E questi sarebbero cattolici… Pensieri a margine di alcune interviste

di Fabio Battiston

L’analisi di quanto proposto in questi giorni dai diversi organi di informazione, la cui apparente diversità e molteplicità pare soddisfare il bisogno di una comunicazione “libera, pluralista e democratica” così sentito dalla stragrande maggioranza del popolo italiano, ci dona autentiche perle di imparziale saggezza nonché di stretta aderenza al cosiddetto “pensiero unico”. Istruttivo, dunque, un piccolo assaggio di queste ricchezze, profuse a piene mani dai lobotomizzatori di professione che affollano l’attuale agorà massmediale. Nello specifico i loro interlocutori sono, ahimè, personaggi di spicco della nostra agonizzante Chiesa cattolica, apostolica, romana. Ecco qua.

Avvenire 1 – Intervista al cardinale Zuppi del 28 settembre 2022

Quello che segue è un brevissimo stralcio dell’intervista che il prelato ha rilasciato al giornalista Mimmo Muolo (mie le sottolineature).

Ma certe posizioni della coalizione vincitrice non sempre sono in linea con la Dottrina sociale. Come si immagina il dialogo con queste forze politiche?

Come sempre. Sarà un dialogo che avrà sempre al centro la bellissima Dottrina sociale della Chiesa, che ha tanto da dire oggi nelle sfide cui dobbiamo far fronte. E ciò significa la difesa della persona, la difesa dei diritti individuali e dei diritti della comunità, come è scritto nella nota [il riferimento è ad una nota pubblicata il 27.9]

Ma in uno scenario politico in cui, in fin dei conti, tutte le forze politiche sono minoranza (anche quelle che per effetto della legge elettorale sono maggioranza in Parlamento), che cosa può unire gli italiani?

Le sfide. Come disse il premier Draghi al Meeting di Rimini, l’Italia è stata grande quando non si è pensata da sola. Abbiamo l’Europa, con i suoi limiti ma anche con la straordinaria eredità che rappresenta. Dunque dobbiamo cercare di radicarci sempre più in Europa e guardare con responsabilità al nostro futuro.

La prima domanda dell’intervistatore è quasi comica. E quali sarebbero state le posizioni della sinistra-centro, che ha sgovernato l’Italia in nove degli ultimi undici anni, affini alla Dottrina sociale della Chiesa? Forse la difesa ad oltranza dell’aborto, le unioni civili, il gender e l’eutanasia? O le loro connivenze con i gestori della tratta dei profughi con le migliaia di morti che hanno reso il Mediterraneo un cimitero? Ma anche nella risposta del cardinale vi è una perla da non trascurare; egli si guarda bene dal parlare di difesa della vita scegliendo una ben più prosaica, e laica, “difesa della persona”.

La seconda domanda ci fa invece scoprire che, orrore degli orrori, l’attuale maggioranza in parlamento è minoranza nel paese. L’esimio giornalista sa oppure no che, se escludiamo le primissime elezioni del dopoguerra, mai e poi mai la maggioranza di governo è stata espressione di un’analoga proporzione nella popolazione italiana? Anche in questo caso la risposta del “trasteverino” trabocca di pensiero unico e di politicamente corretto. Qual la soluzione? Ma naturalmente l’Europa. Come ha detto il Drago… basta con le autocrazie, niente sovranità ma un costante ed irreversibile radicamento nella tomba europea.

Per chi fosse interessato a una lettura integrale dell’intervista, basta andare sul sito di Avvenire. L’esimio Zuppi rallegrerà la vostra anima perduta di incorreggibili e divisivi cattolici tradizionalisti con il suo ulteriore impellente appello ad avere più Europa (vuole anche un fisco europeo a trazione Strasburgo-Bruxelles), ai suoi “valori” e infine con i dolci richiami all’opera ed alla figura del prossimo beato Jorge.

