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Aborto / Dopo la sentenza della Corte suprema Usa, ecco la situazione

Con la sua storica decisione la Corte suprema degli Stati Uniti ha messo fine agli effetti della sentenza, conosciuta come “Roe vs. Wade”, che dal 1973 regolava l’accesso all’aborto a livello federale. Di conseguenza, la Corte ha di nuovo attribuito a ogni Stato la competenza in materia.

Alcuni Stati a maggioranza repubblicana avevano preparato leggi, dette trigger laws, elaborate per entrare in vigore dopo la decisione dei giudici, e infatti nove Stati hanno già vietato l’aborto nella gran parte dei casi e altri faranno lo stesso.

Cinque giudici di orientamento repubblicano hanno votato per ribaltare la “Roe vs. Wade”. Tre di orientamento democratico si sono espressi in modo opposto. Il presidente della Corte, John G. Roberts, conservatore, ha votato con la maggioranza, ma in una dichiarazione ha precisato che non avrebbe però voluto la completa eliminazione della sentenza del 1973.

Samuel Alito, di orientamento conservatore, ha detto: «La sentenza Roe vs Wade è sempre stata manifestamente sbagliata, perché si attribuiva una competenza che deve spettare agli Stati. Il ragionamento alla sua base era eccezionalmente debole, e quella decisione ha avuto conseguenze dolorose. È tempo di rispettare la Costituzione e riconsegnare il tema dell’aborto ai rappresentanti eletti dalle persone».

Clarence Thomas, di orientamento conservatore, ha detto: «Mi unisco all’opinione della Corte perché indica correttamente che non esiste alcun diritto costituzionale all’aborto». Secondo Thomas, in base al quattordicesimo emendamento della Costituzione americana, che tutela il diritto «alla vita, alla libertà e alla proprietà», la logica di questa decisione dovrebbe essere applicata anche alla revisione di precedenti sentenze che riguardano la contraccezione, i rapporti sessuali e i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Gli Stati in cui, dopo la pubblicazione della sentenza, sono entrate in vigore leggi statali che vietano l’aborto nella gran parte dei casi  sono Alabama, Arkansas, Kentucky, Louisiana, Missouri, South Dakota, Utah, Wisconsin e Oklahoma, mentre in altri nove Stati, tra cui Pennsylvania, Kansas e Indiana, si sta discutendo circa la possibilità di vietare o comunque limitare il ricorso all’aborto.

Secondo il Guttmacher Institute, negli ultimi trent’anni il numero di aborti praticati negli Usa è calato. Nel 1990, basandosi su dati forniti da ospedali e cliniche, l’Istituto parlava di circa 1,6 milioni di aborti, divenuti 930 mila nel 2020, l’ultimo anno con dati disponibili.

Il tasso di ricorso all’aborto negli Usa è molto più alto che in Italia: 14,4 ogni mille donne, contro il 5,4 del nostro Paese.

Al momento l’aborto continua a essere permesso in circa la metà degli stati americani, come Nevada, Illinois, New Mexico, Alaska e Colorado. Alcuni Stati, come California, Oregon, New York e New Jersey, hanno fatto sapere di voler rafforzare il “diritto” all’aborto e si sono offerti per accogliere donne provenienti da altri Stati.

Alcune grandi aziende private (è il caso di Netflix, Amazon, Disney, Condé Nast, Sony, Warner Bros) hanno annunciato che sosterranno le proprie dipendenti che vogliono abortire ma che in base alla nuova situazione potranno farlo soltanto in uno Stato diverso dal proprio.

La Corte suprema è il massimo tribunale degli Stati Uniti e si occupa del rapporto tra le leggi emanate nel Paese e la Costituzione. I nove giudici, la cui carica è a vita, hanno il compito di garantire ai cittadini degli Usa che ogni legge sia in linea con le regole e i diritti costituzionali.

In caso di morte o di abbandono di un giudice della Corte, spetta al presidente degli Stati Uniti in carica indicare il successore. Il candidato deve poi presentarsi davanti al Senato per una serie di audizioni, dopo di che avrà o meno il via libera alla nomina.

I sei giudici scelti da presidenti repubblicani sono attualmente John Roberts, Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh, Amy Coney Barrett. I tre giudici scelti da presidenti democratici sono Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan.

Tra il 2017 e il 2020 l’ex presidente repubblicano Donald Trump ha scelto tre nuovi giudici: Gorsuch, Kavanaugh e Coney Barrett.

Nella maggior parte dei casi i giudici della Corte suprema sono chiamati a pronunciarsi su controversie provenienti da tribunali di appello. Dapprima studiano i casi, poi forniscono le proprie opinioni, si confrontano e arrivano a una decisione.

I giudici che non concordano con l’esito della votazione a maggioranza possono scrivere un’opinione separata, nella quale spiegano i motivi giuridici del proprio dissenso.

I giudici della Corte suprema non hanno solo il potere di annullare leggi che violano la Costituzione, ma anche quello di annullare ordini presidenziali che non sono in linea con i principi costituzionali.

Il sito della Corte suprema degli Stati Uniti è www.supremecourt.gov

 

Aldo Maria Valli:
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