Lettera / Ortodossi “ramo secco”? Ma loro aprono nuove chiese, noi le chiudiamo

Cari amici di Duc in altum, per meglio capire la lettera che trovate qui sotto occorre fare riferimento all’articolo di Luciano Pranzetti pubblicato il 24 gennaio. È lì che l’autore utilizza l’espressione “ramo secco” a proposito degli ortodossi. Espressione contestata dal lettore Angelo Busico.

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Stimatissimo dottor Valli,

mi pare giunto il momento di ricordarsi che un albero si riconosce dai suoi frutti (Mt 7, 17) e, quindi, di andare a paragonare l’incremento del numero delle parrocchie in Russia (circa mille in più all’anno nel decennio 2009-2019) con ciò che si è reso sempre più evidente nello stesso periodo nel mondo cattolico occidentale, ovvero chiese vuote, chiuse, dismesse o vendute

Così facendo, piuttosto che ripetere frasi fatte come quella di Luciano Pranzetti a proposito del ramo ortodosso (e condivisa sicuramente da altri che non nomino), ciascuno di noi sarebbe indotto ad appurare come mai quello che sarebbe un “ramo secco” del cristianesimo è rifiorito dopo le terribili prove del materialismo prima bolscevico e poi consumistico e a trarne le logiche conseguenze, con grande beneficio per la salute della propria anima.

Un po’ come hanno fatto l’anziano ex benedettino padre Gabriel Bunge (da vari decenni eremita nel Canton Ticino), il giovane sacerdote ambrosiano padre Michele Di Monte (eremita in quel di Vendrogno, Lecco) e silenziosamente, negli anni 2011-2019, anche il ben noto scrittore Alessandro Gnocchi insieme a sua moglie Antonia.

Con la speranza di non essere stato importuno, la ringrazio per la grande onestà con la quale manda avanti il suo blog Duc in altum e la saluto fraternamente, in Cristo.

Angelo Busico

figlio (ben stagionato) delle terre un tempo sannite

 

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