Stati Uniti / Camionisti in marcia verso Washington. In difesa della libertà

Anche negli Stati Uniti, sull’esempio del Canada, convogli di camionisti sono in marcia verso la capitale federale. Ecco perché.

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di Jessica Maria Baumgartner

thefederalist.com

“Finché lo stato di emergenza nazionale è in vigore, le élite al potere possono portarci via più libertà, e lo sanno.”

Prima che andassi a sostenere il convoglio di camionisti statunitensi nel mio stato d’origine, il Missouri, diverse persone mi hanno dato avvertimenti di ogni genere. Si sono comportate come se stessi andando in battaglia e temevano che sarei stata perseguitata politicamente.

Questo è esattamente il motivo per cui ho deciso di andare con mio marito e i miei figli: riunirci pacificamente è un nostro diritto naturale, sostenuto anche dalla costituzione. Se gli altri hanno troppa paura per stare su un cavalcavia a sventolare una bandiera, quella è una loro scelta. La codardia è ovunque in questo paese, ed è per questo che la corruzione ha continuato a crescere.

I camionisti non entreranno esattamente a Washington. Non è mai stato il piano. Quello che stanno facendo è guidare attraverso il paese per i nostri diritti: i tuoi, i miei e i loro. E quando li vedi rimani senza fiato.  Non ho mai visto niente di simile. I miei figli hanno assistito a qualcosa di così grande e forte che nemmeno le parole possono descrivere: miglia e miglia di americani pieni di speranza e amanti della pace che si sono uniti per proteggere i nostri diritti: il diritto di riunirsi, il diritto di prendere decisioni mediche per noi stessi e soprattutto il diritto di protestare quando il governo cerca di intaccare le nostre libertà.

Nel Missouri, The People’s Convoy si è mosso scortato dalla polizia. Una volta parcheggiato al Midwest Petroleum Travel Center di Cuba, Missouri, è stato come una festa. Ho visto la più grande parata della mia vita e ora tutti erano invitati a riunirsi per festeggiare insieme. Era presente il candidato al Senato del Missouri Eric Greitens. Non avevo idea di chi fosse quando gli ho parlato. Avevo appena seguito la folla per scoprire dove lasciare le nostre donazioni. Dato che era stato intervistato, ho pensato che l’avrebbe saputo. Una volta che ha terminato con i giornalisti locali, è stato molto amichevole. Mi ha sorriso, mi ha chiesto il mio nome e mi ha stretto la mano. Poi mi ha indirizzato al capo del convoglio.

Era ora che le persone si mescolassero ai camionisti. Abbiamo messo insieme le nostre donazioni di cibo, acqua e gasolio per i camionisti. L’energia era meravigliosa. Tutti dobbiamo ridere, sorridere, raccontare storie, pregare, ballare e celebrare il fatto di essere americani liberi. Ho parlato con un camionista in pensione che è venuto a sostenere i suoi uomini. Ha guidato per 44 anni ed era orgogliosissimo di essere lì. Un gruppo di preghiera dell’Idaho si è riunito per onorare la causa. Mi sono persino imbattuta in una vecchia conoscenza del liceo anche se eravamo a miglia di distanza dalla nostra contea d’infanzia. A quel punto il capo del convoglio si è alzato e ha tenuto un discorso.

Ha parlato di come dobbiamo preservare le nostre libertà e proteggere i nostri diritti. Ha ringraziato tutti per essersi mostrati apertamente e ha anche notato che la bandiera che era stata portata sul palco era stata donata dal figlio di un veterano della seconda guerra mondiale morto per il suo paese. Quella bandiera era tornata a casa avvolta attorno a una bara, ma in quel momento sventolava davanti a tutti noi.

Durante questo discorso, le parole più memorabili mi sono rimaste impresse. Disse: “Non mi interessa da dove vieni, che aspetto hai o chi adori. Siamo americani!”

Il convoglio ha richieste ragionevoli e chiare. Vuole che l’amministrazione Biden abbandoni lo stato di emergenza nazionale per il Covid-19, tolto il quale il governo smetterà con i soprusi e non potrà usare la legge marziale. Non importa se l’obbligo di indossare le mascherine viene abolito o se ad essere abolito è l’obbligo vaccinale, perché finché lo stato di emergenza nazionale è in vigore le élite al potere possono toglierci tutte le libertà che vogliono e lo sanno.

Troppe persone si sono sentite a proprio agio nell’essere allontanate e usate come pedine politiche. Troppe persone credono che le proteste siano inutili, ed è proprio per questo che The People’s Convoy deve avere successo. Sì, i media aziendali di parte potrebbero provare a dipingere The People’s Convoy come un gruppo terroristico di una frangia estremista. Le élite di Washington potrebbero tendere trappole ai nostri camionisti americani. Potrebbe esserci una persecuzione politica.

Ma questi sono i rischi che sono disposti a correre per difendere ciò che è nostro. È un atto coraggioso che non nuoce a nessuno e dovrebbe essere sostenuto da ogni singolo cittadino di questo Paese.

thefederalist.com

Traduzione di Martina Giuntoli

 

 

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