Così un’abbazia ricca di giovani monache e vocazioni offre aiuto per scoprire se Dio ti chiama

di Javier Lozano

ReligiónenLibertad

Nel Sud dell’Inghilterra, precisamente sull’Isola di Wight, un luogo vicino alla costa ma scarsamente abitato, c’è una vita monastica cospicua e vivace. Alla periferia del paese di Ryde, in uno splendido contesto naturale di fronte al mare, si trova l’abbazia di Santa Cecilia, dove vive un folto gruppo di monache benedettine, molte delle quali piuttosto giovani, della congregazione di Solesmes.

Il numero e la forza di queste monache di vita contemplativa hanno superato le mura dell’abbazia, tanto da essere note a livello internazionale, specie per la cura del canto gregoriano, come spiega il priore della Valle dei Caduti, padre Santiago Cantera, della stessa congregazione delle monache.

Alla bellezza di queste voci femminili che pregano cantando in gregoriano, caratteristica peculiare della congregazione di Solesmes, si aggiunge la particolare cura della liturgia e lo speciale rapporto con il pontificato romano.

Ma cosa c’è di così speciale in questa comunità abbaziale di monache benedettine fondata poco più di settant’anni fa per attirare alla vita contemplativa giovani provenienti dall’Inghilterra e da tutto il mondo?

Le benedettine dell’abbazia di Santa Cecilia a Ryde spiegano: “Ci sono tante storie vocazionali quante sono le sorelle nella comunità. Alcune si sono sentite vicine a Dio fin dall’infanzia; per altre è diventata una realtà solo dopo aver trascorso anni fuori dalla Chiesa oppure al suo interno ma senza provare particolari sentimenti al riguardo. Alcune hanno visitato il monastero una volta e questo è bastato: è stato amore a prima vista e hanno sentito di dover entrare. Per altre c’è stato un periodo di scoperta e di attenta valutazione dei pro e dei contro, fino a quando non hanno fatto il salto”.

Sulla base dell’esperienza accumulata e sempre supportata dalla tradizione benedettina, le monache di questa abbazia offrono un aiuto, attraverso il loro sito web, a ogni giovane che stia discernendo una possibile vocazione, mettendo in luce alcuni punti che sono applicabili alla vita religiosa in generale, e non solo per questo ordine in particolare.

La spiegazione è divisa in quattro punti.

  1. Alcune delle caratteristiche della chiamata di Gesù

Innanzitutto, dall’abbazia ricordano che la chiamata viene da Gesù e che “il Signore chiama perché ama”. In secondo luogo, la vocazione è una chiamata “a una vita di profonda unione con Cristo”, affinché le persone chiamate a questa vita “abbiano nel cuore sete di qualcosa di più”. In terzo luogo, “una vocazione è un invito che include il sacrificio di sé” , lasciando tutto al Signore. Ma questo sacrificio “unito a Cristo produce grande gioia”.

“Una chiamata alla vita religiosa è un invito a guardare oltre le cose di questo mondo, in tutta la loro bontà, verso le ultime realtà del cielo. Attraverso il voto di povertà, Cristo ci spoglia dei beni perché possiamo ricevere le ricchezze della fede, le ricchezze di Dio. Con il voto di castità, Egli ci rende liberi per la devozione incondizionata a Cristo nostro Sposo. È una chiamata a un amore più grande e a una fecondità spirituale. Con il voto di obbedienza, Egli conforma pienamente la nostra volontà alla Sua. In questo modo anticipiamo il paradiso dove tutti vivranno, in effetti, come consacrati a Cristo”.

Chiarito questo punto, le monache di Ryde non nascondono che in genere ciò genera una “lotta nel cuore dei chiamati”, una lotta tra la grazia di Dio, per la quale nulla è impossibile, e la libertà di ciascuno: “Il Signore fa appello al nostro libero arbitrio e al nostro amore”.

Ma un altro aspetto molto importante, secondo loro, è che “una vocazione non è mai per uno solo”. È qualcosa di più, è “una missione, un compito, una responsabilità per gli altri”, perché “il Signore ha bisogno di aiutanti per la salvezza del mondo”.

  1. Alcuni segni di vocazione

– Un senso di inquietudine e insoddisfazione: “Una vocazione non è una visione o un’apparizione. Quello che riceviamo non è un messaggio straordinario. È molto più un incontro intimo con Cristo nelle diverse circostanze e situazioni della vita. C’è spesso un fastidio, una sensazione che non se ne va, come se qualcuno bussasse alla porta del nostro cuore o della nostra mente, specialmente nei momenti di preghiera, silenzio e adorazione. In quei momenti possiamo percepire una voce, una voce senza parole, ma molto chiara e penetrante. È possibile che tu stia trovando meno soddisfazioni nel tuo lavoro o nella tua vita sociale, non perché siano sbagliate, ma perché ritieni che non siano sufficienti”.