Avvenire 2 – Intervista a Padre Gianni Notari del 28 settembre 2022

Anche in questo caso, quello che segue è un piccolo stralcio di un’intervista che il gesuita in questione, direttore dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe”, ha rilasciato al giornalista Roberto Puglisi. Le risposte date a Puglisi rappresentano, a mio parere, un capolavoro di politichese in salsa gesuitica. Esse, senza mai definire direttamente i soggetti di cui si parla, sottintendono un’appartenenza chiara a uno scenario – non solo politico, ma anche etico-sociale – che non guarda a Dio bensì a un neoumanesimo, forse deista, certamente laico. Una posizione che, sul piano squisitamente politico, richiama senza mai nominarlo il legame, un vero feticcio, tra cattolicesimo sociale e progressismo democratico. E attenzione! Colui che parla dirige una scuola di formazione. Come si diceva una volta? Diffidate dei cattivi maestri!

Inserisco qui la seconda parte dell’intervista (mie le sottolineature). Per la versione integrale, tutti di corsa su avvenire.it.

Però, infine, le elezioni qualcuno le vince.

Sono quelli che, bene o male, con le loro parole, mostrano un orizzonte che si definisce migliore. Che poi si realizzi e in che modo, è una questione diversa. Sono politici che più spesso si rivolgono ai bisogni e prospettano una opportunità di soluzione a cui la gente, con disperazione, si aggrappa. Ma c’è, spesso, poco futuro in tutta questa retorica sul futuro. E poi ci sono gli altri.

Chi?

Quelli che fanno la morale, che dicono anche cose giuste, ma che non condividono le domande angosciose che arrivano dal basso. È impegnativo dare una risposta. Lo smarrimento conduce ad aggrapparsi a ogni appiglio, magari con poco spirito di discernimento, ma è comprensibile che sia così. A tutti noi cittadini sono richieste responsabilità e vigilanza democratica con l’intento di ricreare un clima di fiducia in tutto il Paese. Si tratta di costruire un futuro di speranza, prima che sia troppo tardi.

Il ruolo dei cattolici, in un simile contesto, quale deve essere?

I cattolici devono sentirsi coinvolti in prima persona nella politica, secondo la sua dimensione più nobile. Non possono bastare generiche dichiarazioni di principio. Devono esserci, per riformare il sistema, schierati con chi propone i valori della solidarietà e dell’umanità. Non è mai il tempo di stare a guardare. Adesso lo è ancora di meno.

Che dire? Richelieu o Mazzarino non avrebbero certo potuto fare di meglio! E bravo il nostro gesuita formatore politico. Nella risposta alla prima domanda egli ci dice, in sostanza, che chi ha vinto le elezioni lo ha fatto grazie alla disperazione (e quindi alla protesta) della gente. Giudizio, da un lato, figlio delle più becere analisi di una stravecchia Sinistra, dall’altro espressione di un razzismo (antropologicamente connotato col senso di superiorità morale tipico degli ex, post, neo comunisti e oggi dei “demmocratici”) che bolla come disperati – o beceri, ignoranti, fascisti eccetera – tutti coloro che non esprimono consenso alla loro fazione. Non poteva mancare, come chiosa finale, l’accusa di “retorica” nei confronti nella coalizione vincente (che, tra l’altro, non è nemmeno quella per la quale ho votato).

Ed eccoci alla seconda risposta. All’inizio, forse in modo consapevolmente autocritico, egli ammette – da un lato – che vi sono i moralisti che dicono cose giuste (la Sinistra di oggi) ma, dall’altro, che non condividono le domande angosciose che arrivano dal basso (sempre questo sfondo odiosamente razzista). “Ahi, ahi, miei cari radical chic dei centri storici, volete o no – ogni tanto – occuparvi del sottoproletariato sub-urbano [e sub-umano] delle periferie?”, sembra dire il nostro caro gesuita. Poi, evidentemente pentito di questa piccola tirata d’orecchi, rientra subito nei ranghi con due tipici appelli che avrebbero fatto la gioia di un Pajetta o di un Capanna: vigilanza democratica e costruiamo un futuro di speranza prima che sia troppo tardi. Ah, dimenticavo! Splendido quel poco spirito di discernimento che bolla come deficienti quelli che col loro voto si sono aggrappati all’ingannevole appiglio della spregevole Destra.

