L’Ucraina e il ruolo dei cristiani. Di Oriente e Occidente

Cari amici di Duc in altum, con le tesi di padre Giovanni Cavalcoli si può essere d’accordo o meno, ma ritengo che nelle sue analisi ci siano utili spunti di riflessione. Come nel caso di questo contributo che padre Giovanni mi ha inviato e volentieri propongo alla vostra attenzione.

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di padre Giovanni Cavalcoli

Il secolare contrasto fra Occidente e Oriente è arrivato a un punto tale che l’umanità rischia di estinguersi per l’aggravarsi del conflitto in Ucraina. Più che mai l’Ucraina è infatti l’oggetto conteso degli appetiti dell’Occidente e dell’Oriente.

Putin ha indubbiamente crudelmente aggredito l’Ucraina, ma Biden, come ha detto il Papa, è stato un provocatore col favorire il rafforzamento della Nato e l’intromettersi negli affari dell’Ucraina. Naturalmente i bideniani tacciono su questo aspetto, ma solo questa è tutta la verità e per estinguere una guerra occorre conoscerne tutte le cause.

La pace non è semplicemente la vittoria militare del più forte, ma nasce dalla diffusione della Parola di Dio e dall’accordarsi dei contendenti su questa Parola. La pace la possiamo raggiungere solo facendo leva sulla Parola di Dio e quindi la dobbiamo attendere soprattutto dal dialogo e dall’accordo tra quei capi religiosi che oggi giocano in Europa il ruolo di massimi rappresentanti della cristianità europea e sono maggiormente coinvolti in questa crisi dell’Ucraina che è crisi dell’Europa: Papa Francesco, pastore universale della Chiesa, vescovo di Roma, Bartolomeo Patriarca di Costantinopoli e Cirillo Patriarca di Mosca. Inoltre entrano in questo dramma Epifanio, Patriarca di Kiev, fedele a Bartolomeo, e Onofrio, Patrirca di Kiev fedele a Cirillo. Come sappiamo, Bartolomeo ha scomunicato Cirillo.

L’inizio della divisione dell’Europa cristiana, come è noto, è datato 1054. Per ottenere la pace nella presente guerra tra Occidente e Oriente occorre dunque sanare questa ferita, divenuta purulenta col passare dei secoli fino ad oggi, ferita non sanata che ha sempre più contrapposto Oriente e Occidente fino a che siamo giunti alla tragedia apocalittica attuale.

Per rimediare, occorre allora urgentemente, come ci ha insegnato san Giovanni Paolo II, riunire i due polmoni dell’Europa. Non sono le armi oggi che estinguono le guerre e ottengono la pace – come spesso ripete Papa Francesco -, ma è più che mai la parola di Cristo, principe della pace. Occorre dunque un accordo ecumenico fra Francesco, Bartolomeo e Cirillo e i due Patriarchi antagonisti ortodossi di Kiev, Epifanio che è con Costantinopoli e Onofrio che è con Cirillo.

Bartolomeo dà segni di vicinanza a Francesco disapprovando l’orgoglio di Cirillo, che si ostina nella falsa teoria della “Terza Roma” sobillato, insieme con Putin, da Alexander Dugin, filosofo cristiano-gnostico (una specie di Rahner russo) molto seguìto in Russia.

Bisogna che Francesco insieme con Bartolomeo esorti Cirillo a unirsi a loro nel far rinascere l’unità dell’Europa cristiana o, come si è espresso Giovanni Paolo II, nell’attivazione delle radici cristiane dell’Europa.

L’attuale Unione europea non è una lega cristiana, ma massonica, chiusa in se stessa e bellicosa e perciò infetta dai vizi modernistici dell’occidente. L’Europa va costruita non contro la Russia, ma includendo la Russia, la quale a sua volta deve tornare alla comunione con Roma. Allora ci sarà la pace, altrimenti l’odio reciproco condurrà alla fine dell’umanità. Questa sarà la piena realizzazione della profezia di Fatima.

Questo conflitto tra Occidente e Oriente, tra Europa dell’Est ed Europa dell’Ovest, non promette niente di buono, e, se dovesse aggravarsi, condurrà, come ormai tutti sanno, alla distruzione dell’umanità. Non si tratta né di vittoria dell’Occidente né di vittoria dell’Oriente, ma di vittoria contro l’antropocentrismo ateo-panteista per la vittoria del teismo cattolico, vero principio dell’unità dell’umanità nella giustizia, nel pluralismo e nella pace.

La potenza dell’anticristo agisce in questa guerra in ambo i belligeranti, e per questo non è ancora la guerra escatologica apocalittica dei giusti contro gli empi (Ap cc.19-20), guerra vittoriosa guidata da Cristo, nella quale i giusti, sotto la guida di Cristo e del suo Vicario il Papa, instaureranno finalmente e per sempre la Gerusalemme celeste, ossia l’umanità felice libera dalla guerra e da ogni male.

Questa guerra, invece, deve segnare la fine del modernismo e del passatismo, la conciliazione di tradizione e progresso, e l’inaugurazione dell’umanità pacifica progettata dalla Gaudium et spes, nella reciprocità fra l’Occidente del progresso razionale e l’Oriente della tradizione esoterica e mistica.

Teniamo presente inoltre che possiamo rappacificarci col fratello che ci contesta se comprendiamo i motivi del suo pensare e agire che disapproviamo o ci scandalizza e non chiudendoci nella convinzione che, essendo tutta la ragione dalla nostra parte, è inutile ascoltarlo.

Chiediamoci invece se tale nostro stato d’animo non denota in noi quello stesso vizio – ossia l’orgoglio – del quale accusiamo il fratello. L’evangelica correzione fraterna non è a senso unico, ma è reciproca. È solo ascoltandosi vicendevolmente che si può essere in pace con se stessi e vivere in pace con gli altri. Ma nel rifiutarsi di ascoltare il fratello – quanto insiste il Papa sull’ascolto! – c’è speranza di arrivare alla riconciliazione e alla pace? Il rifiutarsi di rispondere a chi ci fa delle critiche è comodo, ma ci chiude al fratello ed è causa di guerra. Invece il dibattito libero e aperto e la reciproca comprensione portano alla pace.

Ascoltate dunque pazientemente e attentamente che cosa dice Dugin (ho pubblicato anch’io un articolo su di lui sul mio blog); criticatelo con equilibrio e saggezza, prendete il buono e scartate il cattivo e poi potrete dire di aver fatto tutto il possibile per la pace.

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