In Australia l’angelo della morte arriva in aereo. Ma un vescovo non ci sta

Nello Stato australiano del Queensland, dove le distanze da coprire sono enormi, le autorità stanno per lanciare un nuovo “servizio”: medici volanti per assicurare l’eutanasia, così da aggirare l’attuale divieto di consigliare il suicidio utilizzando la telemedicina. Ma un vescovo alza la voce: “Tutto ciò è immorale”.

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Il vescovo Timotht Harris di Towsnville, nel Queensland, parla chiaro: chiede al governo statale di revocare la decisione di finanziare un servizio di “medici volanti” nelle regioni dello Stato per aiutare i malati terminali a porre fine alla loro vita.

“Chiamiamolo per quello che è: un regime di morte e un attacco a una società civile”, afferma il vescovo. “Qui si tratta di far volare squadroni della morte per l’uccisione di malati terminali. Per me è un abominio, perché le persone hanno bisogno, piuttosto, di cure e di continuità assistenziale”.

Secondo quanto previsto, i contribuenti del Queensland finanzieranno il servizio di medici “fly-in fly-out” (in sigla, FIFO) per aggirare una legge federale che proibisce di “incitare o consigliare” il suicidio per telefono o via internet. Il programma statale per la morte assistita volontaria entrerà in vigore il 1° gennaio prossimo.

La legge attuale proibisce ai medici di discutere di eutanasia utilizzando la telemedicina, e il governo federale non ha ancora apportato modifiche legislative per esentare i medici. Il procuratore generale federale Mark Dreyfus starebbe però studiando modifiche al Codice penale.

L’arcivescovo di Brisbane Mark Coleridge ha twittato: “Il governo del Queensland ha deciso di inviare medici FIFO nelle aree regionali per praticare l’eutanasia, ma non ha stanziato nemmeno un dollaro per migliori cure palliative”.

Il deputato del Queensland settentrionale Aaron Harper, che ha presieduto l’inchiesta parlamentare sulla morte assistita, ha dichiarato a The Australian che la legge che impedisce ai medici di discutere l’eutanasia per telefono o via internet “gli dava alla testa” e doveva essere cambiata con urgenza: “Fondamentalmente si tratta di dare alle persone la possibilità di scegliere, indipendentemente dal luogo in cui vivono. Durante l’inchiesta, le persone hanno raccontato storie di chi non vuole lasciare la propria comunità, e chi lo farebbe? Ora spetta solo ai federali risolvere la questione. Abbiamo fatto le nostre rimostranze e mi congratulo con la Sanità del Queensland per aver messo a punto un piano B per portare effettivamente i medici in queste comunità”.

Il vescovo Harris ha detto di essere in forte disaccordo con Harper sulla questione, e che il governo dovrebbe fornire fondi per un maggior numero di specialisti in cure palliative, non per “squadre d’assalto che entrano ed escono dalle case per far fuori la gente”.

“I nostri punti di vista non coincidono”, ha detto il vescovo Harris. “È una vergogna. Non è così che dovrebbe essere, a mio avviso, in termini di assistenza e accompagnamento dei morenti”.

Secondo il vescovo Harris le comunità indigene remote rimangono le più vulnerabili quando vengono introdotte leggi sull’eutanasia: “Come ho già detto in precedenza, esse sono comunque spaventate dalla medicina dell’uomo bianco. Ed ecco che qualcuno viene da loro offrendo una via d’uscita rapida, senza che si preoccupi davvero di accompagnarli e rassicurarli. Come può un medico che arriva in aereo rassicurare qualcuno? In realtà arrivano con un unico scopo, che è quello di aiutare le persone a morire. Gli specialisti in cure palliative vanno con uno scopo completamente diverso: accompagnare, camminare insieme, stare con loro, rassicurare, e aiutare a gestire il dolore”.

Aggiunge il vescovo: “Stiamo percorrendo una strada che non avrei mai pensato di vedere. Eppure è proprio la strada che questo governo statale è determinato a seguire. Tutto ciò è sbagliato. È immorale”.

Fonte: catholicleader.com.au

Nella foto, il vescovo Timothy Harris di Townsville nel Queensland (Australia)

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