Lettera / Così noi, estromessi dalla parrocchia, abbiamo scoperto il rito antico e trovato tanti nuovi amici

Caro Valli,

le scrivo per raccontarle alcune esperienze parrocchiali che sono state per me e la mia famiglia fonte di sofferenze ma anche di nuovi incontri e nuove amicizie.

Nonostante io e mia moglie ci rendessimo conto di diversi segnali dissonanti rispetto al nostro sensus fidei diffusi a messa o in oratorio, nel settembre 2020 ci proponemmo per l’impegno del servizio liturgico musicale in una delle tre messe festive.

Senza cedere al terrore del contagio, la mia famiglia (papà, mamma e tre figli dai cinque ai dodici anni) non mancò mai all’appuntamento con la liturgia, riuscendo ad attirare qualche altra persona per far parte del coro. Arrivarono anche i complimenti e ringraziamenti dai celebranti alla fine delle messe.

Sebbene per nulla convinti delle misure anti-contagio, le rispettammo sempre: mascherina, distanziamento, igienizzazione di panche e oggetti. Ma non eravamo vaccinati.

Nel settembre 2021 arrivò il diktat dell’Avvocatura della Diocesi ambrosiana sulla vaccinazione, in applicazione della discriminante normativa dello Stato italiano, per tutte le persone con un ruolo attivo nel servizio parrocchiale: per noi un vero e proprio terremoto.

Da un giorno all’altro, in quanto non vaccinati, ci ritrovammo formalmente espulsi dal nostro servizio (mia moglie era anche ministro straordinario dell’Eucarestia) e senza il minimo rammarico da parte dei sacerdoti e degli altri membri della comunità parrocchiale.

Scrissi un breve messaggio al parroco manifestandogli il desiderio di incontrarlo insieme a mia moglie, giusto per raccontargli come ce la stavamo passando e per avere notizie dalla parrocchia. La risposta fu “Vi incontro volentieri”, ma in realtà non si fece più vivo.

La ciliegina sulla torta, si fa per dire, arrivò quando mio figlio fu estromesso dalla squadra di calcio parrocchiale perché non vaccinato.

Il Signore però non ci ha mai abbandonato. Anzi, proprio nel momento più buio ci ha fatto sentire più forte la Sua vicinanza dandoci la possibilità di incontrare nel Suo nome nuovi amici di altri quartieri (anche piuttosto lontani) coi quali abbiamo pregato spesso e condiviso piacevoli momenti conviviali, aiutandoci quando le restrizioni sono state più dure.

Proprio grazie a queste nuove amicizie abbiamo incontrato un sacerdote che celebra la messa vetus ordo e che ci ha fatto scoprire questo tesoro: uno splendore al quale ora non sappiamo più rinunciare.

I nostri figli (che ora hanno quindici, tredici e otto anni) dimostrano tutti, certamente ognuno a suo modo, una fede viva e non temono di testimoniarla.

Nel frattempo la nostra vecchia parrocchia è sempre meno frequentata e la missione dichiarata è quella di approcciarsi alle famiglie di fede islamica: non tanto per convertirle (giammai!) ma per attirare i loro figli all’oratorio. Leggendo il resoconto dell’ultimo incontro parrocchiale, alla presenza dell’immancabile biblista ultra-modernista, ho visto che il programma è tutto un “camminare”, un “ascoltare”, un “conoscersi” eccetera.

Aggiungo infine un dettaglio: la squadra di calcio parrocchiale non è stata più formata. Per mancanza di atleti.

La saluto con viva cordialità e la ricordo nella preghiera.

Lettera firmata

 

 

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