Ma è sulla terza risposta che questo scugnizzo di Jorge Mario getta definitivamente la maschera, abbandonando quel “dire e non dire” per mostrare quella parte di sé che probabilmente non ce la faceva più a mascherare. Quello “Schierati [i cattolici] con chi propone i valori della solidarietà e dell’umanità [ma non della fede]. Non è mai il tempo di stare a guardare. Adesso lo è ancora di meno” è una dichiarazione che non ha bisogno di commenti.

Corriere della sera – Intervista di Aldo Cazzullo al cardinale Camillo Ruini del 28 settembre 2022

Di questa intervista propongo solo il titolo e due domande. Penso siano ampiamente sufficienti per dare un’idea di come anche Sua Eminenza Ruini (che molti di noi conoscevano come persona certamente di mondo, ma non al punto di conformarsi totalmente al politically correct) sia ormai perfettamente integrato nel pensiero unico.

Il cardinale Ruini: “La cultura è a sinistra ma il Paese a destra. Ora Meloni imiti Draghi”

Alla fine, quando si vota, moderati e conservatori sono quasi sempre maggioranza.

La cultura politica prevalente è a sinistra; ma il Paese è in buona parte a destra, anche se in maniera meno netta.

Come mai, secondo lei?

È una contraddizione che esiste in tutte le democrazie: gli intellettuali spesso sono progressisti; la gente bada agli interessi concreti e tende a essere più conservatrice. Ora il distacco tra élites e popolo si è fatto più evidente; anche se poi, come sta accadendo anche in questi giorni, le élites tendono ad allinearsi.

Il commento al titolo dell’intervista e sul tono delle sintetiche risposte date dal cardinale può centrarsi sul tema della collocazione degli intellettuali, e più in generale della cultura, nell’esclusivo agone della Sinistra italiana. Quello che Ruini afferma è, a mio avviso, molto grave poiché acclara una vulgata – resa come realtà ma totalmente virtuale – che dal dopoguerra a oggi battezza come vero il concetto che tutto ciò che di nobile, etico e significativo si manifesti nella cultura, nell’intellighenzia e nella politica nazionale non può che provenire dalla Sinistra. Ora, che questo ignobile fake-concept venga ossessivamente veicolato dai padroni di stampa, radio, televisione, giornali, cinema e web è un conto. Ma che un personaggio della levatura morale e culturale di Ruini possa averlo fatto proprio è veramente incredibile! Egli ignora (per colpa, ignavia, disinteresse, complicità?)  quanto la cosiddetta Destra – declinabile nelle sue diverse forme come Prezzolini insegnava – abbia dato all’Italia nei più svariati campi della cultura e della politica. Certo, l’oblio in cui i personaggi di questo scenario sono stati confinati in quasi ottant’anni di dittatura intellettuale, realmente post-fascista, non rende agevole il recupero e la conoscenza delle loro opere. Se, tuttavia, tra i doveri di un cattolico c’è anche quello di ricercare sempre la verità, non è ammissibile che un personaggio come Ruini si renda ancora disponibile ad avvallare tali menzogne. Ma, evidentemente, la lobotomizzazione non ha confini. Chiudo riferendomi brevemente al titolo dell’intervista. Su quel “Ora Meloni imiti Draghi” c’è poco da stupirsi. Gli esponenti della Chiesa cattolica, di ogni ordine e grado, hanno ampiamente dimostrato di essere stati i più odiosi lacchè di questo personaggio e la loro complicità con i vari Dottor Mengele che hanno infestato l’Italia in questi due anni e mezzo di gestione politico-sanitaria della pandemia è lì a dimostrarlo.

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