– Difficoltà: “Spesso ci si chiede se le difficoltà possono essere segno di vocazione. Sì, coloro che vogliono servire il Signore e la sua Chiesa hanno sempre difficoltà da affrontare, prove, tentazioni. Il diavolo conosce l’immensa benedizione per coloro che si donano totalmente al Signore. Per questo è normale, come ha detto il Signore stesso nel Vangelo, che sorgano difficoltà e ostacoli, sia dentro che fuori di noi stessi: dubbi, paure, conflitti con i genitori, incomprensioni degli altri”.

Tuttavia, c’è un aiuto: «Per superare tali difficoltà, occorre fiducia, perseveranza, coraggio e fede, spirito di sacrificio. Occorre soprattutto confidare nella Provvidenza di Dio, perché Egli conosce vie che noi non conosciamo e nulla gli è impossibile; apre porte che non possono essere aperte. È anche normale provare riluttanza o resistenza occasionale a una vocazione genuinamente divina e sentire il richiamo delle alternative. La certezza di essere chiamati non è matematica. Può coesistere con momenti di incertezza, interrogazione, confusione. C’è però sufficiente certezza per agire”.

– Il desiderio di essere una persona consacrata. «Spesso questo desiderio è accompagnato da un sentimento di gioia alla prospettiva di diventare sorella per compiere l’opera del Signore. Non sempre è possibile spiegare questo desiderio: sembra solo la cosa giusta da fare, nel modo giusto. E l’idea continua a tornare, anche se ti spaventa o ti fa pensare che sarebbe impossibile”.

  1. Alcuni sussidi per il discernimento

– Preghiera e adorazione: la preghiera avvicina il Signore e apre alla sua voce, ricordano le monache.

– I sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. La confessione libera dal peccato e dalla debolezza, che per questo discernimento può essere di grande aiuto per chiarire dubbi, paure e ombre su questioni essenziali sul senso e lo scopo della vita sulla terra. Da parte sua, l’Eucaristia approfondisce costantemente il rapporto con Cristo, che ne attrae la grazia e la forza.

– Semplicità e umiltà. Le benedettine dell’abbazia di Santa Cecilia insistono: “Non possiamo aspettarci che il Signore ci dia in anticipo un progetto per la nostra vita. Ci mostra passo dopo passo il suo piano. E possiamo vedere solo un po’ più in là. Ma essere fedeli alla luce che abbiamo ci porterà più luce. Quando facciamo il nostro dovere ogni giorno, il Signore ci mostrerà il nostro dovere domani, dopodomani, la prossima settimana, il prossimo mese, il prossimo anno. Essere fedeli nelle piccole cose ci aiuterà a vedere la nostra strada verso il futuro”.

– Condividere la vita di una comunità. Le comunità religiose offrono la possibilità di condividere la propria vita e di poterla conoscere, attraverso esperienze di alcuni giorni con la comunità. “Tali esperienze possono prendere una vocazione dall’astratto e renderla concreta, e sono di grande aiuto per comprendere il senso della vita consacrata. Può anche aiutarti a capire meglio te stessa”.

  1. Alcuni requisiti fondamentali per la vita religiosa

Se da un lato forniscono un aiuto per sapere se qualcuno è chiamato alla vita religiosa, dall’altro le monache ricordano anche alcune esigenze di fondo che devono essere rispettate quando si pensa di dare la vita.

– Amore per Gesù e la sua Chiesa. “La vita consacrata è una vita con Gesù al servizio della Chiesa. Più che di lavoratori, il Signore ha bisogno di amanti, testimoni della sua verità, bellezza e bontà, padri e madri spirituali e non solo maestri, pastori e guide”.

– Volontà di allenarsi, di imparare dagli altri. La preparazione alla vita religiosa secondo i voti, come la preparazione al sacerdozio, è un cammino di conversione e di crescita nella fede. È un modo per sviluppare il pieno potenziale della persona umana. Ogni persona è unica e la formazione implica un profondo rispetto e amore per la vocazione di ciascuno e per le grazie che operano in ciascuno. San Benedetto nella Regola è molto sensibile al fatto che differenti temperamenti o circostanze richiedono differenti risposte alla grazia.

In questo senso, “il Signore ha dato ad ogni persona tanti talenti e caratteristiche, ma questi non si sviluppano automaticamente. È importante vedere la formazione soprattutto come un’opera divina, un processo soprannaturale. Il fine di ogni formazione è una graduale trasformazione a somiglianza di Cristo, per l’azione dello Spirito aiutato dalla cura materna della Madonna, Madre di Gesù e della Chiesa, e nostro modello nella sequela di Cristo”.

– Salute fisica e mentale di base. Per ammissione delle stesse suore, gravi condizioni mediche renderebbero difficile vivere e lavorare come persona consacrata. La vocazione alla vita religiosa presuppone, quindi, non solo un’inclinazione o un desiderio soprannaturale ad abbracciarla, ma un’attitudine alle sue funzioni. Dio non può agire in modo incoerente. In altre parole, insieme al desiderio deve esserci una capacità interna ed esterna, cioè la capacità fisica, psicologica e morale di vivere in un certo modo di vivere, e le circostanze esterne che lo consentono: età adeguata, libertà dal matrimonio vincolato e altre grandi responsabilità, inclusa la libertà da debiti.

Fonte: religionenlibertad.com

 

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