La vera pace è nella Carta dei diritti di Dio, non in quella dei diritti dell’uomo

di Elena Martinz

Carissimo Aldo Maria,

non immagina la gioia nel vedere che la Conferenza episcopale ucraina chiede al Santo Padre di fare la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria!

In questi giorni il grande gruppo di preghiera nato in Austria e che sta abbracciando l’Europa e non solo (in Italia è qui) sta pregando proprio per questa intenzione. L’iniziatore di Austria Prega, Padre Louis-Pierre Laroche invita infatti a “pregare perché il Papa compia la consacrazione della Russia che la Madonna ha chiesto a Fatima”.

Padre Kolbe negli anni Trenta profetizzò, senza nulla sapere del segreto di Fatima (svelato soltanto successivamente): “Un giorno, l’Immacolata regnerà sul Cremlino e dal Cremlino sul mondo intero”

E questo sarà possibile se la Chiesa finalmente accoglierà l’invito della Madre a fare quello che dice il Suo Gesù!

“Fate quel che Egli vi dirà”. Torniamo servi, come a Cana, e riempiamo di acqua le giare, offrendo la nostra pochezza per completare nella nostra carne quello che manca ai patimenti di Cristo. E stiamo certi che avremo la Pace, quella vera, molto diversa da quella augustea.

Non ci sarà pace col peccato, non ci sarà pace con l’idolatria, non ci sarà pace con l’immoralità sfrontata. Non ci sarà pace finché tradiremo la volontà del Signore, calpestando ognuno dei Suoi comandamento. Non ci sarà pace finché le leggi degli stati non porranno il loro fondamento sulla roccia di Dio. Popoli e sovrani devono inchinarsi davanti alla volontà del Signore. È Lui che comanda, Lui solo è buono.

Invece, a forza di parlare di diritti umani, abbiamo perso la fede. Perché? Perché abbiamo stracciato la carta dei diritti di Dio.

“Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”.

Gesù non ci impone di seguirlo, ma ci dice che, se vorremo farlo, lo potremo a una sola condizione: rinnegare noi stessi. Quindi un uomo che scelga la sequela di Cristo non rivendica alcun diritto, come uno schiavo, consapevole che la sua vita appartiene totalmente ad un Altro. E questo Altro è il Padre buono, misericordioso, fedele, lento all’ira, grande nell’amore!

Gli abitanti della terra invece hanno ascoltato i suggerimenti del demonio: diventerete come Dio, rovesciando così l’ordine divino. Hanno elevato l’uomo a padrone, illudendolo di poter trattare Dio come uno schiavo da maltrattare, con cui prendersela se le cose non vanno, da percuotere a ogni capriccio, da frustare come si fa coi muli per piegare la Sua volontà. Ma l’uomo non è come Dio, non è Amore in sé stesso. Un uomo che non rinnega sé stesso per tornare all’umile obbedienza verso il suo Signore diventerà un despota, fosse anche solo nella sua famiglia o sul luogo di lavoro.

Allora facciamo penitenza e digiuniamo per rinnegare noi stessi, per rinnegare i nostri diritti e riconoscere i diritti di Dio. Se il digiuno si fa per far valere i nostri diritti, non serve a nulla, anzi! Digiuniamo, piangiamo, laceriamo il nostro cuore per ritornare a Dio!

Non è Dio che vuole la guerra, non è Dio che ci abbandona. Dio è lì, davanti alla porta di casa che ci aspetta, pronto a riabbracciarci. Siamo noi che, volendo fare valere i nostri presunti diritti, abbiamo deciso di allontanarci da Lui. Noi lo abbiamo abbandonato perché abbiamo confidato nell’uomo… e saremo maledetti, perché ci siamo sottratti al Suo abbraccio benedicente.

Pregare una tantum per una pace umana è da stolti. Come un contadino che taglia le erbacce senza strapparne la radice. Pochi giorni dopo avrà più erbacce di prima nel suo campo, a rovinarne il raccolto.

Faccio solo un esempio attuale: il conflitto in Ucraina. Ucraina, che si è guadagnata la reputazione di primo paese per “turismo dell’utero in affitto low cost”. La legislazione ucraina relativa a questa pratica attira come una calamita: la legge attuale (par. 2, art. 123 del Codice della famiglia) è una delle più liberali al mondo nei confronti dell’uso delle tecnologie riproduttive, dalla fecondazione assistita in vitro fino alla maternità surrogata. Kiev ed altre città ucraine pullulano di cliniche private in cui si propongono pacchetti “classici”, “Vip” o “Premium” garantendo alle coppie un numero illimitato di tentativi e la garanzia di un ritorno a casa con un figlio. A volte vi è anche la possibilità di scegliere il sesso del nascituro. Il prezzo medio di un “pacchetto” varia mediamente dai trentamila ai cinquantamila dollari, un quinto del costo negli Stati Uniti e negli altri paesi in cui questa pratica è consentita. Nessun diritto per gli embrioni, nessun diritto per i feti, nessun diritto per chi ce la fa fino alla nascita, nessun diritto per la madre (o donna-utero, come viene definita). Un giro diabolico di affari sfruttato dall’Occidente pacifista, i cui frutti hanno odore di morte: milioni di embrioni inutilizzati che vengono gettati via, di bambini che vengono uccisi nel grembo materno, o strappati dalle braccia della madre dopo il parto e di madri abbandonate che si consumeranno nel dolore. Anche loro sono vittime di una guerra, la peggiore, la radice di tutte le guerre!

