Dibattito / Sul Ratzinger che apprezzava Teilhard de Chardin

Cari amici di Duc in altum, nel dibattito sulle tendenze moderniste di Joseph Ratzinger innescato dal libro di Enrico Maria Radaelli Al cuore di Ratzinger (qui Fabio Battiston, qui don Andrea Mancinella, qui Fernando Galbiati, qui Mario Belotti, qui Antonio Polazzo) interviene ora Luciano Pranzetti.

Per partecipare al confronto: blogducinaltum@gmail.com

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di Luciano Pranzetti

Fortuna che il lettore Fabio Battiston non si intende di teologia, filosofia e di cose affini perché, fosse stato accreditato di un dovizioso possesso di quelle scienze, lui, sublime peccatore, altro che un’articolessa avrebbe vergato, ma sesquipedali lenzuolate contro il professor Enrico Maria Radaelli reo, a suo parere, di lesa maestà pontificia, cioè di essere un irresponsabile intellettuale, autore di un libro-inchiesta Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro in cui abbondano gli aggettivi adottati per squalificare la dottrina dell’emerito Papa e dove si leggono espressioni irriguardose e accuse sconfinanti nella contumelia.

Intanto, con la solita furbesca manfrina – quella di dichiararsi incompetente a contrastare un sì alto e perspicuo accademico – creatosi l’aura di un sempliciotto, l’autore si lancia in una così vorticosa escussione di dati e di argomenti da far fumigare il cerebro al povero lettore.

Facciamola corta. Battiston afferma di aver riletto Introduzione al cristianesimo (Queriniana, 2012), uno dei testi più noti del defunto Pontefice, e di non avervi trovato niente che suscitasse in lui reazioni scomposte che connotano qualsiasi documento, parola o gesto di Benedetto XVI. Bene! Visto che il testo teologico contiene affermazioni sottilmente eretiche tali da sfuggire a un occhio miope, gli segnaliamo alcuni fatti di facile lettura: quattro aberranti inchini che l’augusto autore, il grande, fine teologo, compie alla figura del massone, pseudo-antropologo e falsario, il gesuita Pierre Teilhard de Chardin:

Pag. 77L’Oriente, invece, ha sempre cercato di cogliere la fede cristiana in una prospettiva cosmico – metafisica… Ci torneremo anche in seguito, dimostrando come questa visione più ampia, specialmente in conseguenza degli impulsi portati dall’opera di Teilhard de Chardin, ricominci ora finalmente a imporsi con maggiore energia anche alla coscienza occidentale.

Pag. 226Va ascritto a grande merito di Teilhard de Chardin il fatto di aver ripensato in modo nuovo queste relazioni a partire dall’immagine moderna del mondo e, nonostante una tendenza non del tutto immune da sospetti di simpatie per il biologismo, di averle comprese in maniera complessivamente corretta e, comunque, di averle rese nuovamente accessibili. Ascoltiamo le sue stesse parole: la monade umana “può divenire integralmente se stessa unicamente “quando cessa di restare sola”.

Pag. 294 Per dirla con la terminologia di Teilhard de Chardin, qualora accadesse questo, si realizzerebbe la “complessità” decisiva, la complessificazione: anche il biologico sarebbe incluso e compreso dalla potenza dell’amore”.

Pag. 309La prima ipotesi è per noi oggi, di nuovo, senz’altro accettabile e scontata, e nemmeno la seconda non dovrebbe risultarci più del tutto incomprensibile, almeno dopo gli insegnamenti ereditati da Teilhard de Chardin.

Chiaramente, non abbiamo riportato gli interi periodi dacché a noi interessa mostrare l’ammirata adesione del teologo Ratzinger al pensiero del de Chardin, cosa biasimevole e da condannare come eretica, aggravata dal fatto che, dal 25 novembre 1981, il prefetto della Sacra Congregazione per la dottrina della fede – ex Sant’Uffizio – era a conoscenza del Monitum con cui la Chiesa, il 30 giugno 1962, metteva in guardia i rettori dei seminari, le università cattoliche, i fedeli diffidandoli dal seguire e diffondere la dottrina eterodossa di Pierre Teilhard de Chardin. Nonostante l’incarico di guardiano della Santa Fede, Ratzinger non eccepisce ma anzi, pur consapevole della posizione di Teilhard, ne autorizza, col patrocinio della Pontificia Università Gregoriana, la nomina a “patrono della nuova evangelizzazione”. E i frutti si vedono!

Il lettore Battiston, a conclusione del suo articolo, cita – in accosto al pensiero di Ratzinger circa il dubbio e la fede – Pavel Aleksandrovic Florenskij, definito “grande presbitero, teologo e filosofo ortodosso”. Ora, il nostro lettore che, come scritto, si qualifica “tradizionalista”, dovrebbe sapere che il ramo ortodosso è secco e niente ha da insegnare al cattolico. Ma questa sua uscita è giustificata da quella abnorme con cui Benedetto XVI ebbe a gratificare, il 9 maggio 2009, i rappresentanti islamici quando, dopo aver visitato la Moschea di Al – Hussein Bin Talal, pronunciò un discorso in cui promosse le moschee come luoghi di culto nelle quali si adora il vero Dio, santuari sacri che contengono la presenza dell’onnipotente.

In perfetto stile Assisi 1986-2011.

E questo è solo un assaggio.

Allora, in che ha esagerato il professor Enrico Maria Radaelli?

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