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Lettera / Sul “caso suor Cristina”

Caro Aldo Maria,

l’incredibile accanimento mediatico (quando la stampa sente l’odore del sangue…) sulla vicenda di suor Cristina mi costringe a intervenire.

Caso vuole che suor Cristina sia stata presente nella casa delle suore Orsoline della mia parrocchia per diversi anni: tre, quattro, di più? Continuativi o con intervalli? Non ricordo.

Non lo posso dire anche perché non ho alcun altro ricordo particolare legato a lei.  La vedevo a Messa, ma mai ha intonato i canti (nonostante il dono della sua voce a fronte dell’imperversare delle galline parrocchiali) e mai ho sentito una sua parola. Sempre silenziosa, direi impenetrabile. Non ricordo nemmeno di averla mai vista sorridere. Devo dire che, alla vista, non mi ha mai suscitato empatia. Difficile capire che cosa portasse dentro di sé. Ma tutto questo non vuol dire niente.

Mi chiedo piuttosto: tutti quelli che scrivono di Cristina l’hanno mai conosciuta personalmente? Cosa ne sanno? Probabilmente l’hanno solo vista in TV. Io non l’ho mai vista on stage, perché non guardo la TV, e nemmeno ho mai avvertito il bisogno di ripescarla su YouTube. In ogni caso, nei commenti, anche “cattolici” (con qualche eccezione) avverto un sottofondo di moralismo, vagamente giustizialista, e la presunzione di insegnare “come si doveva fare per evitare tutto questo”.

In proposito mi viene alla mente la parabola del pubblicano e del fariseo. Il Libro dei Proverbi avverte: “Chi crede di stare in piedi guardi di non cadere”.

Che cosa dovremmo dire allora di tutti i sacerdoti che “lasciano la tonaca” (la tonaca? Magari esistesse ancora!), in molti casi anche con scandalo? Per non parlare di certi (tanti) vescovi. Ben pochi di loro salgono però agli onori della cronaca come è successo a suor Cristina. La quale, comunque, non risulta aver arrecato danni a nessuno.

Da parte mia, auguro alla signorina Cristina Scuccia di conservare la fede. Il resto spetta al Giudizio di Dio.

Il Maccabeo

 

 

Aldo Maria Valli:
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