Madre Teresa, nel suo discorso al ritiro del Nobel per la Pace, affermava con forza e coraggio che non ci sarebbe stata pace finché si fosse permesso l’aborto (cioè l’uccisione di un essere umano dal suo concepimento, embrione compreso, fino alla nascita, e io aggiungo anche dopo, visto che di questo passo ho paura che perderemo anche il giusto orrore per l’infanticidio).

Se noi cristiani (seguaci di Cristo Crocifisso!) ormai tolleriamo, chiudendo entrambi gli occhi e la bocca, che una madre possa uccidere il figlio nel suo grembo e che un figlio possa essere strappato a sua madre, allora non saremo operatori di pace, ma di guerra. Se, muti e sordi, tolleriamo o, peggio ancora, alimentiamo le manifestazioni di odio discriminatorio nei confronti di qualsiasi uomo (compreso il cittadino russo, il non inoculato, il bianco, l’amante del rito antico, il pro-life, il cattolico fedele agli insegnamenti di Cristo e degli apostoli), le nostre grida pacifiste saranno cariche di ipocrisia. I nostri digiuni saranno rivolti a idoli che non salvano. Saremo più superbi e arroganti dei romani che hanno deriso, percosso e inchiodato alla croce il Cristo che diciamo di seguire. Loro non sapevano che Lui fosse Dio. Noi cristiani lo professiamo ogni volta che andiamo a Messa…

“Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna”.

Gesù è lapidario e non può essere frainteso. Eppure quanti di noi rischiano il fuoco della Geenna?

Inginocchiamoci allora e uniamoci alla Chiesa intera che all’inizio del tempo di Quaresima invoca: “O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male”.

Torniamo a Cristo con tutto il cuore, senza compromessi! Non continuiamo a tradirlo per trenta denari (per un caffè al bar, per una promozione lavorativa, per accumulare like sui social…), a spingergli la corona di spine sul capo, a laceragli la carne, a deridere la Sua regalità, a inchiodarlo alla Croce e ad abbandonarlo. Non possiamo lamentarci della cattiveria degli uomini mentre le nostre stesse mani sono macchiate del sangue di Cristo nei milioni di innocenti che gridano vendetta al cospetto di Dio.

Torniamo sotto la Croce e ascoltiamo Gesù che, mentre il grido delle vittime innocenti sale al Padre, grida ancora più forte: “Padre, perdona loro!”. Ascoltiamo questo grido! Ogni celebrazione del Santo Sacrificio ci apre questa opportunità, ci riporta lì sul Calvario, vicino al buon ladrone e al centurione, accanto alla Madre, esposti al “getto” della Misericordia di Dio.

La Chiesa torni a servire l’opera redentrice di Cristo, smettendo di opporsi alla santità e alla consacrazioneLa Chiesa smetta di comportarsi come una moglie oziosa e capricciosa, che pretende sempre nuovi doni, come quella del povero pescatore nella favola del Pesciolino d’Oro. Torni invece a essere la Sposa di Cristo, a Lui abbandonata e obbediente; torni ad attenderlo con trepidazione, facendosi splendente per Lui, casta per Lui, feconda per Lui, con Lui e in Lui!

La Chiesa smetta di schierarsi da una parte o dall’altra, come una barca scossa dalle onde durante una tempesta. Stia solo dalla parte di Cristo Crocifisso! Come sarebbe bello se si moltiplicassero le Messe, in cui c’è tutto! Altro che organizzare tante altre iniziative… Se poi durante le Messe i sacerdoti offrissero a Dio il sangue di tutte le vittime di aborto (solo per citare i più piccoli tra i piccoli), altro che bomba nucleare! Un sacerdote un giorno mi disse che l’embrione riceve l’anima da Dio immediatamente al concepimento (cosa confermata anche dagli scritti d Hildegard von Bingem, santa e dottore della Chiesa), quindi lui credeva che i bimbi potessero scegliere di offrire sé stessi nel momento in cui venivano abortiti, in espiazione dei peccati del mondo e per la salvezza delle anime. Per questo li ricordava a ogni Messa, come si ricordano i Martiri. Se la Chiesa tornasse a dare questo senso sublime alla sofferenza, invece di fare le giravolte per indicarci una felicità (effimera) che nemmeno Maria poté promettere ai pastorelli a Fatima…

Chi crede in Cristo è consacrato nella verità. Senza Verità, niente Pace.

Gli operatori di Pace sono prima di tutto operatori di verità. Una pace fondata sulla menzogna sarà una pace falsa. Noi cristiani non dobbiamo accontentarci di una tale pace e nemmeno sostenerla! Si tratta di una pace diabolica, come quella di coloro che invocano la morte di un figlio per preservare la pace della madre.

Se la Chiesa non accoglierà senza più alcun indugio l’appello di Maria a Fatima al pentimento, alla conversione, alla consacrazione della Russia al Suo cuore immacolato, non avremo la pace. A nulla varranno le bandiere arcobaleno alle finestre, le minacce sui media, gli appelli (anch’essi minacciosi!) dei capi di stato e gli striscioni pacifisti in piazza. Credo anzi che avranno l’effetto boomerang.

Solo questo dobbiamo sperare con tutto il cuore, pregando anche per l’intercessione del cuore castissimo di san Giuseppe: che la Chiesa smetta di respingere gli avvertimenti e gli appelli di Sua Madre.

Con stima e sperando di vederla e ascoltarla il 7 marzo,

Elena Martinz 

 

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