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L’ex revisore dei conti Milone fa causa al Vaticano. Chiede quasi dieci milioni di euro di danni

L’ex revisore generale dei conti del Vaticano Libero Milone e l’ex revisore aggiunto Ferruccio Panicco, nominati nel 2015 ed estromessi due anni dopo, hanno deciso di reagire passando all’azione: hanno infatti fatto causa alla Santa Sede per 9,3 milioni di euro di danni. Sostengono di essere stati costretti alle dimissioni dopo aver scoperto irregolarità finanziarie.

La citazione depositata al Tribunale vaticano è contro il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e contro l’ufficio del revisore generale, guidato da Alessandro Cassinis.

Il settantaquattrenne Libero Milone, ex presidente e amministratore delegato dell’azienda di consulenza e revisione Deloitte in Italia, fu nominato da papa Francesco nel 2015 con l’obiettivo di ripulire le finanze vaticane e portare le procedure contabili al livello degli standard internazionali di responsabilità e trasparenza.

Nel 2017 il cardinale arcivescovo Angelo Becciu, allora numero due della Segreteria di Stato vaticana, gli chiese di dimettersi.

Nel 2017 Becciu dichiarò alla Reuters che Milone “andava contro tutte le regole e spiava la vita privata dei suoi superiori e del personale, compreso me”.

Milone però nega e sostiene che stava solo cercando informazioni che, in quanto revisore generale, aveva il diritto di visionare.

In seguito nel 2020, papa Francesco ha licenziato Becciu, attualmente sotto processo in Vaticano con altri nove imputati per accuse che includono la corruzione e l’appropriazione indebita relativamente all’acquisto di un edificio di prestigio a Londra. Tutti gli imputati coinvolti negano di aver commesso illeciti.

La Procura vaticana ha annunciato di aver recentemente riaperto un’indagine sugli eventi accaduti all’epoca del licenziamento di Milone. L’ex revisore ha detto di essere stato convocato per la prossima settimana.

Alla Reuters Becciu ha detto di non avere nulla di nuovo da dire sul caso Milone, invitando a prendere in considerazione la testimonianza presso il tribunale dove è ora sotto processo e nella quale si afferma che fu il papa a ordinare l’estromissione di Milone e che lui si limitò a eseguirla.

Gli avvocati di Becciu, Fabio Viglione e Concetta Marzo, affermano che Milone ha fornito una “ricostruzione completamente infondata” e che di conseguenza ci saranno “immediate azioni legali a tutela della verità e dell’onore del cardinale”.

Durante un briefing a Roma, Milone ha detto ai giornalisti che all’inizio del suo mandato aveva buoni rapporti con il papa e lo informava di “tutto quello che aveva trovato” nel corso di incontri che si svolgevano con regolarità.

Ma le cose cambiarono nel 2016, più o meno nello stesso periodo in cui Milone chiese a Becciu di dare maggiori spiegazioni riguardo all’edificio di Londra.

Panicco, malato di tumore, sostiene che la Santa Sede si è rifiutata di restituirgli i documenti medici personali che conservava nel suo ufficio quando fu perquisito nel giugno 2017, cosa che avrebbe ritardato le cure di almeno un anno.

Il direttore della sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni per ora dichiara di non avere commenti al riguardo. La causa è stata depositata la settimana scorsa presso la Procura vaticana dagli avvocati di Milone e Panicco. La richiesta è contenuta in un testo di oltre cinquanta pagine.

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Nella foto, papa Francesco con Libero Milone

 

Aldo Maria Valli:
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