corda. Una volta finito il servizio sull’Ucraina, il Mezzobusto Globale dirà “e ora voltiamo pagina” e si passerà a un’altra emergenza, a un’altra paura.

Ovviamente il Mezzobusto Globale, con il suo telegiornale a reti, parole e idee unificate, ha tanta influenza perché noi gli consentiamo di averla. Perché noi ci accontentiamo di abbeverarci alla narrazione decisa dai padroni del pensiero.

Giuseppe Prezzolini si era idealmente iscritto alla Società degli Ápoti, dal greco ápotos, cioè “coloro che non se la bevono”. Gli ápoti sono quelli che non si piegano, che non si accontentano della narrazione dominante, ma cercano la verità. Occorre, scrisse Prezzolini su La Rivoluzione Liberale, sottrarsi al “tumulto delle forze in gioco per chiarire le idee”. Ecco: i padroni del pensiero vogliono che restiamo prigionieri del tumulto delle forze in gioco, in modo che le idee non vengano mai chiarite.

La narrazione della crisi perenne è funzionale ai padroni del pensiero. Che sia il Covid, l’Ucraina, il riscaldamento globale o l’invasione dei marziani, l’importante è che la crisi sia sempre in onda e che le nostre menti ne siano condizionate a dovere. L’importante è che sia bandita l’idea stessa di normalità. I padroni del pensiero vogliono che si viva nell’ansia costante. I motivi per cui l’ansia viene alimentata possono cambiare. Quella che va alimentata senza sosta e l’inquietudine, è quello stato di angoscia e timore che impedisce di essere lucidi e conduce a gettarsi nelle braccia dei venditori di sicurezza.

Per i padroni del pensiero l’ideale sarebbe che dalla mascherina passassimo direttamente alla maschera antigas, per il timore del Putin di turno.

Il gioco è ormai scoperto, ma noi, come sonnambuli, ne siamo irretiti. Viene in mente Il mondo nuovo di Aldous Huxley: l’ipnopedia (sleep teaching, o anche sonno tattico) usata come metodo di condizionamento.

Leggo su Il Sole 24 Ore: “Il Consiglio dei ministri ha deliberato tre mesi di stato di emergenza per consentire gli interventi della Protezione civile all’estero e della protezione civile europea. Decise misure per far dare immediata risposta alle necessità legate allo scoppio della guerra”.

Qualunque cosa significhi, è chiaro che dobbiamo restare nello stato di emergenza. O, meglio ancora, che lo stato di emergenza sia percepito come la nuova normalità.

Intanto il green pass c’è ed è ormai dato per scontato. E così sia.

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